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Frammenti

parodico del Telefo di Euripide41, Diceopoli prende in ostaggio un cesto di
carbone, comica controfigura del piccolo Oreste, provocando il terrore degli
Acarnesi che, deposte le armi in segno di resa, si producono nella domanda:
άπολεϊς άρ’ ομήλικα τόνδε φιλανθρακέα; (v. 336).
v. 2 ίσχαδοπώλαις: Del termine è attestata, nella Lisistrata (v. 564), anche
la forma femminile ίσχαδόπωλις. I fichi secchi rappresentavano un motivo
di particolare orgoglio per la popolazione attica (cf. Arnott 1996, 345-346):
Alessi (fr. 122.2 K.-A.) li definisce «l’emblema di Atene» (το παράσημον
των Αθηνών); e, secondo un aneddoto riferito dallo storico Dinone (FGrHist
690 F 12) e tramandato da Ateneo (14.652b-c) -l’episodio è riferito anche da
Plutarco (Mor. 173c = apophth., Xerx. 3), che non dà però conto della propria
fonte-, Serse avrebbe invaso la Grecia al fine di assicurare alla propria mensa il
consumo quotidiano di fichi secchi ateniesi. Sull’importanza άεΐΐ’ίσχάς nell’ali-
mentazione attica rinvio a quanto ho scritto più diffusamente in Pellegrino
2000, 217-219; e cf. anche Olson-Sens 2000, 234; e Garcia Soler 2001, 115.
διφθεροπώλαις: Questo hapax designa il venditore di pellami (sulla διφθέρα
vd., supra, ad fr. 2.2 K.-A.). Coloro che lavoravano il cuoio e le pelli avevano le
botteghe al di fuori della città, per non ammorbarne l’aria con il cattivo odore
dei loro prodotti (cf. Ehrenberg 1957, 190): è significativo che nel finale dei
Cavalieri (vv. 1397-1408) il conciapelli Paflagone-Cleone venga espulso, come
un pharmakós, presso le porte della città ώς έπί τήν τέχνην (ν. 1407)42.
ν. 3 άλφιτοπώλαις: Sono i venditori di farina di frumento (su cui cf, supra,
ad fr. 6.1 K.-A.); Aristofane (Av. 491) usa la variante άλφιταμοιβοί, e ne dà
conto in una lista di persone che al mattino dovevano alzarsi per tempo al
fine di recarsi al lavoro (cf. Ehrenberg 1957,178). In Ecclesiazuse 686 è citato il
mercato del grano (στο[ι]ά άλφιτόπωλις), detto anche στοά μακρά (portico
lungo), la cui costruzione, iniziata da Pericle e terminata sotto i Quattrocento
(cf. Th. 8.90-92), correva parallela alla banchina di quel settore del Pireo che gli
Ateniesi chiamavano comunemente κάνθαρος (cf. Judeich 1931, 448; Garland
1987, 152-153; Vetta 1989, 210).

41 Su questo argomento cf., tra i contributi più recenti, Preiser 2000, 193, 323; Olson
2002, liv-lxi; Romani 2006, 107-113; Rosen 2010, 233-235, 259-261.
42 Sul significato di questo rito purificatorio cf., tra gli altri, Mastro marco 1983, 320-
321 n. 247; Degani 1984, 201-202; Treu 1999, 144-147.
 
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