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Δημόται (fr. 16)

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generale pronunciata da un protagonista della commedia. Esistono, infatti,
in commedia alcune frasi proverbiali che fanno riferimento ad avvenimenti
storici, ma sono del tutto slegate dal contesto originario di riferimento. Un caso
è offerto dallo scambio tra Ermes e Trigeo in Ar. P. 361-363. Trigeo dichiara di
rimuovere dei massi per liberare Opora (v. 361), Ermes gli chiede cosa abbia in
mente di fare (v. 362) e Trigeo risponde (v. 363) ούδέν πονηρόν, άλλ’ όπερ καί
Κιλλικών “niente di male, come Cilliconte”: Cilliconte è un personaggio storico
(Theopomp. FGrHist 115 fr. Ili) che durante il tradimento della sua città,
Mileto (oppure Samo oppure Siro, cfr. scholl. vett.-Tr. Ar. P. 363a-f), rispose
πάντα αγαθά “ogni bene” a chi gli aveva chiesto cosa avesse in mente di fare.
Kock (1880, 229) ha interpretato il metro della frase come la fine di un
tetrametro giambico «x—x——), mentre Kassel-Austin
(1986, 569) pensano a verso costituito da un metro giambico e un baccheo,
come quelli che si leggono in Ar. Ra. 416-417, 419-420, 422-423 ecc. Anche
un dimetro giambico catalettico è possibile (——), cfr. Erasmo da
Rotterdam Adagia §912 est enim versus iambicus dimeter catalecticus.
ού φροντίς “non importa”. Con omissione del verbo essere, il costrutto
regge il dativo anche in E. Med. 346, fr. 34 Kannicht; Critias fr. 17.3 Snell. Sulla
parola φροντίς in Aristofane cfr. Denniston 1927, 120.
Ίπποκλείδη Ippoclide figlio di Tisandro (LGPNU s.v. [1]; PAA 538230)
della casata aristocratica dei Filaidi ha ricoperto la carica di arconte ad Atene
nell’anno 566-565 a. C.
Il nome Ίπποκλείδης sembra essere stato impiegato nel senso di organo
genitale femminile (τό τής γυναικός μόριον) in Ar. fr. 721 K-A (ap. Hsch. 1835;
cfr. Kanavou 2011,196), ma non è detto che l’Ippoclide di Ar. fr. 721 K-A debba
corrispondere a Ippoclide figlio di Tisandro. Tuttavia, a partire dalla lettura
di una glossa dal contenuto simile (Hsch. ι 845) che associa 'ίππος anche ai
genitali maschili, è stato ricostruito un gioco osceno tra ίππος “pene” e il nome
di Ιπποκλείδης: il nome di Ippoclide suonerebbe in questo caso come “Colui-
famoso-per-il-pene” (Macia Aparicio 2006, 25-26). Questa interpretazione è
stata accostata a un’altra allusione oscena ipotizzata nella battuta di distene,
άπορχήσαό γε μέν τον γάμον “sei danzato via dal matrimonio”, che dovrebbe
essere intesa come un gioco paretimologico tra άπορχέομαι e ορχεις “testicoli”
(Ogden 1997,117). Probabilmente entrambe le ipotesi sui doppi sensi osceni a
proposito dell’episodio di Ippoclide sono eccessivamente elaborate.
 
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