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Hermippos
fr. 49 K-A (48 Kock)
ράμμ’ έπέκλωσας
un filo hai filato
Poli. 10.135-136
δει δ’ έπί ταΐς έσθήσι καί ραμμάτων· εϊρηται δέ τοϋνομα έν Πλάτωνος Έορταΐς ... (Ρ1.
Com. fr. 35 Κ-Α) καί έν 'Ερμίππου Μοίραις ράμμ’ έπέκλωσας.
e c’è bisogno sui vestiti anche dei rammata: il nome è citato nelle Heortai di Platone
Comico ... (Pl.Com. fr. 35 K-A) e nelle Moirai di Ermippo “un filo-filato”.
Metro Incerto (trimetri oppure anapesti: cfr. Erasmo Adagia §3605; Bergk
1838, 321)
Bibliografia Bergk 1838, 321; Kaibel (f 1901) ms. ap. Kassel-Austin 1986, 586.
Contesto di citazione Polluce discute degli attrezzi per la filatura e cita
Pl.Com. fr. 35 K-A e il frammento di Ermippo per il termine ράμμα, anche se
probabilmente il termine è impiegato in due diverse accezioni: cfr. infra, ράμμ’.
Testo Negli Adagia (§3605) di Erasmo il frammento di Ermippo è stato este-
so alla pericope di Polluce immediatamente successiva: ράμμ’ έπέκλωσας
προσδεΐ καί ραφίδος (nell’edizione di Bethe c’è un δέ tra προσδεΐ e καί). Il
testo è stato interpretato come una riflessione sul fatto che non basta aver
cominciato un’opera per dire di averla completata. Tuttavia, né quest’inter-
pretazione proverbiale né un simile assetto testuale sono convincenti.
Interpretazione II frammento riferisce dell’azione più nota delle Moire: filare
il filo del destino, cfr. II. 20.127-128, 24.209-210; Od. 7.197-198; Dietrich 1965,
289-294. Il verbo έπικλώθω al singolare è utilizzato solitamente in riferimento
alla Moira (A. Eu. 335) o a Cloto (Hymn.Anon. GDRK fr. 59.9.7 Heitsch; cfr. Od.
7.197-198) e quindi è logico ritenere che una Moira o Cloto39 sia il soggetto del
frammento anche in questo caso (recte Kaibel ms. ap. Kassel-Austin 1986, 586).
La menzione di un filo (λίνον, μίτος), in questo caso ράμμα, come oggetto
di έπικλώθω è certamente meno comune ma è attestata in alcuni casi (Hymn.
39 In quest’ultimo caso, il frammento stabilirebbe una paronomasia tra un nome pro-
prio mitologico e un termine a questo morfologicamente riconducibile secondo un
procedimento ben attestato in tragedia: cfr. S. Ai. 430; E. Ba. 367; vd. anche Bruhn
§262; Kranz 1933, 287-289 e la bibliografia in Finglass 2011, ad S. Aj. 430-431.
Hermippos
fr. 49 K-A (48 Kock)
ράμμ’ έπέκλωσας
un filo hai filato
Poli. 10.135-136
δει δ’ έπί ταΐς έσθήσι καί ραμμάτων· εϊρηται δέ τοϋνομα έν Πλάτωνος Έορταΐς ... (Ρ1.
Com. fr. 35 Κ-Α) καί έν 'Ερμίππου Μοίραις ράμμ’ έπέκλωσας.
e c’è bisogno sui vestiti anche dei rammata: il nome è citato nelle Heortai di Platone
Comico ... (Pl.Com. fr. 35 K-A) e nelle Moirai di Ermippo “un filo-filato”.
Metro Incerto (trimetri oppure anapesti: cfr. Erasmo Adagia §3605; Bergk
1838, 321)
Bibliografia Bergk 1838, 321; Kaibel (f 1901) ms. ap. Kassel-Austin 1986, 586.
Contesto di citazione Polluce discute degli attrezzi per la filatura e cita
Pl.Com. fr. 35 K-A e il frammento di Ermippo per il termine ράμμα, anche se
probabilmente il termine è impiegato in due diverse accezioni: cfr. infra, ράμμ’.
Testo Negli Adagia (§3605) di Erasmo il frammento di Ermippo è stato este-
so alla pericope di Polluce immediatamente successiva: ράμμ’ έπέκλωσας
προσδεΐ καί ραφίδος (nell’edizione di Bethe c’è un δέ tra προσδεΐ e καί). Il
testo è stato interpretato come una riflessione sul fatto che non basta aver
cominciato un’opera per dire di averla completata. Tuttavia, né quest’inter-
pretazione proverbiale né un simile assetto testuale sono convincenti.
Interpretazione II frammento riferisce dell’azione più nota delle Moire: filare
il filo del destino, cfr. II. 20.127-128, 24.209-210; Od. 7.197-198; Dietrich 1965,
289-294. Il verbo έπικλώθω al singolare è utilizzato solitamente in riferimento
alla Moira (A. Eu. 335) o a Cloto (Hymn.Anon. GDRK fr. 59.9.7 Heitsch; cfr. Od.
7.197-198) e quindi è logico ritenere che una Moira o Cloto39 sia il soggetto del
frammento anche in questo caso (recte Kaibel ms. ap. Kassel-Austin 1986, 586).
La menzione di un filo (λίνον, μίτος), in questo caso ράμμα, come oggetto
di έπικλώθω è certamente meno comune ma è attestata in alcuni casi (Hymn.
39 In quest’ultimo caso, il frammento stabilirebbe una paronomasia tra un nome pro-
prio mitologico e un termine a questo morfologicamente riconducibile secondo un
procedimento ben attestato in tragedia: cfr. S. Ai. 430; E. Ba. 367; vd. anche Bruhn
§262; Kranz 1933, 287-289 e la bibliografia in Finglass 2011, ad S. Aj. 430-431.