Άρτοπώλιδες (fr. 9)
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μύραινα σύ (Adesp.Com. fr. 516 Κ-Α). La serie di appellativi ingiuriosi poteva
anche continuare con altri termini: cfr. Ar. P. 182-183; Ra. 465-466 con Dover
1993, adì.
Il contenuto del frammento è stato interpretato come un insulto rivolto alla
madre di Iperbole (Bergk 1838, 314; Meineke 1839a, 93; Henderson 2000, 141;
Sennino 2012, 69; Rosenbloom 2014, 306). Allo stesso modo, nel Kleophòn di
Platone Comico un frammento è stato riferito alla vecchia madre di Cleofonte
(Kaibel ms. ap. K-A 1989, 456; Sommerstein 2000, 449; Zimmermann 2011,
753), cfr. Pl.Com. fr. 57 K-A σέ γάρ, γραΰ, συγκατώκισεν σαπράν | όρφωσι
σελαχίοις τε καί φάγροις βοράν “te infatti, vecchia, ha portato a vivere con lui,
marcia, | cibo per cernie nere, selaci e pagri”: entrambe le ricostruzioni sono
verosimili, poiché è probabile la presenza in scena delle madri dei demagoghi
nelle due commedie, ma restano diffìcilmente dimostrabili.
ώ La presenza dell’interiezione in queste apostrofi offensive ricorre con
regolarità: cfr. supra, Interpretazione e vd. anche Ar. Nu. 1327; Griffìth 1968,
8-11.
σαπρά “decrepita”. In riferimento a una donna anziana si legge anche in
Ar. Lys. 378; Ph. 1025; Ec. 884; 926; PI. 1086; Pl.Com. fr. 57.1 K-A; Theopomp.
Com. fr. 51.1 K-A; cfr. Ceri 1948, 11-12.
πασιπόρνη Si tratta di un hapax composto da πασι- e πόρνη e significa
“prostituta a (disposizione di) tutti”. Il primo termine del composto πασι- è
un riconoscimento della promiscuità di etère e cortigiane (cfr. Arnott 1996, ad
Alex. fr. *170 K-A) e la sua morfologia è accostabile al composto πασιμέλουσα
(Od. 12.70, stampato però anche πάσι μέλουσα) e ai nomi Πασιχάρηα (Alcm.
fr. 107 Page), Πασιφίλη ([Arch.J fr. 331.2 West; cfr. Ath. 13.594c-d), Pasicompsa
(la cortigiana del Mercator di Plauto): forse πασιπόρνη è stato coniato da
Ermippo per canzonare un nome da etera come Πασιφίλη, ma Γidentificazione
della donna insultata nel frammento non è chiara, cfr. supra, Interpretazione.
κάπραινα “troia”, “maiala”. Il termine è riferito a una donna altrove in
commedia (Phryn.Com. fr. 34 K-A; Pherecr. fr. 186 K-A άνδροκάπραινα καί
μεθύση καί φαρμακίς) ed è utilizzato per designare l’eccitazione sessuale (Ael.
Dion. κ 9), così come il verbo καπράω “sono in calore”, propriamente detto di
scrofe, è riferito a donne in Ar. PI. 1024; Men. fr. 434 K-A. Il suffisso -αινα in-
dividua una formazione diffusa in neoformazioni comiche e nel lessico osceno
(Peppler 1918, 179; Lopez Eire 2002, 58-59): cfr. άλεκτρύαινα “galiessa” (Ar.
Nu. 666), neologismo aristofaneo da ό άλεκτρυών “il gallo” in luogo dell’atteso
ή άλεκτρυών “la gallina”, e καταπύγαινα in un graffito ateniese del V sec. a. C.
(Fraenkel 1954-1955, 44-45; Lang 1976, 14) da καταπύγων “rottinculo”.
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μύραινα σύ (Adesp.Com. fr. 516 Κ-Α). La serie di appellativi ingiuriosi poteva
anche continuare con altri termini: cfr. Ar. P. 182-183; Ra. 465-466 con Dover
1993, adì.
Il contenuto del frammento è stato interpretato come un insulto rivolto alla
madre di Iperbole (Bergk 1838, 314; Meineke 1839a, 93; Henderson 2000, 141;
Sennino 2012, 69; Rosenbloom 2014, 306). Allo stesso modo, nel Kleophòn di
Platone Comico un frammento è stato riferito alla vecchia madre di Cleofonte
(Kaibel ms. ap. K-A 1989, 456; Sommerstein 2000, 449; Zimmermann 2011,
753), cfr. Pl.Com. fr. 57 K-A σέ γάρ, γραΰ, συγκατώκισεν σαπράν | όρφωσι
σελαχίοις τε καί φάγροις βοράν “te infatti, vecchia, ha portato a vivere con lui,
marcia, | cibo per cernie nere, selaci e pagri”: entrambe le ricostruzioni sono
verosimili, poiché è probabile la presenza in scena delle madri dei demagoghi
nelle due commedie, ma restano diffìcilmente dimostrabili.
ώ La presenza dell’interiezione in queste apostrofi offensive ricorre con
regolarità: cfr. supra, Interpretazione e vd. anche Ar. Nu. 1327; Griffìth 1968,
8-11.
σαπρά “decrepita”. In riferimento a una donna anziana si legge anche in
Ar. Lys. 378; Ph. 1025; Ec. 884; 926; PI. 1086; Pl.Com. fr. 57.1 K-A; Theopomp.
Com. fr. 51.1 K-A; cfr. Ceri 1948, 11-12.
πασιπόρνη Si tratta di un hapax composto da πασι- e πόρνη e significa
“prostituta a (disposizione di) tutti”. Il primo termine del composto πασι- è
un riconoscimento della promiscuità di etère e cortigiane (cfr. Arnott 1996, ad
Alex. fr. *170 K-A) e la sua morfologia è accostabile al composto πασιμέλουσα
(Od. 12.70, stampato però anche πάσι μέλουσα) e ai nomi Πασιχάρηα (Alcm.
fr. 107 Page), Πασιφίλη ([Arch.J fr. 331.2 West; cfr. Ath. 13.594c-d), Pasicompsa
(la cortigiana del Mercator di Plauto): forse πασιπόρνη è stato coniato da
Ermippo per canzonare un nome da etera come Πασιφίλη, ma Γidentificazione
della donna insultata nel frammento non è chiara, cfr. supra, Interpretazione.
κάπραινα “troia”, “maiala”. Il termine è riferito a una donna altrove in
commedia (Phryn.Com. fr. 34 K-A; Pherecr. fr. 186 K-A άνδροκάπραινα καί
μεθύση καί φαρμακίς) ed è utilizzato per designare l’eccitazione sessuale (Ael.
Dion. κ 9), così come il verbo καπράω “sono in calore”, propriamente detto di
scrofe, è riferito a donne in Ar. PI. 1024; Men. fr. 434 K-A. Il suffisso -αινα in-
dividua una formazione diffusa in neoformazioni comiche e nel lessico osceno
(Peppler 1918, 179; Lopez Eire 2002, 58-59): cfr. άλεκτρύαινα “galiessa” (Ar.
Nu. 666), neologismo aristofaneo da ό άλεκτρυών “il gallo” in luogo dell’atteso
ή άλεκτρυών “la gallina”, e καταπύγαινα in un graffito ateniese del V sec. a. C.
(Fraenkel 1954-1955, 44-45; Lang 1976, 14) da καταπύγων “rottinculo”.