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Hermippos

Bibliografìa Musurus 1514a, 192 r. 49; Meineke 1867, 220; Zielihski 1931, 94
n. 2; Kassel-Austin 1986, 580.
Contesto di citazione II frammento di Ermippo è citato per attestare la bevu-
ta di vino dal corno (κέρας) e conclude la serie di citazioni su questo tema (A.
fr. 185 Radt; S. fr. 483 Radt). Il passaggio è incluso nella sezione sull’impiego
del corno da bevuta (Ath. 11.476a-476f).
Testo Al v. 1 occorre restituire la forma tonica del primo νυν trasmesso in
Ateneo (Musurus 1514a, 192 r. 49) perché la quantità è lunga: sullo scambio νυν
e vùv e sulla diiferenza prosodica e semantica delle due forme cfr. Hermipp.
fr. 8.1 K-A, Testo; Fiorentini 2012, 177-184.
Il trasmesso τήνδε vùv in Ateneo è stato corretto in τήνδε μεν da Meineke
(1867, 220). La correzione non è difficile se si sospetta una dittografia del primo
vùv, che ha sostituito un originario μέν. Ma la ripetizione di vùv(/ νυν) a breve
distanza è del tutto consueta: cfr. Ar. Av. 1597-1598, Ec. 200.
Interpretazione II frammento descrive la richiesta di una bevuta direttamen-
te dal corno, preferita a quella da un recipiente minore (τήνδε vùv μή μοι
δίδου), che può essere una κύλιξ o una sua tipologia particolare: ad esempio,
la λεπαστή nominata in Hermipp. fr. 45 K-A. Per quest’ultima ipotesi e per la
possibilità di lettura invertita e in successione dei due frammenti cfr. Hermipp.
fr. 45 K-A, Interpretazione.
Lo stile della richiesta è schietto e concitato: in particolare si segnalano le
ripetizioni (v. 1 vùv... vùv, cfr. Men. fr. 281 K-A) e Lauto-interrogazione con
risposta all’interno di una stessa battuta (v. 1 οίσθα vùv δ μοι ποίησον; τήνδε
vùv μή μοι δίδου, cfr. Hipparch.Com. fr. 1.1-2 K-A).
Dato il contenuto del frammento, non è improbabile che il testo sia
stato pronunciato dal Coro di satiri della commedia (cfr. Hermipp. Moirai,
Contenuto) o da un personaggio che dialoga con loro in una scena in tetrame-
tri trocaici successiva alla parodo: sul possibile impiego della prima persona
da parte del Coro cfr. Ar. P. 334-336; Kaimio 1970, 159-164; Orth 2013, ad
Apolloph. fr. 7 K-A, Interpretation. Nella direzione di un contesto satiresco
sembrano andare anche i paralleli con E. Cyc. 161 χάλα τον ασκόν μόνον έα
τό χρυσίον “apri l’otre soltanto: lascia perdere i soldi”, 167 άπαξ μεθυσθείς
καταβαλών τε τάς όφρύς “una volta per tutte ubriaco e rilassato”, due passi
proposti rispettivamente da Zielihski (1931, 94 n. 2) e Kassel-Austin (1986,
580): si tratta di due battute pronunciate da Sileno che hanno in comune con
questo testo la richiesta di bevuta da un grande recipiente e l’intento di un’u¬
briacatura completa.
1 οίσθα vùv ò μοι ποίησον; L’imperativo può essere impiegato anche
nelle subordinate (Kiìhner-Gerth 1.239; Schwyzer 2.344). Costruzioni simili e
 
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