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Incertarum fabularum fragmenta (fr. 90)

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laborazione artistica tra Socrate e Euripide (Ar. fr. 392 K-A Ευριπίδη δ’ ό τάς
τραγωδίας ποιών | τάς περιλαλούσας ούτός έστι, τάς σοφάς): su quest’ultimo
cfr. anche Ar. Ra. 839 άπεριλάλητον, detto da Euripide a Eschilo, con Dover
1993, ad l.

fr. 90 K-A (93 Kock)
Poli. (FS, A) 3.125
κάπηλος, πρατήρ, μεταβολεύς, πωλητής· Υπερείδης δε καί πράτην εϊρηκεν εν
τω Συνηγορικώ (Hyp. fr. 163 Jensen), πωλήτριαν (πωλήτριον A, πωλητήρα
Hemsterhuis) δ’ Έρμιππος ό κωμικός.
kapélos (bottegaio), pratér (venditore), metaboleus (trafficante), pdlétés (venditore):
Iperide anche pratén ha detto nel Synégorikos (Hyp. fr. 163 Jensen) e p δ l è t r i a n
(venditrice) ha detto Ermippo comico.
Bibliografìa Hemsterhuis 1825, 167; Fraenkel 1913, 400 n. 16.
Contesto di citazione In una lista di nomi che indicano l’attività di commer-
cio e vendita, Polluce cita il termine πωλήτρια.
Testo La proposta di correzione in πωλητήρα (Hemsterhuis 1825, 167) è
dovuta alla conoscenza parziale del testo di Polluce: si tiene conto solo della
lezione πωλητήριον nel ms. A.
Interpretazione II termine πωλήτρια è attestato anche in Nic.Chon.Hist.
57.61. Si tratta di un sostantivo formato dalla radice di πωλείν “cercare di
vendere” (Chantraine s.v.) con il suffisso femminile -τρία, che è usato pre-
valentemente in attico. Questo suffisso è spesso osservabile in parole che
indicano attività o professioni svolte da donne: cfr. πανδοκεύτρια (Ar. Ra.
114); βάπτρια (Eup. fr. 434 K-A); ίάτρια (Alex. fr. 319 K-A); vd. anche Fraenkel
1913, 398-401; Chantraine 1933, 105-107; Silk 1985, 239-246. Il sostantivo
πωλήτρια è attestato anche in alcuni composti, cfr. λαχανοπωλήτρια (Ar. Th.
387), άλφιτοπωλήτρια (Poli. 6.37), στεφανοπωλήτρια (Poli. 7.199).
Il frammento potrebbe essere intuitivamente assegnato alle Artopdlides
di Ermippo per il contenuto che si riferisce ad attività commerciali femminili.
 
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