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Άρτοπώλιδες (fr. 8)

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Metro Trimetro giambico

Bibliografia Elmsley 1818, 95 n. g; Fritzsche 1836, 138; Bergk 1838, 315;
Meineke 1839b, 383; Sandbach ap. Gomme-Sandbach 1973, adMen. Sam. 609.
Contesto di citazione II materiale lessicografico che trasmette il frammento
di Ermippo (Syn.' (Phot, a 163; Suid. a 217; Syn. B a 145); schol. (AB) E. Med.
1027) è riconducibile all’atticista Frinico: cfr. Phryn. PS fr. 6a-b de Borries.
Una glossa di Esichio (Hsch. oc 485 άγήλω· κοσμήσω) riprende il lemma
άγήλω, presumibilmente dal frammento di Ermippo, senza citare però l’autore.
Testo v. 1. Non può essere accolto l’emendamento del trasmesso vùv nella
forma atona νυν (pace Elmsley 1818, 95 n. g). L’alternanza tra νυν e vùv nei
testi tragici e comici sembra unicamente prosodica (Fiorentini 2012, 180-181)
e non è lecito perciò ricostruire una forma νυν a vocale lunga. La forma vùv (a
vocale lunga) è quella attestata quasi sempre in commedia (Ruijgh 1975, 64-67;
Austin-Olson 2004, XCVII-XCVIII), mentre la forma νυν (a vocale breve) ri-
corre con certezza solo in un caso (Adesp.Com. fr. 1066.3 K-A; cfr. Fiorentini
2012, 177 n. 2). Il caso specifico di φέρε vùv/νυν non permette di stabilire su
base metrica l’adozione di una delle due forme: tuttavia, la forma perispome-
na è la più probabile (Fiorentini 2012, 177-178 n. 3), dato che in commedia
sono attestati quasi esclusivamente casi di vùv. Dal punto di vista semantico,
l’adozione della grafia φέρε vùv in tutti i casi di attestazione in commedia non
è vincolante per il senso di vùv, che è attestato con valore temporale (“ora”,
“adesso”) o logico-inferenziale (“quindi”; cfr. GE s. v. d). Il criterio di scelta tra
i due significati si determina sulla base del contesto, che qui però è assente,
e, per questo motivo, traduco vùv in questo frammento come “ora/quindi”.
La clausola del verso è trasmessa in tre forme diverse ο'ίους έγώ (Syn.'),
ίούσ’ έσω (schol. (B) E. Med. 1027) e ε’ίσω ίούσ’ (schol. (A) E. Med. 1027) ed
è stata correttamente emendata da Elmsley (1818, 95 n. g) in ίοΰσ’ έγώ. La
corruttela in ο'ίους έγώ (Syn.') è spiegabile come un errore itacistico di scambio
01-/1- e come un fraintendimento della sintassi della frase che porta a con-
cordare ο'ίους col precedente θεούς. La clausola ioùo’ έσω (schol. (B) E. Med.
1027) è problematica, dato che l’avverbio έσω “dentro” non è mai attestato
con certezza in commedia, ma solo in passi con problemi testuali (Ar. Lys.
1053/1054; Eub. fr. 39 K-A; έσωθεν in Phryn.Com. fr. 1 K-A); la forma attesa
in commedia è, infatti, ε’ίσω (ad es. Ar. Eq. 1110, 1249, PI. 768) e questo spiega
probabilmente il tentativo maldestro di mantenere l’avverbio con la clausola
ε’ίσω ίούσ’ in schol. (A) E. Med. 1027. L’inserzione dell’avverbio έσω al posto
di έγώ deve essere stata suggerita dalla presenza del verbo di movimento
 
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