Άρτοπώλιδες (fr. 7)
73
Γεύφημία delle processioni falliche delle Dionisie: cfr. Ar. Ach. 237-238 (Ai.)
εύφημείτε, εύφημεΐτε. | (Xo.) σΐγα πας. ήκούσατ’, άνδρες, άρα τής εύφημίας;.
Πείσανδρος μέγας Pisandro, figlio di Glaucete, del demo di Acarne,
(LGPNU s.v. [3]; PAA 771270) è un politico ateniese. L’attributo μέγας per
Pisandro ricorre anche in Eup. fr. 195.2 K-A (ma cfr. anche Phryn.Com. fr.
21.1-2 K-A). Pisandro ricopre una serie di incarichi pubblici fino al 411 a. C.,
quando subisce la confisca dei beni e si rifugia a Decelea (Ih. 8.98.1; Lys. 7.4):
tra i più importanti, nel 415 a. C. è ζητητής nella commissione d’inchiesta
per la mutilazione delle erme (And. 1.36) e più tardi tra i fautori del governo
dei Quattrocento (Ih. 8.67.1-68.1), cfr. Woodhead 1954, 131-146; Hornblower
2008, ad Th. 8.49, 53; Starna 2014, ad Phryn.Com. fr. 21.2 K-A. In commedia
Pisandro è sbeffeggiato per codardia (Ar. P. 395; Eup. fr. 35 K-A), per ghiotto-
neria (Eup. fr. 99.1-4 K-A; Adesp.Com. fr. 119 K-A; cfr. forse anche Pl.Com.
fr. 102 K-A) e per corruzione (Ar. Lys. 490, fr. 84 K-A): cfr. Pirrotta 2009, ad
Pl.Com. Peisandros.
αυτός! Il pronome deve essere espunto o ricollocato nel primo piede del
trimetro: cfr. supra, Testo v. 1.
2 Διονυσίοισιν “alle Dionisie”. Con valore temporale è attestato anche
in Antipho 6.11; Isoc. 8.82,12.168; sul dativo locativo e temporale in Aristofane
cfr. Bers 1984, 98. Il riferimento alle Dionisie deve essere inteso come rimando
alle falloforie delle Dionisie Rurali: su queste festività cfr. Cole 1993, 30-32;
Csapo 1997, 268; Rusten 2011, 45-49, con ulteriore bibliografìa.
La desinenza del dativo plurale maschile lungo -οισι(ν) di seconda decli-
nazione è recessiva nel V sec. a. C. rispetto alla desinenza -οις in commedia
(Willi 2003, 241) e scompare dalle epigrafi attiche intorno al 420 a. C. (Threatte
1996, 31): per le desinenze lunghe del dativo plurale in Ermippo cfr. anche
Hermipp. frr. 25.2, 48.6 K-A.
ούπί των ξύλων “quello sulle aste”, vale a dire il “fallo” o una “statua”
della processione dionisiaca: cfr. supra, Interpretazione. Per l’accezione di
ξύλον come “asta”, “pertica” e l’utilizzo con επί, cfr. Ar. Nu. 1431 κάπί ξύλου
καθεύδεις; “e dormi sulla pertica?” (detto di persona che si comporta come un
gallo). Le aste a cui si fa riferimento sono le due aste orizzontali caricate sulle
spalle degli uomini in processione, come quelle della coppa di Firenze (Museo
Archeologico Nazionale, 3879). Delle perifrasi simili si leggono in Ar. V. 68, P.
241 ό κατά τοϊν σκελοΐν; “quello sotto le gambe?” (= “quello che te la fa fare
sotto?”, detto di Polemos), e spesso ricorrono in strutture sintattiche cumu-
lative che fanno pensare a un uso colloquiale dell’attico, cfr. Ar. Th. 392-394;
Fraenkel 1963, 285-286.
3 |έλαίης έρείσιν Due parole certamente da emendare: cfr. supra, Testo
v. 3.
