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Άρτοπώλιδες (fr. 10)

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nominativo maschile τάριχος e l’accusativo maschile πίονα, anche se entram-
be e possibilità di interpretazione grammaticale di τάριχος restano possibili.
L’errato accordo del sostantivo con l’aggettivo denota una scarsa cono-
scenza del greco e può essere interpretato come un’indicazione dell’origine
barbara del parlante (Colvin 1999, 293; Willi 2010, 504). Così avviene per al-
cune false concordanze della parlata dell’Arciere scita nelle Tesmoforiazuse di
Aristofane: cfr. το πωνη (Ar. Th. 1085-1086); αμαρτωλή γέρων (Ar. Th. 1111);
τη γεροντο (Ar. Th. 1123); καλή το σκημα (Ar. Th. 1188); ό γραυς (Ar. Th. 1214).
Il barbarismo di questo frammento e la neoformazione di Hermipp. fr. 12
K-A (δοκικώ) sono stati tradizionalmente attribuiti alla madre di Iperbolo,
per analogia con il caso della madre βαρβαρίζουσα di Cleofonte in Pl.Com.
fr. 61 K-A (Meineke 1839a, 94; Kock 1880, 228). L’argomento è piuttosto de-
bole e, inoltre, se la madre di Iperbole è rappresentata come una άρτόπωλις
(cfr. Hermipp. Artopdlides, Contenuto), allora ci si aspetta che parli come una
άρτόπωλις e i precedenti in commedia di battute pronunciate da άρτοπώλιδες
(cfr. Ar. V. 1388-1412 (passim), fr. 129 K-A) non mostrano alcuna analogia con
i casi di barbarismi e neoformazioni qui riscontrate. Forse c’è una spiegazio-
ne migliore per spiegare questo barbarismo: la falsa concordanza di nome e
aggettivo può essere attribuita a Iperbole, dato che Iperbolo era ridicolizzato
già in commedia per le sue improprietà linguistiche e i barbarismi della sua
parlata (Pl.Com. fr. 183 K-A; Polyzel. fr. 5 K-A con Orth 2015a, ad /.) ed era
forse rappresentato nelle vesti di uno schiavo persiano nel Marikas di Eupoli
(cfr. Sonnino 2006, 40; Olson 2016, adEup. Marikas, Content).
τάριχος πίονα In questo sintagma manca l’accordo grammaticale tra
nome e sostantivo, cfr. supra, Interpretazione. I due termini sono associati
anche in Antiph. fr. 184 K-A.
Il τάριχος “salacchino” indica genericamente il pesce in salamoia ed è uno
dei prodotti alimentari più diffusi a banchetto (Antiph. fr. 140.4 K-A; Anaxandr.
fr. 51.2 K-A; Alex. fr. 178.8 K-A) e meno costosi sul mercato (Nicostr.Com. fr.
5.5-7 K-A; Alex. fr. 191.5-6 K-A), anche se il prezzo dipende dalla specie di
pesce ed esistono delle qualità pregiate di τάριχος di importazione (Cratin.
fr. 44 K-A; Eup. fr. 199 K-A): cfr. Olson-Sens 2000, ad Archestr. fr. 39.1-2
Olson-Sens.
L’aggettivo πίων “grasso” per la descrizione di carni è l’antonimo di λεπτός
“fine”, impiegato per la carne di pesce anche in Archestr. fr. 12.5 Olson-Sens.
L’accezione sembra qui avere valore esclusivamente descrittivo: in Antiph. fr.
184 K-A si menziona un τάριχος άντακαΐον... | πίον “storione in salamoia... |
grasso” e lo storione ha notoriamente una carne grassa.
 
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