Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
236

Hermippos

dente; la congiunzione ώς è preferita a ότι nelle completive in commedia, cfr.
Willi 2003, 262-263; Id. 2010, 482.
τον Άβυδον “lo città di Abido”, detto scherzosamente in luogo di τήν
Αβυδον “la città di Abido”, alludendo alla risaputa condotta molle ed effe-
minata dei suoi abitanti: cfr. Ath. 12.524f; St.Byz. et 16; supra, Testo v. 8 e
Interpretazione. Abido (Hansen-Nielsen 2004, #765) è una città della Misia
antistante alla città di Sesto nel Chersoneso Tracico ed è l’approdo più vicino
dall’Europa all’Asia Minore (Hdt. 7.34.1, 37.1). Nel V sec. a. C. Abido è membro
della lega delio-attica e versa un tributo annuale (IGI3 270.11.8 (442/441 a. C.);
279.11.17 (433/432 a. C.)); nel 411 a. C. si rivolta contro Atene (Th. 8.61-62).
8 άρρην II verso finale rivela l’umorismo contenuto nel sintagma τον
Αβυδον. Contrariamente alla sua fama (cfr. supra, τον Αβυδον), la città di Abido
si doveva essere distinta valorosamente in qualche attività. L’aggettivo άρρην
ha il senso di “maschile” e, allo stesso tempo, “virile”: cfr. supra, Testo v. 8.
γεγένηται Cfr. Hermipp. fr. 24.4 K-A καύθις γεγένηται τούτο πέντε καί
δύο per il perfetto che introduce un cambiamento inatteso, anche se in questo
caso il valore è esclusivamente resultativo e non anche iterativo come avviene
forse nel caso citato.
fr. 58 K-A (59 Kock)
Zen. Ath. 1.72 = Zen. vulg. 2.23
άνερ ίναστος εί (άνηρίναστος εί Zen. Ath., άνερίνεος εί Zen. vulg.)· τάττεται
ή παροιμία παρ’ 'Ερμίππω έν Στρατιώταις. φασί δε δτι έρινεοΰ τής όλυνθηφόρου έν
τώ καρπω φύεται θηρίδια, έμπίσιν δμοια (έμπίσιν όμοια om. Zen. vulg.), ά προσαγο-
ρεύουσι ψήνας. τούτων οϊ γεωργοί λαβόντες άφάπτουσι τών κλάδων ταίς συκαϊς,
δπως αύτών ό καρπός μή άπορρέη. ένδυόμενον γάρ εις τούς φήληκας (φήληκας
Schneidewin, σφήκας Zen. Ath., σφήνας Zen. vulg.) τό θηρίδιον στερεοί τούτους καί
πεπαίνει. διόπερ επί τών άπερ άν λάβωσι μή διακρατούντων είρήσθαι τήν παροιμίαν.
Non sei c a p r ifi c a t o: il proverbio è citato da Ermippo negli Stratiòtai. E dicono
che nel frutto del fico selvatico che produce caprifichi nascono delle bestioline, simili
a zanzare, che chiamano psénes (moscerini). I contadini prendono questi moscerini e li
attaccano ai rami dei fichi domestici, in modo che il loro frutto non cada. La bestiolina
penetrata nei fichi non ancora maturi li fortifica e li porta a maturazione. Perciò il
proverbio è detto per coloro che non trattengono le cose che hanno eventualmente
preso.
Bibliografìa Schneidewin ap. Leutsch-Schneidewin 1839, 38; Kaibel (ψ1901)
ms. ap. Kassel-Austin 1986, 589.
 
Annotationen
© Heidelberger Akademie der Wissenschaften