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Γεύφημία delle processioni falliche delle Dionisie: cfr. Ar. Ach. 237-238 (Ai.)
εύφημείτε, εύφημεΐτε. | (Xo.) σΐγα πας. ήκούσατ’, άνδρες, άρα τής εύφημίας;.
Πείσανδρος μέγας Pisandro, figlio di Glaucete, del demo di Acarne,
(LGPNU s.v. [3]; PAA 771270) è un politico ateniese. L’attributo μέγας per
Pisandro ricorre anche in Eup. fr. 195.2 K-A (ma cfr. anche Phryn.Com. fr.
21.1-2 K-A). Pisandro ricopre una serie di incarichi pubblici fino al 411 a. C.,
quando subisce la confisca dei beni e si rifugia a Decelea (Ih. 8.98.1; Lys. 7.4):
tra i più importanti, nel 415 a. C. è ζητητής nella commissione d’inchiesta
per la mutilazione delle erme (And. 1.36) e più tardi tra i fautori del governo
dei Quattrocento (Ih. 8.67.1-68.1), cfr. Woodhead 1954, 131-146; Hornblower
2008, ad Th. 8.49, 53; Starna 2014, ad Phryn.Com. fr. 21.2 K-A. In commedia
Pisandro è sbeffeggiato per codardia (Ar. P. 395; Eup. fr. 35 K-A), per ghiotto-
neria (Eup. fr. 99.1-4 K-A; Adesp.Com. fr. 119 K-A; cfr. forse anche Pl.Com.
fr. 102 K-A) e per corruzione (Ar. Lys. 490, fr. 84 K-A): cfr. Pirrotta 2009, ad
Pl.Com. Peisandros.
αυτός! Il pronome deve essere espunto o ricollocato nel primo piede del
trimetro: cfr. supra, Testo v. 1.
2 Διονυσίοισιν “alle Dionisie”. Con valore temporale è attestato anche
in Antipho 6.11; Isoc. 8.82,12.168; sul dativo locativo e temporale in Aristofane
cfr. Bers 1984, 98. Il riferimento alle Dionisie deve essere inteso come rimando
alle falloforie delle Dionisie Rurali: su queste festività cfr. Cole 1993, 30-32;
Csapo 1997, 268; Rusten 2011, 45-49, con ulteriore bibliografìa.
La desinenza del dativo plurale maschile lungo -οισι(ν) di seconda decli-
nazione è recessiva nel V sec. a. C. rispetto alla desinenza -οις in commedia
(Willi 2003, 241) e scompare dalle epigrafi attiche intorno al 420 a. C. (Threatte
1996, 31): per le desinenze lunghe del dativo plurale in Ermippo cfr. anche
Hermipp. frr. 25.2, 48.6 K-A.
ούπί των ξύλων “quello sulle aste”, vale a dire il “fallo” o una “statua”
della processione dionisiaca: cfr. supra, Interpretazione. Per l’accezione di
ξύλον come “asta”, “pertica” e l’utilizzo con επί, cfr. Ar. Nu. 1431 κάπί ξύλου
καθεύδεις; “e dormi sulla pertica?” (detto di persona che si comporta come un
gallo). Le aste a cui si fa riferimento sono le due aste orizzontali caricate sulle
spalle degli uomini in processione, come quelle della coppa di Firenze (Museo
Archeologico Nazionale, 3879). Delle perifrasi simili si leggono in Ar. V. 68, P.
241 ό κατά τοϊν σκελοΐν; “quello sotto le gambe?” (= “quello che te la fa fare
sotto?”, detto di Polemos), e spesso ricorrono in strutture sintattiche cumu-
lative che fanno pensare a un uso colloquiale dell’attico, cfr. Ar. Th. 392-394;
Fraenkel 1963, 285-286.
3 |έλαίης έρείσιν Due parole certamente da emendare: cfr. supra, Testo
v. 3.