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Φορμοφόροι (fr. 62)

245

Ath. 15.700d
Έρμιππος δέ ό κωμωδιοποιός έν Ίάμβοις (Hermipp. fr. 8 West) τό στρατιωτικόν λυ-
χνεΐον σύνθετον οϋτως ονομάζει, έν δέ Φορμοφόροις δράματι· τηδ’-λυχνίδιον.
Ermippo il commediografo nei Giambi (Hermipp. fr. 8 West) il portalampada militare
syntheton (composto) così chiama. Poi nei Phormophoroi: “(a me) che esco qui-piccolo
portalampada”.

Metro Trimetro giambico
—— -t— ——
Bibliografia Dobree 1833, 354; Meineke 1839b, 411; Meineke 1867, 344; Peter-
sen 1910, 216; Edmonds 1957, 304 n. 6; Dorè 1964, 307 η. 1; Kassel-Austin 1986,
590; Fuhrer 1988, 8; Storey 201 lb, 307 η. 1.
Contesto di citazione Ateneo nella sezione sull’illuminotecnica (Ath.
15.699d-702c) sta discutendo del termine λυχνεΐον “portalampada” (Ath.
15.700c-d) e questo elemento lascia intendere che il termine λυχνίδιον sia
citato come diminutivo per “piccolo portalampada” « λυχνεΐον) e non come
diminutivo per “piccola lampada” « λύχνος).
Testo Non c’è una soluzione soddisfacente per emendare il frammento, quin-
di il testo resta corrotto a partire da δεξιά. Tuttavia, si possono fare alcune
osservazioni.
(1) Il metro del frammento è quasi sicuramente giambico e la proposta di
un assetto metrico in trochei non è convincente (recte Kassel-Austin 1986,
590). Forse, una possibile integrazione consiste nell’aggiunta di una sillaba
tra δεξιά e ώ (ad es. —)42, che ha anche l’evidente
vantaggio di evitare lo iato tra le due parole che è presente nel testo trasmesso.
In ogni caso, la proposta di emendamento in τί δ’ είχεν έν τή δεξιά; :: λυχνίδιον
(Dobree 1833, 354) per ottenere un trimetro completo a costo dell’espunzione
di ώ non è convincente, perché l’apostrofe all’oggetto costituisce un carattere
stilistico importante del frammento: cfr. infra, Interpretazione.

42 Una possibile soluzione per leggere il testo in un trimetro può essere la seguente:
τήδ’ έξιόντι, δεξιά | <σέ γ’Χ ώ λυχνίδιον “(a me) che esco qui, con la mano destra |
<te> proprio, o lumicino”, cfr. E. lon 1398-1399 όρώ γάρ άγχος ώ ’ξέθηκ’ έγώ ποτέ
| σέ γ’, ώ τέκνον μοι, βρέφος έτ’ όντα νήπιον “vedo infatti il vaso in cui esposi io
una volta ) te proprio, figlio mio, piccolo, ancora infante”. Ma nel primo verso non
ci sarebbe la cesura e la caduta di <σέ γ’} è meno semplice della caduta meccanica
di un monosillabo e, quindi, questa soluzione rappresenta solo una possibilità: forse
esiste un modo più semplice di sanare il testo oppure la corruttela è più estesa.
 
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