Testimonianze (test. 8)
39
Bibliografia Wilamowitz 1922, 448-449 η. 1; West 1974, 37-38; Rosen 1988,
9-10; Degani 1993, 17 (= 2004, 430); Gerber 1999, 513-519; Lennartz 2010, 550;
Rotstein 2010, 48; Carey 2016, 125-126.
Contesto di citazione Qualche notizia di inquadramento sulla fonte papira-
cea (P.Oxy. 13.1611) può essere utile: si tratta di un rotolo composto da settanta
frammenti e datato al III sec. d. C. (Grenfell-Hunt 1919, 127). Il documento
rientra nella tipologia di raccolte note come σύμμικτα (Montana 2006, 237),
forse derivante da un insieme di estratti di commento a una commedia ari-
stofanea (Arrighetti 1968, 95-98; Id. 1987, 204-228; Trojahn 2002, 208; cfr.
però anche Montana 2006, 238). I Giambi di Ermippo sono citati a proposito
di una discussione genealogica per dimostrare che Tucidide di Melesia (LGPN
II s.v. [7]; PAA 515450) è il padre di Stefano (LGPN 11 s. v. [23]; PAA 515450):
cfr. Grenfell-Hunt 1919, 128.
Testo InP.Oxy. 13.1611 fr. 1 col. V r. 119 la lettura Ίάμβ[οις si deve a Wilamo-
witz (1922, 448-449 η. 1; prob. Austin 1973, 120), mentre nell’ editio princeps del
papiro era riportata la lettura Ίαπε [τώ (Grenfell-Hunt 1919, 134, 145).
I frammenti dei Giambi di Ermippo (Hermipp. frr. 1-9 West) sono stati rac-
colti inizialmente assieme al corpus frammentario delle commedie di Ermippo
(Dirck Canter ap. ms. Par. suppl. gr. 1013 f. 16r; Meineke 1839a, 96-99; Kock
1880, 245-248), ma successivamente sono stati separati dalla produzione dram-
matica di Ermippo per confluire nelle raccolte dei poeti lirici e giambografi (ad
es. Bergk 1866, 790-791; Diehl 1925, 258; Gerber 1999, 512-519).
Interpretazione Ermippo è stato anche un giambografo (Hermipp. frr. 1-9
West), come dimostrano le menzioni in Ateneo (x4) unite alle citazioni negli
scoli ad Aristofane (x4) e a quella in un papiro. Il riferimento all’opera di
Ermippo non è però uniforme: in Ateneo (x4) e nel papiro (xl) è sempre
riportata la dicitura Ίαμβοι, mentre negli scoli ad Aristofane sono attestate le
diciture Τετράμετροι (x2), Τρίμετροι (xl, schol. vet.-Tr. Ar. Αν. 1149b) e l’espres-
sione εν τω πρώτω ίάμβω των Τριμέτρων (xl, schol. vet. Ar. Pi. 701c). Il titolo
Ιαμβοι era il titolo generico con cui era conosciuta dell’opera di Ermippo,
senza distinzione tra la sezione in trimetri giambici e quella in tetrametri
trocaici: per questo motivo, Hermipp. fr. 4 West in tetrametri trocaici è citato
con la generica dicitura Ίαμβοι in Ath. 11.461e. Quest’opera di Ermippo era
però probabilmente anche conosciuta attraverso una partizione metrica in
trimetri giambici e tetrametri trocaici, probabilmente di origine alessandrina.
Questa ricostruzione può spiegare come mai l’opera di Ermippo fosse citata
non solo come Ίαμβοι, ma anche come Τρίμετροι (schol. vet.-Tr. Ar. Αν. 1149b;
schol. vet. Ar. PI. 701c) e Τετράμετροι (schol. vet.-Tr. Ar. V. 1169b; schol. vet. Ar.
