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Μοΐραι (fr. 45)

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Testo v. 1. La correzione in ήν (Porson 1808, XXV) è necessaria per il metro,
mentre la forma εάν che si legge nel ms. A di Ateneo è meno attestata di ήν,
ma è tuttavia impiegata da Aristofane (Willi 2003, 235-236).
v. 2. Il dattilo del primo piede è inconsueto, ma non è anomalo (Ar. Eq. 319;
Adesp.Com. fr. *741.1-2 K-A; Epich. fr. 51.1 K-A; White 1912, §250; Gentili-
Lomiento 2003, 265 con n. 3): la proposta di correzione di τω Διονύσω in τω
Λυαίω “Liberatore” (Bothe 1844, 10), epiteto di Dioniso, per evitare il dattilo
al primo piede non è pertanto necessaria.
Nel verso non c’è la dieresi mediana, ma l’incisione può essere posta
altrove, ad esempio dopo il primo metro (cfr. White 1912, §254); altrimenti
Lincisione è semplicemente assente ed è qui attestata in assenza di fine di
parola dopo il settimo o il decimo elemento (cfr. West 1982, 92; Martinelli
1997, 127).
Interpretazione II contenuto del testo può essere interpretato come una pa-
rodia delle formule giuridiche di un testamento: sia l’espressione πάθω τι (v.
1) nella protasi che δίδωμι χρήματα (v. 2) nell’apodosi sembrano alludere a un
atto testamentario pronunciato dalla persona loquens·. cfr. infra nel commento
ai singoli lemmi. L’umorismo del frammento consiste nel fatto che il rischio di
morire è qui iperbolicamente connesso aH’etilismo di chi pronuncia la battuta
(v. 1 τήνδε την λεπαστήν έκπιών).
Il testo ha contenuto simile a quello del frammento precedente, ma i due
frammenti non possono essere in successione consecutiva immediata perché
è brusco e ingiustificato il passaggio dalla dichiarazione di bevuta dal corno
alla bevuta con la λεπαστή (pace Bergk 1838, 321). Tuttavia, in entrambi i
casi è dichiarato l’intento di bere una buona quantità di vino e quindi non
regge il supposto contrasto tra un moderato bevitore di Hermipp. fr. 44 K-A
e un bevitore esperto di Hermipp. fr. 45 K-A (pace Meineke 1839b, 400) e
non esiste neppure una sensibile progressione nella scelta dei due tipi di re-
cipienti, per cui il corno sarebbe più piccolo della λεπαστή (pace Kaibel ms.
ap. Kassel-Austin 1986, 581), dato che si conoscono diversi tipi di dimensioni
per il corno nel mondo antico e alcune di queste sono molto capienti: cfr.
Theopomp.Hist. FGrHist 115 fr. 38. Ma un’altra ipotesi ricostruttiva merita di
essere considerata: Hermipp. fr. 45 K-A può anticipare di pochi versi Hermipp.
fr. 44 K-A. In questo caso la persona loquens pronuncerebbe prima Hermipp.
fr. 45 K-A ήν εγώ πάθω τι τήνδε τήν λεπαστήν έκπιών, | τω Διονύσω πάντα
τάμαυτοϋ δίδωμι χρήματα “se mi prende un colpo, svuotando questa lepastè,
| a Dioniso dono tutte le mie ricchezze”, e poco dopo Hermipp. fr. 44 K-A
οίσθα vùv ò μοι ποίησον; τήνδε νύν μή μοι δίδου, | έκ δε τού κέρατος αύ μοι
δός πιεΐν άπαξ μόνον “sai ora che mi fai? Questa ora non me la dare, | e dal
corno invece dammi da bere per una buona volta solamente”. In questo modo
 
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