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Frammenti

la realizzazione di monumenti giganteschi (quali le fortificazioni di Argo, di
Tirinto e di Micene), costruiti con grossi blocchi di pietra, nell’immaginario
collettivo dei Greci era considerata un’impresa assolutamente impossibile per
comuni esseri umani.
In base all’identificazione leggendaria degli Encheirogastores, Schmid 1946,
166 ha ritenuto verosimile che la commedia fosse una Mythenparodie-, e già
Bergk 1838, 364 pensò che il dramma fosse in qualche modo connesso con la
riproposizione comica deH’immagine omerica dei Ciclopi; e, inoltre, che questi
personaggi del mito componessero il coro ipotizzò Kock CAF1, 778: «fortasse
chorus in hac fabula fuit Cyclopum»; e, secondo Beta 2009, 56 n. 7, la voce si
sarebbe potuta riferire «ai parassiti, che per saziare la loro fame senza fine
erano costretti a un’attività degna dei Ciclopi».
Del termine έγχειρογάστορες è tuttavia possibile fornire una diversa
interpretazione (della questione ho discusso diffusamente in Pellegrino 2002-
2003, 75-86): secondo antichi lessicografi ed eruditi (cf, ex. gr., Hsch. χ 289
Cunningham; Sud. ε 181 Adler; An. Gr. p. 230.13-14 Bekker: più ampia esem-
plificazione in PCG VII, 65), gli (erì)cheirogastores erano semplici lavoratori,
che per vivere non avevano altra risorsa che le loro mani; e Nenci ha posto
in rilievo che in Grecia erano frequenti i nomi composti con cheir-, riferiti
a uomini che vivevano con il solo frutto del loro lavoro: «Ovviamente per
costoro il ventre da sfamare non poteva essere che l’esigenza primaria, per
cui essi sono tutti cheirogastores, mani “al servizio del ventre”» (1989, 27).
Che il titolo della commedia di Nicofonte si riferisse a degli operarii suggerì
Meineke (1847,1, 470; e cf. anche FCG V.l, CXXIII); e che il Coro si componesse
di uomini che vivevano del lavoro delle loro mani ha recentemente affermato
Wilkins (2000,166 n. 60: «The chorus appears to comprise men who feed their
bellies with thè work of their hands»). In definitiva, è possibile che si trattasse
di un dramma incentrato sulla vita quotidiana, di cui soprattutto il fr. 10 K.-A.,
con il suo ricco catalogo di commercianti, delineerebbe il profilo più nitido:
un mondo affollato da «men ‘who live from hand to mouth’ or their peers»
(Olson 2007, 359).
 
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