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Έγχειρογάστορες (Ventribraccia)

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fr. 6 (15 K.)

Test.: Ath. 14.645b-c.

έγώ μέν άρτους, μάζαν, άθάρην, άλφιτα,
κόλλικας, οβελίαν, μελιτοϋτταν, έπιχύτους,
πτισάνην, πλακούντας, δενδαλίδας, ταγηνίας
1 έγώ Α: έχω Porson
E io, per quel che mi riguarda, <ho/fornisco> pani di frumento, galletta
d’orzo, semolino, farina d’orzo, pagnotte d’orzo, pane abbrustolito, tortina
di miele, dolci, tisana d’orzo, focacce, schiacciate d’orzo, frittelle.
Metro: Trimetri giambici.

La persona loquens del frammento è probabilmente un(a) commerciante (cf.
Wilkins 2000, 166), o, per meglio dire, un vero e proprio mercante “su vasta
scala”, «since his stock includes not just baked and unbaked cakes of many
kinds, but also wheat gruel, barley gruel, and barley meal» (Olson 2007, 360).
Come si è scritto (cf., supra, p. 14), sarebbe riconoscibile, secondo Kock CAF
I, 778, una rispondenza tra questo frammento e la scena degli Acarnesi (cf. in
particolare i vv. 874-876 e 878-880), in cui il Tebano elenca la propria ricca
mercanzia con un’analoga sequenza cumulativa (su cui cf. Spyropoulos 1974,
86-89; Ferrari 1996, 359-360; Grava 1999, 23-24, 26-27; Olson 2002, 291-294).
v. 1 έγώ: Accolgo, con gli ultimi editori (Kassel-Austin PCG VII, 66; Olson 2007,
352; Storey 2011, II, 400), la lezione έγώ del Marciano (A) dei Deipnosofisti di
Ateneo; non mi pare infatti si renda necessaria, in questo caso, la congettura
έχω suggerita da Porson 1812, 142: non diversamente da Storey (2011, II, 401),
che propone la seguente traduzione: «I <have, provido», preferirei infatti
conservare il pronome personale e ipotizzare l’ellissi di un verbo come έχω
(«ho») ο φέρω («fornisco»), ritenendo possibile che uno di questi verbi fosse
stato pronunciato, in qualcuno dei versi precedenti non conservati dalla tra-
dizione, dall’interlocutore della persona loquens del fr. 6 K.-A.: una situazione
non diversa ricorre nei già citati versi degli Acarnesi (vv. 874-876 e 878-880),
dove, alla domanda di Diceopoli (v. 873α: τί φέρεις;), il Mercante tebano non
ha bisogno di ripetere il verbo φέρω, ma risponde prontamente δσ’ έστίν
άγαθά Βοιωτοϊς· άπλώς (ν. 873λ»), e «prorompe in una vera cateratta di nomi
 
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