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Frammenti

nel mercato della polis, potevano essere presenti bancarelle su cui venivano
esposti e messi in vendita non solo fogli e rotoli di papiro già scritti -come nel
caso dei βιβλία di Anassagora, del cui acquisto saltuario (cf. ενίοτε) e a basso
costo (una sola dracma) parla Platone (Ap. 26d), ma la cui compravendita non
sembrerebbe regolata dalla legge della domanda e dell’offerta su cui si basa
una sia pur primitiva forma di mercato-, ma anche fogli e rotoli di papiro non
scritti, destinati all’acquisto da parte di coloro che intendessero copiare per sé
scritti di proprio gradimento o utilità.
κοσκινοπώλαις: Venditori di setacci, cestini di vimini in cui si vagliava la
farina (cf. Poli. 6.74); ma si può ragionevolmente ammettere che «κόσκινον
appare, non diversamente dal lat. cribrum, come denominazione generalissima
di uno strumento, fondamentale nella vita delle società cerealicole mediterra-
nee, la cui varietà di materiali e di forme configura oggetti fra loro assai diversi
ma tutti accomunati dalla fondamentale funzione di separare, distinguere, cer-
nere elementi eterogenei, e segnatamente i prodotti dell’agricoltura (cereali,
legumi, farine) dalle impurità che essi contengono» (Nicosia 2005, 309; sull’uso
dei setacci si veda anche Olson 2007, 359). Il termine compare ironicamente
nelle Nuvole (v. 373): Strepsiade, alludendo alla circostanza che il setaccio è
forato, ammette di aver sempre creduto che la pioggia non dipendesse dalle
nuvole, ma dal fatto che fosse Zeus a διά κοσκίνου ούρεΐν43.
v. 5 έγκριδοπώλαις: Il termine è attestato anche in Ar. fr. 269 K.-A. Le
έγκρίδες, dolci al miele fritti nell’olio (cf. Ath. 14.645e; Hsch. ε 264 Latte),
«dovevano [...] essere soffici e di forma globosa, forse come le nostre frittelle
di carnevale, oppure come i nostri krapfen» (Citelli 2001,1671 η. 0)44. Il dolce è
menzionato anche da Stesicoro (fr. 179[i]. 1 Davies), da Epicarmo (fr. 46 K.-A.),
da Ferecrate (fr. 99 K.-A.) e da Antifane (fr. 273.1 K.-A.). Wilkins 2000, 311 e
n. 203 ipotizza che esistessero commercianti specializzati nella sola vendita
di έγκρίδες; io sarei, invece, tentato di credere, con Ehrenberg 1957, 180-181,
non a un cosi elevato grado di specializzazione commerciale, ma, piuttosto,
all’esistenza di una bottega del panettiere, in cui si acquistassero diversi arti-
coli di pasticceria, tra cui anche questo specifico prodotto.

43 Per questa immagine degradata di Zeus-“pluvio” rinvio a Pellegrino 1996, 1 ΙΟ-
Ι 11. Versare acqua nel crivello era, peraltro, proverbiale per esprimere l’idea di
un’azione inutile (cf., ex. gr., PI. R. 2.363d; e vd. Lozza 1990, 111 n. 19; Tosi 2010,
1378-1379).
44 Su questo dolce cf. anche Olson-Sens 1999, 141 (e Olson 2007, 359); Wilkins 2000,
308 n. 190; Garcia Soler 2001, 384; Dalby 2003, 70.
 
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