Ευρώπη (fr. 23)
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come “a furia di sgranocchiare, divorerò tutte le (mie) dita”. In quest’accezione,
il contenuto del frammento finisce per connettersi alla tradizione di passi co-
mici attestanti l’espressione “mangiarsi le dita” come equivalente di “leccarsi i
baffi” in riferimento a prelibatezze alimentari (Tòppel 1851, 6; Kock 1880, 230):
cfr. Aristopho fr. 9.9 K-A; Alex. fr. 178.5 K-A έάν παραθώ σοι, προσκατέδει
τούς δακτύλους (con Arnott 1996, ad l.); Plaut. Ps. 883-884 ut quisque quicque
conditum gustaverit | ipsus sibifaciam ut digitos praerodat suos. In questo caso
il valore di ρύζων nel senso “masticando” è piuttosto dubbio e il sospetto di
autoschediasmo o confusione nella glossa di Hsch. p 33 è forte proprio alla
luce dei passi presentati.
ρύζων Dal verbo ρύζω “ringhio”, “latro”. Si tratta di una formazione
verbale onomatopeica (Tichy 1983, 152-153; EDG s. v.; per le altre grafie della
forma verbale cfr. supra, Testo), attestata qui in riferimento a un cane o a
qualcuno che si comporta come un cane. Il verso dei falchi è indicato da
Polluce col verbo ροίζειν (Poli. 5.89), ma non è chiaro se si tratti di una for-
mazione onomatopeica equivalente a ρύζω, oppure sia una forma differente
(derivante ad es. da ροίζος “fischio”, detto anche di uccelli in Aesop. 2). Con
lo stesso significato di ρύζω in Ermippo, ma in senso certamente traslato è
impiegato ράζω in Cratin. frr. 26 ϊνα σιωπή τής τέχνης ράζωσι τον λοιπόν
χρόνον “affinché col silenzio dell’arte ringhino per il resto del tempo”, 27 K-A
έρραζε προς την γην, ό δ’ ήσκάριζε κάπέπαρδε “ringhiava verso il terreno,
e quello saltava ed emetteva flatulenze”. Cfr. anche Tichy 1983, 113; Bianchi
2016, ad Cratin. fr. 26 K-A.
άπαντας άπέδομαι τούς δακτύλους Cfr. Ar. Αν. 26 e vd. supra, Inter-
pretazione.
άπέδομαι Futuro del verbo άπεσθίω “divoro”. Le accezioni del verbo
sono discusse in Hermipp. fr. 51.2 K-A.
δακτύλους La parola δακτύλους ha qui il senso di “dita” e l’accostamento
con la sua accezione metrica di “dattili” non ha alcun fondamento in questo
frammento (pace Revermann 2013, 116).
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come “a furia di sgranocchiare, divorerò tutte le (mie) dita”. In quest’accezione,
il contenuto del frammento finisce per connettersi alla tradizione di passi co-
mici attestanti l’espressione “mangiarsi le dita” come equivalente di “leccarsi i
baffi” in riferimento a prelibatezze alimentari (Tòppel 1851, 6; Kock 1880, 230):
cfr. Aristopho fr. 9.9 K-A; Alex. fr. 178.5 K-A έάν παραθώ σοι, προσκατέδει
τούς δακτύλους (con Arnott 1996, ad l.); Plaut. Ps. 883-884 ut quisque quicque
conditum gustaverit | ipsus sibifaciam ut digitos praerodat suos. In questo caso
il valore di ρύζων nel senso “masticando” è piuttosto dubbio e il sospetto di
autoschediasmo o confusione nella glossa di Hsch. p 33 è forte proprio alla
luce dei passi presentati.
ρύζων Dal verbo ρύζω “ringhio”, “latro”. Si tratta di una formazione
verbale onomatopeica (Tichy 1983, 152-153; EDG s. v.; per le altre grafie della
forma verbale cfr. supra, Testo), attestata qui in riferimento a un cane o a
qualcuno che si comporta come un cane. Il verso dei falchi è indicato da
Polluce col verbo ροίζειν (Poli. 5.89), ma non è chiaro se si tratti di una for-
mazione onomatopeica equivalente a ρύζω, oppure sia una forma differente
(derivante ad es. da ροίζος “fischio”, detto anche di uccelli in Aesop. 2). Con
lo stesso significato di ρύζω in Ermippo, ma in senso certamente traslato è
impiegato ράζω in Cratin. frr. 26 ϊνα σιωπή τής τέχνης ράζωσι τον λοιπόν
χρόνον “affinché col silenzio dell’arte ringhino per il resto del tempo”, 27 K-A
έρραζε προς την γην, ό δ’ ήσκάριζε κάπέπαρδε “ringhiava verso il terreno,
e quello saltava ed emetteva flatulenze”. Cfr. anche Tichy 1983, 113; Bianchi
2016, ad Cratin. fr. 26 K-A.
άπαντας άπέδομαι τούς δακτύλους Cfr. Ar. Αν. 26 e vd. supra, Inter-
pretazione.
άπέδομαι Futuro del verbo άπεσθίω “divoro”. Le accezioni del verbo
sono discusse in Hermipp. fr. 51.2 K-A.
δακτύλους La parola δακτύλους ha qui il senso di “dita” e l’accostamento
con la sua accezione metrica di “dattili” non ha alcun fondamento in questo
frammento (pace Revermann 2013, 116).