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Frammenti

Con le sue movenze il cordace si prestava peraltro ad essere identificato con
una danza da ubriachi (cf. Ar. Nu. 555, e vd. Guidorizzi 1996, 263).

fr. 27 (26 K.)
Secondo Fozio (k 1295 Theodoridis), Nicofonte con κωδωνοφορών («portando
la campanella») farebbe riferimento alla consuetudine militare, attestata anche
da altre fonti (cf. Hsch. κ 4786 Latte; schol. [vet Tr] Ar. Av. 842 α, β Holwerda),
di fare la ronda agitando una campanella, per controllare che le sentinelle
fossero sveglie, ne udissero il suono e rispondessero con il segnale convenuto:
κωδωνοφορών περιπόλων καί έξετάζων, εί γρηγοροϋσιν οί φύλακες· οί γάρ
τάς φύλακας έπισκοποϋντες κώδωνας είχον καί έψόφουν, ϊν’ οί φυλάσσοντες
άντιφθέγγωνται. ούτως Νικοφών. Il participio κωδωνοφορών ricorre anche in
Uccelli 842, dove «l’accenno [...] ai corpi di guardia [...] serve a ricordare, con
il meccanismo allusivo proprio della commedia, che l’erezione delle mura è
il momento di una vera sfida militare al potere di Zeus» (Zanetto 1987, 250).
Dunbar 1995, 500, sul fondamento di Piu. Arai. 7.5, non esclude peraltro che
Aristofane facesse riferimento a un militare che effettuava il cambio della
guardia di mattina dando il segnale con la campanella. Sull’uso della campa-
nella durante la ronda notturna cf. Totaro, in Mastromarco-Totaro 2006, 207
n. 183.

fr. 28 (27 K.)
U Antiatticista (p. 113.23 Bekker) documenta che σιγηλός («silenzioso») ri-
corre in Nicofonte; l’aggettivo, probabilmente «tiré de σιγή ou de σιγάω»
(Chantraine DELG1001 s.v. σϊγα; e cf. anche Frisk GÈ VP II701 s.v. σϊγα; Beekes
EDG1327 s.v. σϊγα), non è altrove attestato in commedia (lo stesso Antiatticista,
p. 113.24 Bekker, attribuisce ad Aristonimo, fr. 6 K.-A., l’omologo σιωπηλός);
è invece presente nella tragedia (cf, ex. gr, S. Tr. 416, Ph. 741; E. Supp. 567, Ba.
1049) e sembra di alta caratura poetica: la forma dorica σιγαλός è usata da
Pindaro che celebra chi offre agli altri occasione di parlare, sfuggendo con la
sua impresa al silenzio (P. 9.92: σιγαλόν άμαχανίαν εργωι φυγών)69.

«La “tacita impotenza” è la mancanza di discorsi di lode provocata dal silenzio a cui
l’oscurità condanna l’uomo [...]. All’inverso, l’uomo che ha conseguito un successo
 
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