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Μοιραι (fr. *47)

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δαμεις κρατερώ, 4.99 σώ βέλεϊ δμηθέντα, 18.461, 22.40, 17.2) costruito sempre
col dativo di agente: cfr. George 2005, 51-54.
α’ίθωνι Κλέωνι “dallo scintillante Cleone”. Si tratta di un dativo di agente
con άπροσδόκητον di Κλέωνι in luogo dell’atteso σιδήρω e in sostituzione
di una diffusa iunctura poetica: cfr. αίθώνι σιδήρω in II. 4.485, 7.473, 20.372;
Hes. Op. 743; S. Aj. 147, mentre α’ίθωνα σίδηρον si legge in Od. 1.184; h.Hom.
4.180, P.Oxy. 71.4807 col. II r. 5 (S. Epigonoi)38; Ar. P. 1330. Un parallelo di
άπροσδόκητον che sostituisce una formula attesa con un nome proprio si
legge in Ar. V. 418 ώ πόλις καί Θεώρου θεοισεχθρία, in cui Θεώρου è inserito
al posto dell’atteso θεοί: cfr. van Leeuwen 1909 e Sommerstein 1983, ad l.
α’ίθωνι II significato principale di α’ίθων è certamente quello di “scin-
tillante”, altrimenti la parodia di α’ίθωνι σιδήρω si perde. Tuttavia, in questo
passo sono stati attribuiti a α’ίθων anche le altre due accezioni dell’aggettivo
(sulle diverse accezioni di α’ίθων cfr. Edgeworth, 1983, 31-40; Id. 1993, 248-249;
Levainouk 2000, 25-36). La prima accezione è quella di “fiero”, “violento”, di
solito assunta da α’ίθων in riferimento a uomini, cfr. le caratterizzazioni di
Cleone in Th. 3.36.6 come βιαιότατος, D.S. 12.55.8; McKay 1961, 20. La seconda
accezione è “fulvo”, assunta da α’ίθων in riferimento ad animali, e, in questo
caso, in riferimento ai capelli rossi di Cleone: cfr. Ar. Eq. 901 Πυρράνδρου
(forse detto di Paflagone-Cleone; ma cfr. Neil 1901, ad Ar. Eq. 901). Entrambe
le caratterizzazioni sono superflue rispetto a quella principale di “scintillante”,

38 Una relazione di parodia testuale e, quindi, di dipendenza cronologica delle Moirai
di Ermippo dagli Epigonoi di Sofocle è stata proposta sulla base di P.Oxy. 71.4807
col. II (Mùlke 2007, ad l.; Sommerstein 2011, 85 n. 1; Sommerstein-Talboy 2012, 61).
Ermippo avrebbe parodiato il testo di Sofocle principalmente attraverso la ripresa
del verbo βρύκουσα, che Sofocle riferisce a una sega (P.Oxy. 71.4807 col. Π r. 3), e
attraverso la iunctura θήγουσ’ αϊθ[ω]να σίδηρον (P.Oxy. 71.4807 col. II r. 5). La que-
stione non è di semplice soluzione e non è da escludere che Ermippo abbia davvero
in mente gli Epigonoi di Sofocle quando compone questi versi. Tuttavia, ci sono
almeno due elementi che invitano alla cautela: (1) le riprese verbali in Ermippo sono
simili, ma non identiche rispetto al testo del frammento papiraceo e questo dato può
essere discriminante rispetto all’ipotesi di una ripresa paratragica diretta. (2) I due
passi sembrano affermare due cose molto diverse: nel caso di Sofocle si tratta di una
descrizione di un armamento, mentre nel caso di Ermippo i vv. 5-7 formalizzano
un’accusa di codardia a Dioniso. In Ermippo ci sono forti elementi di rielaborazione
personale e originalità poetica: uno su tutti è dato dalla transizione da βρύχεις “batti
i denti” a δηχθείς “morso/tormentato”. Questi due elementi lasciano sospettare che
i versi di Ermippo siano stati composti in maniera originale, senza evidenti riprese
paratragiche dirette da altri autori.
 
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