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Hermippos

v. 2. I manoscritti di Ateneo (mss. CE) riportano qui la grafia con iota
intervocalico per ποιείς e questo dato è in controtendenza con: (1) la grafia
delle epigrafi attiche dal 450 al 200 a. C., in cui lo iota di ποιέω è liberamente
omesso davanti a -ει ο -η: cfr. Threatte 1980, 328-329; altri riferimenti biblio-
grafici in Arnott 2001a, 44. (2) Una certa tendenza del Marciano di Ateneo (ms.
A) a omettere lo iota davanti a -ει ο -η, cfr. Arnott 1996, ad Alex. fr. 16.2 K-A.
Tuttavia, l’atteggiamento più ragionevole è quello di mantenere la grafia col
dittongo: cfr. le conclusioni di Arnott 2001a, 51; Willi 2003, 236-237.
Interpretazione II testo comincia con un’asserzione di carattere generale (w.
1-2 μεθύειν τον άνδρα χρή | τον άγαθόν ούδέ θερμολουτείν), ma successiva-
mente è rivolto a un interlocutore sulla scena (v. 2 a συ ποιείς).
Un simile rimprovero può essere attribuito a un rappresentante dell’educa-
zione all’antica, che si mette in contrasto con i costumi moderni: la polemica
sui bagni caldi o freddi è menzionata nell’agone tra il Discorso Giusto e quello
Ingiusto (Ar. Nu. 1044-1046; Pellegino 2000, 66), mentre l’accusa di eccessive
bevute è menzionata nell’agone dei Daitalès “Banchettanti” di Aristofane (Ar.
fr. 225.2-3 K-A; Cassio 1977, 66) come un probabile aspetto della vita dege-
nerata.
1 μά <τόν> Δί’ ού μέντοι L’espressione ricorre prevalentemente in com-
media e nella prosa attica (Denniston 1954, 401-402): il giuramento μά (τόν)
Δία (cfr. Biles-Olson 2015, ad Ar. V. 74-76) può indifferentemente precedere
(Ar. V. 665; PI. Ly. 208a, Euthd. 290e, R. 4.444a) o seguire ού μέντοι (Ar. Αν.
1668; X. Oec. 21.11; PI. Ap. 17b, Phd. 82d, R. 4.426b); per l’ordine delle parole
dei giuramenti cfr. Dover 1985, 328-331. L’uso di μά con accusativo è qui
impiegato per rafforzare le due successive affermazioni negative: cfr. Barrett
1964, adE. Hipp. 307; Arnott 1996, ad Alex. fr. 233.1-2 K-A.
μεθύειν La condanna del μεθύειν (Alex. fr. 44 K-A είτ’ ούχ απάντων έστί
το μεθύειν κακόν | μέγιστον άνθρώποισι καί βλαβερώτατον) è ovviamente
una condanna del comportamento aggressivo e violento che può derivare dal
consumo di vino (Ar. V. 1253-1255 con Biles-Olson 2015, ad E), oltre che dello
stile di vita dissoluto associato all’ebbrezza (Pùtz 2007, 168-169).
χρή In Ermippo è attestata solo la forma χρή (x3; Hermipp. frr. 32, 68.1,
77.11 K-A) e non ci sono attestazioni della forma alternativa e concorrente
δει, destinata a prevalere dal IV sec. a. C. in poi: sulle due forme cfr. Barrett
1964, adE. Hipp. 41.
2 τον αγαθόν “onesto”, “giusto”. Il termine, di etimologia incerta (EDG
s. v.), designa generalmente il cittadino onesto e giusto (Ehrenberg 1951, 107;
Dover 1974, 62-65).
 
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