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Frammenti

con l’unico verso del fr. 22 K.-A. (άλλάς μαχέσθω περί έδρας παροψίδι), in
cui il poeta, esprimendo l’idea di una straordinaria opulenza, avrebbe prospet-
tato una gara tra vivande per il primato dell’appetibilità; l’insigne studioso
ritenne, quindi, opportuno riunire in un unico contesto le immagini dei due
frammenti55.

fr. 20 (12 K.)

Test.: Ath. 3.80b.

È noto che i fichi, pur apprezzati per le loro proprietà terapeutiche (cf.
Rodriguez Alfageme 1981, 385-388; Wilkins 1993, 68; Grani 2000, 115-116), e
frequentissimi sulla mensa dei Greci (cf. Pellegrino 2000, 217-219), procura-
vano talvolta fastidiose indigestioni: oltre a Nicofonte, altri commediografi (Ar.
fr. 479 K.-A.; Pherecr. fr. 85 K.-A.; Eub. fr. 105 K.-A.) attestano che un eccessivo

εάν δε γ’ ήμών συκά τις μεσημβρίας
τραγών καθεύδηι χλωρά, πυρετός ευθέως
ήκει τρέχων, ούκ άξιος τριωβόλου·
κάιθ’ ούτος έπιπεσών έμεϊν ποιεί χολήν
E se uno di noi a mezzodì dopo aver mangiato fichi non ancora maturi si
mette a dormire, ecco che subito incombe di corsa una febbre non degna
del costo di un triobolo, e poi questa gli salta addosso e gli fa vomitare bile.
Metro: Trimetri giambici.

«Aptissime enim haec exornant et exaggerant omnium rerum abundantiam et
affluentiam: [...] poeta ut nimiam copiam significaret, eleganter de cibo vix locum
occupante dixit μαχέσθω περί έδρας» (Bergk 1838, 425-426). La contiguità dei
due frammenti fu rilevata anche da Meineke, che in merito al fr. 22 K.-A. annotò:
«Certe non longo ab illis versibus [se. fr. 21 K.-A.] dissitus fuit» (FCG II.2, 851);
e per la relazione dei frr. 21-22 K.-A. cf. anche Cherubina 2001, 922 n. 6; Casolari
2003, 214-215; Olson 2008, 193 n. 17. Ceccarelli 1996, 129 ha ipotizzato che i due
frammenti appartenessero a una scena della commedia successiva all’agone.
 
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