88
Hermippos
sione è ripresa in Ath. 7.285e con la citazione di Hermipp. fr. 14 K-A; Cali.
Com. fr. 10 K-A; Aristonym. fr. 2.2 K-A.
Nella pericope di testo citata da Ateneo l’espunzione di τό ενικόν (Casaubon
1597, 285) è necessaria per evitare la ripetizione con έπί τού ενικού.
Testo La correzione di κινεί in κινεϊν (Musurus 1514a, 102 r. 46) è necessaria
per la sintassi del frammento: per un altro probabile scambio di -ει/-ειν cfr.
Hermipp. fr. 57.4 K-A, Testo (ap. Ath. 12.524f).
Bothe (1855,133) propone di modificare κινεϊν in κιχεϊν e pensa a un uomo
talmente povero che non riesce neppure a procurarsi un avannotto, ma κιχεϊν
è raro in commedia e la correzione non è necessaria.
Interpretazione Ε’άφύη “avannotto” è un pesce di piccole dimensioni e il
passo deve essere inteso come un’espressione idiomatica: ούδ’ άφύην κινεϊν
“non muovere nemmeno un avannotto” sarebbe equivalente a Ar. Lys. 474
κινούσα μηδε κάρφος “(lei) che non muove nemmeno una pagliuzza” (recte
vanHerwerden 1903, 20; cfr. anche Herod. 1.54-55, 3.67; Taillardat 1965, 118 n.
3). In greco sono attestate altre espressioni proverbiali o idiomatiche con άφύη:
cfr. προς τής άφύης τής ήδίστης (Cali.Com. fr. 10 K-A) da intendersi come
giuramento o invocazione; e, soprattutto, ’ίδε πύρ άφύη “l’avannotto ha visto
il fuoco” (Clearch. fr. 81 Wehrli = Archestr. fr. dub. 61 Olson-Sens; cfr. anche
Erasmo da Rotterdam Adagia §1112), equivalente all’espressione “detto, fatto”,
dato che il pesce cuoce subito in frittura16. La diffusione di simili espressioni
è anche indice della facile reperibilità nell’Atene di età classica dell’ócqwq (Ar.
Ach. 901-902; Olson-Sens 2000, ad Archestr. fr. 11.1 Olson-Sens).
Le altre ricostruzioni del frammento sono da scartare: un valore osceno
del tipo “non sembri sbattere nemmeno un’etera” (cfr. Bergk 1838, 316; Storey
201 lb, 289) è diffìcile da supportare. Il termine άφύη è certamente attestato
anche come il soprannome di etère (Hyp. fr. 24 Jensen; Apollod. FGrHist 224
fr. 210; Antiph.Jun. FGrHist 349 fr. 1; cfr. Ath. 13.586a-b), ma il fatto che άφύη
sia il soprannome di alcune etère non implica che άφύη possa essere utilizzato
per indicare un’etera qualsiasi. I casi di Archipp. fr. 19 K-A e Antiph. fr. 27.23
K-A non offrono evidenze certe a questo proposito.
La parafrasi del frammento come ne hilum quidem proficere videris “non
sembri muoverti nemmeno di un pelo” di Kaibel ms. (ap. Kassel-Austin 1985,
16 Al contrario, l’espressione άφύων τιμή “un onore da avannotti” è stata interpretata
come equivalente di “un onore piccolo”, “da persone modeste” (Diogenian. 1.42;
Apostol. 4.60; Erasmo da Rotterdam Adagia §1714) a partire da una lettura non esatta
del contesto di Ar. Ach. 640, per cui cfr. Olson 2002, ad Ar. Ach. 639-640.
Hermippos
sione è ripresa in Ath. 7.285e con la citazione di Hermipp. fr. 14 K-A; Cali.
Com. fr. 10 K-A; Aristonym. fr. 2.2 K-A.
Nella pericope di testo citata da Ateneo l’espunzione di τό ενικόν (Casaubon
1597, 285) è necessaria per evitare la ripetizione con έπί τού ενικού.
Testo La correzione di κινεί in κινεϊν (Musurus 1514a, 102 r. 46) è necessaria
per la sintassi del frammento: per un altro probabile scambio di -ει/-ειν cfr.
Hermipp. fr. 57.4 K-A, Testo (ap. Ath. 12.524f).
Bothe (1855,133) propone di modificare κινεϊν in κιχεϊν e pensa a un uomo
talmente povero che non riesce neppure a procurarsi un avannotto, ma κιχεϊν
è raro in commedia e la correzione non è necessaria.
Interpretazione Ε’άφύη “avannotto” è un pesce di piccole dimensioni e il
passo deve essere inteso come un’espressione idiomatica: ούδ’ άφύην κινεϊν
“non muovere nemmeno un avannotto” sarebbe equivalente a Ar. Lys. 474
κινούσα μηδε κάρφος “(lei) che non muove nemmeno una pagliuzza” (recte
vanHerwerden 1903, 20; cfr. anche Herod. 1.54-55, 3.67; Taillardat 1965, 118 n.
3). In greco sono attestate altre espressioni proverbiali o idiomatiche con άφύη:
cfr. προς τής άφύης τής ήδίστης (Cali.Com. fr. 10 K-A) da intendersi come
giuramento o invocazione; e, soprattutto, ’ίδε πύρ άφύη “l’avannotto ha visto
il fuoco” (Clearch. fr. 81 Wehrli = Archestr. fr. dub. 61 Olson-Sens; cfr. anche
Erasmo da Rotterdam Adagia §1112), equivalente all’espressione “detto, fatto”,
dato che il pesce cuoce subito in frittura16. La diffusione di simili espressioni
è anche indice della facile reperibilità nell’Atene di età classica dell’ócqwq (Ar.
Ach. 901-902; Olson-Sens 2000, ad Archestr. fr. 11.1 Olson-Sens).
Le altre ricostruzioni del frammento sono da scartare: un valore osceno
del tipo “non sembri sbattere nemmeno un’etera” (cfr. Bergk 1838, 316; Storey
201 lb, 289) è diffìcile da supportare. Il termine άφύη è certamente attestato
anche come il soprannome di etère (Hyp. fr. 24 Jensen; Apollod. FGrHist 224
fr. 210; Antiph.Jun. FGrHist 349 fr. 1; cfr. Ath. 13.586a-b), ma il fatto che άφύη
sia il soprannome di alcune etère non implica che άφύη possa essere utilizzato
per indicare un’etera qualsiasi. I casi di Archipp. fr. 19 K-A e Antiph. fr. 27.23
K-A non offrono evidenze certe a questo proposito.
La parafrasi del frammento come ne hilum quidem proficere videris “non
sembri muoverti nemmeno di un pelo” di Kaibel ms. (ap. Kassel-Austin 1985,
16 Al contrario, l’espressione άφύων τιμή “un onore da avannotti” è stata interpretata
come equivalente di “un onore piccolo”, “da persone modeste” (Diogenian. 1.42;
Apostol. 4.60; Erasmo da Rotterdam Adagia §1714) a partire da una lettura non esatta
del contesto di Ar. Ach. 640, per cui cfr. Olson 2002, ad Ar. Ach. 639-640.