148
Hermippos
L’umorismo della battuta consiste nel paragonare la gracilità di buoi azzop-
pati alla magrezza di Leotrofide e Tumantide, due ateniesi contemporanei di
Ermippo. I paragoni umoristici con uomini magri per antonomasia sono ben
attestati: cfr. il caso di Filippide (LGPN11 s. v. [1]; PAA 928850) in Alex. frr. 93,
148 K-A; Aristopho fr. 8 K-A; Men. fr. 266 K-A.
Il destinatario della battuta è Dioniso (cfr. v. 2 σοι θύουσιν e vd. Contesto
di citazione), ma questo dato non implica necessariamente la presenza in sce-
na del dio, dato che il contenuto del testo può essere inteso anche come un
riferimento al dio in sua assenza, soprattutto in ragione del fatto che Dioniso
non sembra avere molto a che fare con il mito dei Cercopi (cfr. Hermipp.
Kerkdpes, Contenuto). L’autore della battuta può essere un intermediario tra
mondo divino e umano: Hermes in Ar. PI. 1112-1116 viene sulla terra per
reclamare il ripristino dei sacrifici per gli dèi e non è difficile immaginare una
scena speculare di discussione sui sacrifici con il dio Dioniso interpellato in
absentia, attraverso una preghiera o una semplice invocazione (come sembra
più probabile sulla base del metro). Dioniso pronuncia un discorso sulle parti
di animali che gli vengono destinate nei sacrifici in Eub. fr. 94 K-A πρώτον μέν
όταν έμοί τι θύωσίν τινες, | |αίμα κύστιν μή καρδίαν | μηδέ έπιπόλαιον έγώ
γάρ ούκ έσθίω | κλυκείαν ουδέ pqpiavf· Forse la comunità impoverita descrit-
ta in questo frammento è da individuare nei sudditi di Onfale che subiscono le
razzie dei Cercopi (D.S. 4.31.7), ma resta solo un’opzione tra diverse possibilità
1 νυν γάρ πενόμενοι “perciò ora che sono diventati poveri”. L’impiego
di νΰν γάρ sottolinea una nuova condizione attiva nel presente: l’avverbio vòv
ha qui valore propriamente temporale (GE s. v. a), mentre γάρ ha valore espli-
cativo (Denniston 1954, 58-60), e l’associazione tra le due particelle è molto
frequente. Nel Pluto è il raggiungimento della ricchezza che pone termine ai
sacrifici degli uomini agli dèi (Ar. Pi. 1113-1116), mentre in questo caso è la
raggiunta condizione di povertà a comportare sacrifìci modesti.
2 άνάπηριά “azzoppate” da mutilazione o deformazione congenita: cfr.
Pendrick 2002, ad Antipho fr. 39 Pendrick. In [PI.] Ale. II 149a gli Spartani
sacrificano bestie azzoppate senza riguardo (όλιγώρως), pur possedendo ric-
chezze uguali a quelle degli Ateniesi (χρήματα ούδέν έλάττω κεκτημένοι τής
ήμετέρας πόλεως). Il sacrificio di ανάπηρα βοίδια può essere considerato
irrispettoso perché gli ossi del femore (μηρία ο μηροί, cfr. Ar. P. 1020 con
Olson 1998, ad Ar. P. 1020-1022) di questi animali sono piccoli e rattrappiti in
confronto a quelli di esemplari sani.
σοι In riferimento a Dioniso: cfr. supra, Contesto di citazione e Inter-
pretazione.
Hermippos
L’umorismo della battuta consiste nel paragonare la gracilità di buoi azzop-
pati alla magrezza di Leotrofide e Tumantide, due ateniesi contemporanei di
Ermippo. I paragoni umoristici con uomini magri per antonomasia sono ben
attestati: cfr. il caso di Filippide (LGPN11 s. v. [1]; PAA 928850) in Alex. frr. 93,
148 K-A; Aristopho fr. 8 K-A; Men. fr. 266 K-A.
Il destinatario della battuta è Dioniso (cfr. v. 2 σοι θύουσιν e vd. Contesto
di citazione), ma questo dato non implica necessariamente la presenza in sce-
na del dio, dato che il contenuto del testo può essere inteso anche come un
riferimento al dio in sua assenza, soprattutto in ragione del fatto che Dioniso
non sembra avere molto a che fare con il mito dei Cercopi (cfr. Hermipp.
Kerkdpes, Contenuto). L’autore della battuta può essere un intermediario tra
mondo divino e umano: Hermes in Ar. PI. 1112-1116 viene sulla terra per
reclamare il ripristino dei sacrifici per gli dèi e non è difficile immaginare una
scena speculare di discussione sui sacrifici con il dio Dioniso interpellato in
absentia, attraverso una preghiera o una semplice invocazione (come sembra
più probabile sulla base del metro). Dioniso pronuncia un discorso sulle parti
di animali che gli vengono destinate nei sacrifici in Eub. fr. 94 K-A πρώτον μέν
όταν έμοί τι θύωσίν τινες, | |αίμα κύστιν μή καρδίαν | μηδέ έπιπόλαιον έγώ
γάρ ούκ έσθίω | κλυκείαν ουδέ pqpiavf· Forse la comunità impoverita descrit-
ta in questo frammento è da individuare nei sudditi di Onfale che subiscono le
razzie dei Cercopi (D.S. 4.31.7), ma resta solo un’opzione tra diverse possibilità
1 νυν γάρ πενόμενοι “perciò ora che sono diventati poveri”. L’impiego
di νΰν γάρ sottolinea una nuova condizione attiva nel presente: l’avverbio vòv
ha qui valore propriamente temporale (GE s. v. a), mentre γάρ ha valore espli-
cativo (Denniston 1954, 58-60), e l’associazione tra le due particelle è molto
frequente. Nel Pluto è il raggiungimento della ricchezza che pone termine ai
sacrifici degli uomini agli dèi (Ar. Pi. 1113-1116), mentre in questo caso è la
raggiunta condizione di povertà a comportare sacrifìci modesti.
2 άνάπηριά “azzoppate” da mutilazione o deformazione congenita: cfr.
Pendrick 2002, ad Antipho fr. 39 Pendrick. In [PI.] Ale. II 149a gli Spartani
sacrificano bestie azzoppate senza riguardo (όλιγώρως), pur possedendo ric-
chezze uguali a quelle degli Ateniesi (χρήματα ούδέν έλάττω κεκτημένοι τής
ήμετέρας πόλεως). Il sacrificio di ανάπηρα βοίδια può essere considerato
irrispettoso perché gli ossi del femore (μηρία ο μηροί, cfr. Ar. P. 1020 con
Olson 1998, ad Ar. P. 1020-1022) di questi animali sono piccoli e rattrappiti in
confronto a quelli di esemplari sani.
σοι In riferimento a Dioniso: cfr. supra, Contesto di citazione e Inter-
pretazione.