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Μοϊραι (fr. *47)

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Testo v. 3. Tra παρέχεις (seconda persona dell’attivo: cfr. Ar. P. 148 λόγον
παράσχης, Th. 2.101.4 παρέσχε δέ λόγον) e παρέχη (seconda persona del
medio: cfr. Th. 6.12.1 αυτούς λόγους μόνον παρασχομένους, D.H. Dem. 44)
occorre preferire il medio perché è la forma meno attestata rispetto aU’attivo.
v. 4. Bisogna accogliere la correzione ψυχή δέ Τέλητος ϋπεστιν (Emperius
1847, 224): cfr. A. Ch. 98 τώνδ’ ού πάρεστι θάρσος (è sottinteso μοι); S. El. 479
ύπεστί μοι θάρσος. Al contrario, non è accettabile l’integrazione di <σοι> dopo
ϋπεστι (Zielmski 1931, 93) perché non è necessaria né dal punto di vista gram-
maticale (cfr. A. Ch. 98), né dal punto di vista metrico: i paremiaci possono
presentarsi in sequenze di dimetri anapestici anche non in fine di battuta (Ar. P.
992, Th. 42; Anaxandr. fr. 42.5 K-A; Epicr. fr. 10.5 K-A; e cfr. anche Pretagostini
1976, 202 = 2011, 41). La correzione di Zielmski è finalizzata al collocamento
del frammento nell’agone in coppia con Hermipp. fr. 48 K-A come πνίγος e
άντίπνιγος delle Moirai (Zielmski 1931, 94): sulle ipotesi di collocamento di
questi dimetri anapestici cfr. infra, Interpretazione (2).
I tentativi di emendamento del verso come ψυχήν δ’ άτέλεστος ύπεξίστης
(Kock 1880, 237), ψυχή δ’ άτέλεστος ϋπεστιν (Glover 1896, 34) oppure ψυχή δ’
ατελής δσ’ ύπέστη (Kaibel ms. αρ. Kassel-Austin 1986, 582) sono molto meno
convincenti perché eliminano la menzione del κωμωδούμενος Telete.
v. 6. Occorre accogliere tre correzioni al testo di tre filologi diversi
(Anonymus ad Piu. Per. 33.832; Dacier 1735, 276; Koraes 1809, 465) per leggere
παραθηγομένης βρύχεις κοπίδος. Questo testo è decisamente migliore di
quello restituito da κάγχειριδίου... | παραθηγομένου βρύκεις κοπίδας “con il
pugnale... affilato divori i coltelli” (Meineke 1839b, 397; su richiamo di Timocl.
fr. 12.5 K-A ó τούς καταπάλτας τάς τε λόγχας έσθίων per l’idea di divorare le
armi). Con quest’ultima soluzione, infatti, il genitivo assoluto κάγχειριδίου...
| παραθηγομένου perde totalmente senso e resta diffìcilmente spiegabile.
L’emendamento del v. 6 in παραθηγομένη βρύχεις κοπ'ις ώς (Kraus 2000, 7)
ha lo svantaggio di lasciare inspiegato κάγχειριδίου del verso precedente.
Interpretazione Un personaggio chiamato “re dei satiri” non vuole imbrac-
ciare la lancia ma preferisce continuare a parlare della guerra perché è un
codardo, ha l’anima di Telete: i denti gli tremano al rumore di un coltello da
cucina che viene affilato come un pugnale ed è attanagliato dalla presenza di
Cleone.
II tono è elevato (v. 2 δόρυ βαστάζειν, vv. 2-4 lunga interrogativa avversa-
tiva, vv. 5-6 iperbato del genitivo assoluto) e l’umorismo è dato dal paragone

32 Così si indica generalmente l’autore di note manoscritte all’edizione delle Vite di
Plutarco di A. Wechel, stampate a Francoforte nel 1599 e ristampate nel 1620.
 
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