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Αθήνας γοναί (fr. 2)

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Interpretazione La persona loquens riferisce una battuta di Zeus che vede
qualcosa (evidentemente Atena) ed esclama il nome di Pallade (ώ Παλλάς).
Segue la menzione di τοϋνομα, che può essere sintatticamente assegnato
all’apostrofe ώ Παλλάς oppure può trovarsi in enjambement con il verso
successivo: per le due possibilità di costruzione di τοϋνομα cfr. supra, Testo.
Zeus vede per la prima volta Atena quando la dea infante si poggia sulle
ginocchia di Zeus, dopo essere stata partorita dal suo cranio (sulla fortuna ico-
nografica, cfr. LIMC s. v. Athena ##365-370), e si può ragionevolmente pensare
che il frammento si riferisca proprio a questo momento. La scena della nascita
di Atena dal cranio di Zeus non era semplice da rappresentare e una soluzione
poteva essere proprio quella di ricorrere aU’impiego del discorso riportato: cfr.
la simile spiegazione fornita da Mazon (1904, 42) per l’impiego dell’oratio recta
a più riprese nel corso del dibattito tra Agoracrito, Paflagone e l'Assemblea nel
discorso di Agoracrito in Ar. Eq. 634-638, 642-645, 654-656, 668-669, 671-672.
Un altro elemento che lascia sospettare l’appartenenza della battuta a un
resoconto sulla nascita di Atena è dato dal probabile gioco paretimologico su
Παλλάς: esiste, infatti, una tradizione erudita che associa per paretimologia il
teonimo Παλλάς con il balzo dalla testa di Zeus (Ep.Hom. ad II. 1.200,al-2; EM
p. 649.52-53 Gaisford; schol. Lyc. 355) e / o con la nascita di Atena con la pano-
plia (schol. Hes. Op. 76; schol. Opp. Hai. 2.23.22-23 Bussemaker). Inoltre, una
paretimologia sul nome Παλλάς è già attestata in commedia (Pallade/Ballante
in Epich. fr. 135 K-A) ed Ermippo ricorre alla paretimologia anche per il nome
di Ενιαυτός in Hermipp. fr. 73.2-4 K-A. Tutti questi elementi portano a ri-
tenere molto probabile un gioco paretimologico tra Παλλάς e la nascita con
panoplia di Atena e / o il salto dalla testa di Zeus: il riferimento a τοϋνομα può
essere motivato proprio da questa ragione.
Per il ruolo di chi pronuncia questo verso si può pensare a Hermes, in
quanto messaggero degli dèi e maschera comica ben attestata (ad es. Ar. P.
180-728 (passim), PI. 1099-1170 (passim)·, cfr. anche Gratin. Dionysalexandros
test. 1.5 K-A; Phryn.Com. fr. 61 K-A; Telecl. fr. 35 K-A; Adesp.Com. fr. 45
K-A), anche se altre soluzioni per l’attribuzione della battuta sono possibili.
ό Ζευς δ’ ίδών Questa visione di Zeus non è da ricondurre alla sua on-
niveggenza (West 1978, ad Hes. Op. 267), ma alla visione concreta di qualcuno
(cfr. Ar. Av. 1506, 1550), quasi certamente di Atena sulle sue ginocchia.
“ώ Παλλάς”...“τοϋνομα” Queste parole sono pronunciate all’interno
di un discorso riportato: sull’impiego di questa tecnica in commedia cfr. Bers
1997, 120-128; Nimlist 2002, 219-249 (quest’ultimo contributo si concentra
solo su Menandro). L’interiezione ώ non si segnala qui per un impiego spe-
cifico, ma probabilmente è stata utilizzata per segnalare l’inizio del discorso
riportato: per un caso analogo cfr. Ar. Eq. 642.
 
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