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Μοίραι (fr. 48)

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una delle due commedie, mentre la soluzione più semplice è di immaginare
una coppia di versi ripetuta in due commedie differenti: cfr. Kann 1909, 14;
Schwarze 1971, 107 n. 15.
Testo v. 1. Non può essere accolta la proposta di correggere χλανίδες “man-
telli leggeri” in χλαμύδες “mantelli per la guerra” (Degani 1966, 27 = 2004, 862),
perché la χλανίς può essere fatta con la lana. La χλανίς di Mileto è, infatti,
nota per antonomasia (Piu. Ale. 23.4) e a Mileto si produce una celebre lana
(Ar. Ra. 543a): le χλανίδες possono dunque essere certamente realizzate con
la lana, come nel caso della tipologia prodotta a Mileto (Losfeld 1991, 152);
cfr. anche Pl.Com. fr. 13 K-A μαλλωτάς χλανίδας e la χλαΐνα che è detta
solitamente di lana (ουλή) in II. 24.646; Od. 4.50, 10.451. Inoltre, il contesto di
una vestizione militare non obbliga a pensare a delle χλαμύδες ammucchiate
per l’uscita di un gruppo di combattenti, come in Ale. fr. 140.11 Voigt κόιλαί
τε κάτ ασπίδες βεβλήμεναι “concavi scudi appoggiati a terra”. I primi quattro
versi del testo sono costruiti per mezzo di associazioni chiastiche tra pace
e guerra, tra indumenti per la parte superiore del corpo e indumenti per la
parte inferiore del corpo: si descrivono infatti dei mantelli eleganti messi da
parte (pace / indumento per parte superiore del corpo), una corazza indossata
(guerra/indumento per parte superiore del corpo), schinieri stretti alla ca-
viglia (guerra/indumento per parte inferiore del corpo), pantofole bianche
trascurate (pace / indumento per parte inferiore del corpo). Con la correzione
in χλαμύδες questa simmetria è annullata.
v. 3. Il verso κνημιδε δε περί σφυρόν άρθρούνται in Ath. 15.668a è ametrico
e problematico per il copista del ms. A, che, infatti, non riporta accento su
κνημιδε. Tra le soluzioni d’intervento la migliore è κνημίς δέ περί σφυρόν
άρθρούται (Erfurdt 1812, 470; Porson 1815, 248) perché ha il vantaggio di
preservare il δέ. Al contrario, il δέ è escluso con la proposta di κνημιδε περί
σφυρόν άρθρούνται (Bergk 1838, 321) per introduzione nel testo di un altri-
menti non attestato duale κνημιδε e di un half-asyndeton (Denniston 1952,
99-100), improbabile in una catena di cola sempre connessi con δέ.
v. 4. In Ath. 15.668a la correzione έτέρως in έτ’ έρως si legge in Valckenaer
ms., Wyttenbach ms. (ap. Peppink 1936, 90), Koraes (ap. Schweighàuser 1805,
33) e Jacobs (1799, 494): tra i quattro biologi menzionati, quasi certamente
la paternità della congettura deve essere attribuita a Valckenaer per ragioni
cronologiche. Per un altro esempio di mancata divisione delle parole in Ateneo
cfr. Hermipp. fr. 57.1 K-A, Testo.
v. 7. Le forme αίεί in Ath. 11.487f e άει in Ath. 15.668a sono state corrette
da Jacobs (1799, 494) in άίει “sente”: sulla scansione di άι- come cfr. S. Ph.
1410 (2an), OC 1767 (paroem).
 
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