Av. 303a): cfr. West 1974, 37-38; Carey 2016,125-126. Per l’ipotesi (più costosa)
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Bibliografia Wilamowitz 1922, 448-449 η. 1; West 1974, 37-38; Rosen 1988,
9-10; Degani 1993, 17 (= 2004, 430); Gerber 1999, 513-519; Lennartz 2010, 550;
Rotstein 2010, 48; Carey 2016, 125-126.
Contesto di citazione Qualche notizia di inquadramento sulla fonte papira-
cea (P.Oxy. 13.1611) può essere utile: si tratta di un rotolo composto da settanta
frammenti e datato al III sec. d. C. (Grenfell-Hunt 1919, 127). Il documento
rientra nella tipologia di raccolte note come σύμμικτα (Montana 2006, 237),
forse derivante da un insieme di estratti di commento a una commedia ari-
stofanea (Arrighetti 1968, 95-98; Id. 1987, 204-228; Trojahn 2002, 208; cfr.
però anche Montana 2006, 238). I Giambi di Ermippo sono citati a proposito
di una discussione genealogica per dimostrare che Tucidide di Melesia (LGPN
II s.v. [7]; PAA 515450) è il padre di Stefano (LGPN 11 s. v. [23]; PAA 515450):
cfr. Grenfell-Hunt 1919, 128.
Testo InP.Oxy. 13.1611 fr. 1 col. V r. 119 la lettura Ίάμβ[οις si deve a Wilamo-
witz (1922, 448-449 η. 1; prob. Austin 1973, 120), mentre nell’ editio princeps del
papiro era riportata la lettura Ίαπε [τώ (Grenfell-Hunt 1919, 134, 145).
I frammenti dei Giambi di Ermippo (Hermipp. frr. 1-9 West) sono stati rac-
colti inizialmente assieme al corpus frammentario delle commedie di Ermippo
(Dirck Canter ap. ms. Par. suppl. gr. 1013 f. 16r; Meineke 1839a, 96-99; Kock
1880, 245-248), ma successivamente sono stati separati dalla produzione dram-
matica di Ermippo per confluire nelle raccolte dei poeti lirici e giambografi (ad
es. Bergk 1866, 790-791; Diehl 1925, 258; Gerber 1999, 512-519).
Interpretazione Ermippo è stato anche un giambografo (Hermipp. frr. 1-9
West), come dimostrano le menzioni in Ateneo (x4) unite alle citazioni negli
scoli ad Aristofane (x4) e a quella in un papiro. Il riferimento all’opera di
Ermippo non è però uniforme: in Ateneo (x4) e nel papiro (xl) è sempre
riportata la dicitura Ίαμβοι, mentre negli scoli ad Aristofane sono attestate le
diciture Τετράμετροι (x2), Τρίμετροι (xl, schol. vet.-Tr. Ar. Αν. 1149b) e l’espres-
sione εν τω πρώτω ίάμβω των Τριμέτρων (xl, schol. vet. Ar. Pi. 701c). Il titolo
Ιαμβοι era il titolo generico con cui era conosciuta dell’opera di Ermippo,
senza distinzione tra la sezione in trimetri giambici e quella in tetrametri
trocaici: per questo motivo, Hermipp. fr. 4 West in tetrametri trocaici è citato
con la generica dicitura Ίαμβοι in Ath. 11.461e. Quest’opera di Ermippo era
però probabilmente anche conosciuta attraverso una partizione metrica in
trimetri giambici e tetrametri trocaici, probabilmente di origine alessandrina.
Questa ricostruzione può spiegare come mai l’opera di Ermippo fosse citata
non solo come Ίαμβοι, ma anche come Τρίμετροι (schol. vet.-Tr. Ar. Αν. 1149b;
schol. vet. Ar. PI. 701c) e Τετράμετροι (schol. vet.-Tr. Ar. V. 1169b; schol. vet. Ar.
Av. 303a): cfr. West 1974, 37-38; Carey 2016,125-126. Per l’ipotesi (più costosa)