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Μοϊραι (fr. *47)

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presente nel testo. Devono essere pertanto esclusi i nessi con Τελέας (LGPN
II s.v. [2]; PAA 878910), κωμωδούμενος in Ar. P. 1008, Av. 168, 1025, Pl.Com.
fr. 176 K-A, e con Τελέας (LGPN III/A s.v. [7]), padre di Crisilla di Corinto
amante di Pericle, per cui cfr. Telecl. fr. 18 K-A. Non esistono informazioni
sul conto di questo Telete, ma dal testo può essere facilmente desunta la sua
nota δειλία: per esempi di altri κωμωδούμενοι non altrimenti conosciuti se
non grazie a una menzione isolata nei frammenti dei comici cfr. Ippoclide in
Ar. fr. 721 K-A; Batippo in Cratin. fr. 11 K-A; Callescro in Pherecr. fr. 46 K-A.
Un elenco completo si legge in Sommerstein 1996, 352-353.
5 κάγχειριδίου Crasi di καί col sostantivo έγχειρίδιον. Il termine
έγχειρίδιον indica il “pugnale”, sinonimo di ξίφος (Hdt. 3.78.5; Aen.Tact. 24.2),
e, dal II sec. a. C. in poi, indica anche il “manuale”: cfr. Broccia 1979, 17.
Ci sono due possibilità di interpretazione sintattica del termine: (1) come
attributo di κοπίδος del v. 6 nel senso di “tascabile”, “che si tiene in mano”. Ma
l’espressione suona pleonastica e soprattutto non sembrano esserci attesta-
zioni certe di un utilizzo attributivo di έγχειρίδιον: il caso di A. Supp. 21-22
συν τοίσδ’ ικετών έγχειριδίοις | έριοστέπτοισι κλάδοισιν è stato interpretato
sia come “con in mano questi | rami di supplici intrecciati di lana” (Schwyzer
1.467; LSJ s.v.; Earp 1948, 64; Italie 1964, 81) che come “con in mano que-
sti pugnali di supplici, | rami intrecciati di lana” (Tucker 1889, ad l.; Garvie
1969, 60-62; Friis Johansen-Whittle 1980a, ad l.; Sommerstein 2008a, 293). (2)
Altrimenti, si tratta di un sostantivo predicativo di κοπίδος da intendere “come
un pugnale”, “fino a che diventi un pugnale” con valore resultativo. Il senso
in questo caso è molto più preciso. Una normale κοπίς da cucina è affilata
sino a diventare un’arma di offesa, Γέγχειρίδιον: cfr. la costruzione simile in
E. Cyc. 241-242 κοπίδας ώς τάχιστ’ ίών | θήξεις μαχαίρας “muoviti al più
presto, | affilerai i coltelli da cucina come spade”; per la prolessi del sostantivo
predicativo cfr. Smyth §1579.
άκόνη II termine άκόνη “cote” è un sostantivo derivato per aggiunta del
suffisso strumentale -όνη (Chantraine 1933, 207) e indica una pietra generica
utilizzata per affilare oggetti da taglio come le spade in Ar. fr. 705.1-2 K-A
άλλ’ ώ Δελφών πλείστας άκονών | Φοίβε μαχαίρας e cfr. anche Thphr. Lap. 44.
6 παραθηγομένης βρύχεις κοπίδος La sequenza stampata è frutto di
tre interventi: cfr. supra, Testo v. 6. Un parallelo per un iperbato di genitivo
assoluto in questa sequenza (participio al genitivo, verbo di modo finito e
soggetto del genitivo assoluto) è offerto da Ar. Ec. 89 πληρουμένης ξαίνοιμι
τής έκκλησίας.
παραθηγομένης II verbo παραθήγειν è qui inteso come “affilare” sen-
za alcuna apprezzabile differenza stilistica o semantica con θήγειν (E. Cyc.
242; P.Oxy. 71.4807 col. II r. 5 θήγουσ’ α’ίθ[ω]να σίδηρον (S. Epigonoi)): cfr.
 
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