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Στρατιώται/Στρατιώτιδες (fr. 51)

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Eust. in Od. p. 1753.25-26 (= 2.64.39-40 Stallbaum)
άπεσθίειν λέγεται ποτέ μετά προθέσεως, οίονεί άπό τίνος έσθίειν. οίον· ο’ίμοι-άκοήν.
e si dice apesthiein talvolta con preverbo, come per dire ‘mangiare da qualcosa’. Ad
esempio: “povero-orecchio”.

Metro Trimetro giambico (assetto stabilito da Jacobs 1809, 343)
<X—>-— -
Bibliografia Jacobs 1809, 343.
Contesto di citazione II frammento è trasmesso da Ateneo plenior e dall’e¬
pitome in forma anonima e anepigrafa: cfr. Ath. epit. 2.141.10-11 Peppink
σημαίνει δέ και τό άπό τίνος έσθίειν- ο’ίμοι-άκοήν. Dalla versione deU’epitome
dipende Eust. in Od. p. 1753.25-26 (= 2.64.39-40 Stallbaum άπεσθίειν λέγεται
ποτέ μετά προθέσεως, οίονεί άπό τίνος έσθίειν. οίον- ο’ίμοι-άκοήν). Per la
dipendenza di Eustazio daU’epitome di Ateneo cfr. Introduzione, §3. Fortuna
presso i contemporanei, tradizione e ricezione.
Il contesto di citazione del frammento è offerto da una discussione che
Democrito conduce nei Deipnosofisti sulle accezioni di άπεσθίειν: è atte-
stata prima l’accezione di “astenersi da qualcosa” attraverso la citazione di
Theopomp.Com. fr. 63 K-A ap. Ath. 14.469b, e poi quella di “mangiare da
qualcosa” con la citazione di Hermipp. fr. 51 K-A.
Interpretazione Qualcuno sulla scena esprime dolore (οϊμοι τάλας) con con-
citazione (anadiplosi di δάκνει) perché subisce delle violenze in uno scontro
fisico. Questa violenza può essere immaginata sulla scena al momento della
recitazione della battuta: per l’impiego di δάκνω nella descrizione di un’azione
sulla scena cfr. Ar. Ach. 1209 τί με σύ δάκνεις; (riferito però a dei baci); per
uno scontro sulla scena cfr. Ar. Nu. 1297-1303 (con un κέντρον). Altrimenti, il
frammento contiene il resoconto di una violenza appena subita e della quale il
πρόσωπον entrato in scena si lamenta: cfr. Ar. Eq. 1-5. Quest’ultimo scenario
è più probabile perché può aiutare a spiegare l’impiego della terza persona nel
testo del frammento: ci si lamenta di qualcuno che è momentaneamente fuori
dalla scena e con cui chi parla non interloquisce in maniera diretta.
Il verbo δάκνω fa parte dei colpi proibiti dello scontro fisico in Aristofane
(Ar. Eq. 496, Nu. 710, Av. 441; Campagner 2001, 112-113), mentre il verbo
άπεσθίω è impiegato nella descrizione degli effetti violenti del vino sugli ubria-
chi che cominciano a ingaggiare una lotta da pancraziasti (τό παράκομμα
των γυμνικών, τον παροίνιον άγώνα) in Ph. Plant. 160-161 ώτα καί ρίνας
καί χειρών άκρους δακτύλους καί όποια δ’ αν τύχη μέρη τού σώματος
 
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