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Μοιραι (fr. 44)

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tipiche del registro colloquiale (Stevens 1976, 36; Collard 2005, 363) si leggono
in Ar. Eq. 1158, P. 1061, Av. 54, 80; S. OT543; E. Cyc. 131, Heracl. 451, Hel. 315;
Men. fr. 649 K-A οίσθ’ ó τι ποίησον;.
τήνδε II pronome è probabilmente riferito a una κύλιξ e si trova spesso
con μεγάλη, έτέρα, μεστή, φιλοτησία per indicare la coppa in contesti simpo-
siali (Alex. fr. 116.1 K-A con Arnott 1996, ad l.): cfr. Ar. Ach. 983 λαβέ τήνδε
φιλοτησίοτν, Clearch. fr. 1.1-2 K-A τήνδ’ εγώ | μεστήν άπαξ έπονομάσας
προπίομαι. Il dimostrativo può anche fare riferimento a una tipologia precisa
di κύλιξ, vale a dire la λεπαστή di Hermipp. fr. 45.1 K-A, su cui cfr. Hermipp.
fr. 45 K-A, Interpretazione.
2 έκ δε τού κέρατος II κέρας è normalmente utilizzato come conteni-
tore di vino, cfr. Ath. 11.476b-476e. Nonostante l’uso del κέρας sia riferito ai
barbari (X. An. 7.2.23), anche gli Ateniesi utilizzano il κέρας nelle bevute (Ath.
11.476e). La bevuta del vino dal corno è considerata una quantità sufficiente
per rendere ebbri i centauri in Pi. fr. 166 Maehler; per il nesso tra la bevuta
dal corno e l’ebbrezza cfr. anche S. fr. 483 Radt. Sulle dimensioni del κέρας cfr.
anche Hermipp. fr. 45 K-A, Interpretazione.
αύ μοι La particella e il pronome atono sono entrambi posticipati rispetto
alla seconda posizione nella frase, che occupano solitamente in quanto pospo-
sitive: cfr. S. Ph. 783 στάζει γάρ αύ μοι φοίνιον τόδ’ έκ βυθού. Nel caso della
particella αύ (Revuelta Puigdollers 2009, 83-109) questo fenomeno avviene
perché la particella è riferita direttamente a κέρατος con valore oppositivo: cfr.
Ar. V. 28 άτάρ σύ το σόν αύ λέξον, Ra. 1371-1372 τόδε γάρ έτερον αύ τέρας
| νεοχμόν. Nel caso del pronome atono μοι la spiegazione del collocamento
posticipato è data dalla prossimità col predicato δός.
δός πιείν “dai da bere”. Cfr. Hdt. 4.172.4 έκ τής χειρός διδοΐ πιεϊν, Cratin.
fr. 132 K-A; Pherecr. fr. 75.2 K-A; Ar. P. 49; Men. frr. 302, 335.1 K-A. La costru-
zione di δίδωμι con l’infinito è utilizzata soprattutto in relazione all’offerta di
cibi e bevande: cfr. ancora Pherecr. fr. 45.1 K-A νυνί δ’ άπονίζειν τήν κύλικα
δώσων πιείν, Hegem. fr. 1.2 Κ-Α δός καταφαγεΐν.
άπαξ μόνον Letteralmente “una volta solamente”, ma probabilmente in
questo caso άπαξ ha il valore di “per una buona volta”, “una volta per tutte”:
cfr. Ussher 1978, adE. Cyc. 166-167; Telò 2007, 345.1 due avverbi sono attestati
insieme anche in A. PV 209; S. OT 690; E. Andr. 81; e vd. anche PI. Phdr. 228a
μόνον άπαξ.
 
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