Αφροδίτης γοναί (Natali di Afrodite)
29
verbiali ridotte dimensioni dell’insetto, come tramandano, del resto, i già citati
testimoni (schol. [vet Tr] Ar. Av. 82b Holwerda; Sud. σ 256 Adler)26.
σέας: Kassel-Austin (PCG VII, 64) stampano il tràdito Ισως e lo rendono
con «puta», sulla base del confronto con due versi del Pluto (v. 223: τους
ξυγγεώργους κάλεσον—εύρήσεις δ’ Ισως; ν. 1080: οίδ’, οίδα τον νουν ούκέτ’
άξιοΐς ίσως) e, soprattutto, sul fondamento delle relative note di van Leeuwen
(1904, 38 e n. 1, 161 e n. 5), il quale attribuisce all’avverbio un valore di inde-
terminatezza e di dubbio esprimibile anche con οίμαι e που; e tuttavia, negli
Addenda et corrigenda ad voi. VII (PCG Vili, 525), gli editori danno conto della
congettura σέας (“tarme”, lat. tineaé) che, suggerita da N. Dunbar (cf. schol.
[vet Tr] Ar. Av. 82b Holwerda, II3, 249), mi sembra più congruente con il con-
testo del frammento incentrato su un elenco di insetti. Sulle tarme, lepidotteri
che, infestando tessuti, piume e pellicce, erano tristemente noti agli Ateniesi e,
al pari di altri insetti, erano sovente menzionati nella commedia attica antica
cf. Conti Bizzarro 2002, 199-214; 2009, 29-30.
σκώληκας: Si tratta di un termine che, come notano Gii Fernàndez 1959,
147 e Beavis 1988, 122, si applica a qualsivoglia tipo di verme o larva, e il cui
primo significato è “ciò che si ricurva”/“ciò che si ripiega”: questo senso è
attestato già nell’Antiatticista (p. 114.8-9 Bekker), che tramanda il fr. 24 K.-A.
di Platone Comico, in cui σκώληξ è riferito all’andirivieni dell’onda marina
(το παυόμενον θαλάσσιον κύμα καί άρχόμενον): cf. Pirrotta 2009, 99-100.
Frinico (PS s.v. σκώληξ 108.1-3 de Borries), del pari, annota che con σκώληξ si
designa l’incresparsi delle onde, il cui movimento presenterebbe analogie con
quello dell’insetto. È infine notevole che Esichio (σ 1209 Hansen) attribuisca a
σκωληκίζεσθαι il significato di inarcarsi come gli σκώληκες.
ακρίδας, πάρνοπας: Questi termini designano comunemente diverse va-
rietà di ortotteri, come locuste, grilli e cavallette (cf. Beavis 1988, 62-64). Una
delle prime attestazioni di ακρίδες è in Iliade 21.12, dove lo scoliasta (V, 126
Erbse) indica una derivazione da κράν, interpretato come έσθίειν (“mangiare”),
ovvero da άκρίζειν, inteso come τα άκρα έσθίειν («Summas partes adedo»:
ThGL 1,1302b, s.v. άκρίζω); ma si tratta di ipotesi paretimologiche rifiutate dai
moderni studiosi (cf. Davies-Kathirithamby 1986,135: «popular but impossible
26
SuU’immagine paremiografica dei moscerini insignificanti per dimensioni e,
tuttavia, non privi di “capacità combattive” si vedano Lelli 2006, 82; Conti Bizzarro
2009, 11.
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verbiali ridotte dimensioni dell’insetto, come tramandano, del resto, i già citati
testimoni (schol. [vet Tr] Ar. Av. 82b Holwerda; Sud. σ 256 Adler)26.
σέας: Kassel-Austin (PCG VII, 64) stampano il tràdito Ισως e lo rendono
con «puta», sulla base del confronto con due versi del Pluto (v. 223: τους
ξυγγεώργους κάλεσον—εύρήσεις δ’ Ισως; ν. 1080: οίδ’, οίδα τον νουν ούκέτ’
άξιοΐς ίσως) e, soprattutto, sul fondamento delle relative note di van Leeuwen
(1904, 38 e n. 1, 161 e n. 5), il quale attribuisce all’avverbio un valore di inde-
terminatezza e di dubbio esprimibile anche con οίμαι e που; e tuttavia, negli
Addenda et corrigenda ad voi. VII (PCG Vili, 525), gli editori danno conto della
congettura σέας (“tarme”, lat. tineaé) che, suggerita da N. Dunbar (cf. schol.
[vet Tr] Ar. Av. 82b Holwerda, II3, 249), mi sembra più congruente con il con-
testo del frammento incentrato su un elenco di insetti. Sulle tarme, lepidotteri
che, infestando tessuti, piume e pellicce, erano tristemente noti agli Ateniesi e,
al pari di altri insetti, erano sovente menzionati nella commedia attica antica
cf. Conti Bizzarro 2002, 199-214; 2009, 29-30.
σκώληκας: Si tratta di un termine che, come notano Gii Fernàndez 1959,
147 e Beavis 1988, 122, si applica a qualsivoglia tipo di verme o larva, e il cui
primo significato è “ciò che si ricurva”/“ciò che si ripiega”: questo senso è
attestato già nell’Antiatticista (p. 114.8-9 Bekker), che tramanda il fr. 24 K.-A.
di Platone Comico, in cui σκώληξ è riferito all’andirivieni dell’onda marina
(το παυόμενον θαλάσσιον κύμα καί άρχόμενον): cf. Pirrotta 2009, 99-100.
Frinico (PS s.v. σκώληξ 108.1-3 de Borries), del pari, annota che con σκώληξ si
designa l’incresparsi delle onde, il cui movimento presenterebbe analogie con
quello dell’insetto. È infine notevole che Esichio (σ 1209 Hansen) attribuisca a
σκωληκίζεσθαι il significato di inarcarsi come gli σκώληκες.
ακρίδας, πάρνοπας: Questi termini designano comunemente diverse va-
rietà di ortotteri, come locuste, grilli e cavallette (cf. Beavis 1988, 62-64). Una
delle prime attestazioni di ακρίδες è in Iliade 21.12, dove lo scoliasta (V, 126
Erbse) indica una derivazione da κράν, interpretato come έσθίειν (“mangiare”),
ovvero da άκρίζειν, inteso come τα άκρα έσθίειν («Summas partes adedo»:
ThGL 1,1302b, s.v. άκρίζω); ma si tratta di ipotesi paretimologiche rifiutate dai
moderni studiosi (cf. Davies-Kathirithamby 1986,135: «popular but impossible
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SuU’immagine paremiografica dei moscerini insignificanti per dimensioni e,
tuttavia, non privi di “capacità combattive” si vedano Lelli 2006, 82; Conti Bizzarro
2009, 11.