Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
102

Hermippos

(in senso proprio e traslato). Al contrario, la forma ρυζέω si può spiegare
come una forma analogica, prodotta su influsso degli interpretamenta di verbi
contratti come ύλακτείν (Suid. p 21) ο πενθών (Hsch. p 477; Phot, p 173;
Theognost. Can. 131 (2.23.30 Cramer)). Le varianti grafiche ροίζειν (Eust. in
Od. p. 1792.23 (= 2.112.8 Stallbaum)) e ρόζειν (Phot, p 138; Suid. p 212) possono
celare nel primo caso uno scambio itacistico -οι-/-υ-, nel secondo caso uno
scambio paleografico di -ο-/-υ- in minuscola (su cui cfr. Bast 1811, 736) da
ρύζειν.
Interpretazione Gli elementi ambigui del frammento sono costituiti dall’uti-
lizzo di ρύζων, che può essere inteso in senso proprio (“ringhiando” nel senso
di ύλακτείν) o metaforico (“essendo addolorato” nel senso di πενθείν), e dalla
menzione delle dita (άπαντας άπέδομαι τους δακτύλους), che possono essere
della persona loquens oppure di qualcun altro.
Se si considerano questi elementi, sono allora possibili almeno due rico-
struzioni: “ringhiando (ti) divorerò tutte le dita” oppure “per il dolore (mi)
divorerò tutte le dita”.
Nel primo caso, il verbo ρύζων ha valore concreto (“ringhiando”) e le
dita sono quelle di una persona diversa da chi parla: cfr. Ar. Av. 26 βρύκουσ’
άπέδεσθαί φησί μου τούς δακτύλους; “dice che a colpi di becco mi divore-
rà le dita?” (detto della κορώνη che vuole divorare le dita di Evelpide). Nel
frammento parla quindi un cane (come il Cane delle Vespe) o qualcuno che si
comporta come un cane. In questo senso, è da intendersi la proposta testuale
άπαντας (σ’) di Bothe (1855, 133), anche se non è necessaria, perché una
specificazione di questo tipo poteva avvenire anche nel verso successivo o
essere implicata dal contesto.
Nel secondo caso, il verbo ρύζων ha valore metaforico (Hsch. p 477; Phot,
p 173; Theognost. Can. 131 (2.23.30 Cramer)) e il frammento deve essere at-
tribuito a qualcuno che, addolorato per qualcosa, si mangia le sue stesse dita:
cfr. l’idea di mangiarsi le dita per fame in Pherecr. fr. 14.2-6 K-A όπόταν δ’ |
ήδη πεινώσι σφόδρα, | ώσπερεί τούς πουλύποδας | { ) νύκτωρ περιτρώ-| γειν
αυτών τούς δακτύλους “e quando | ormai diventano molto affamati | come i
polpi | < > di notte a | masticare le proprie dita”. A partire da un’interpretazione
simile, è stato immaginato un doppio senso tra appetito alimentare e deside-
rio sessuale (Storey 201 Ib, 291; cfr. anche il doppio senso con παροψίδες in
Pl.Com. fr. 43.2 K-A con Pirrotta 2009, ad l.): quest’ultima ipotesi è suggestiva,
ma difficilmente dimostrabile.
Sempre nella direzione di un’autofagia, ma questa volta con un’accezione
concreta del verbo, il participio ρύζων, analogamente a ράζων, può essere
inteso anche come “sgranocchiando” (cfr. Hsch. p 33 ράζειν· τρώγειν κυρίως
επί τών κυνών· μιμητικώς επί τού ήχου) e il frammento deve essere letto allora
 
Annotationen
© Heidelberger Akademie der Wissenschaften