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Hermippos

Il frammento ha avuto una discreta fortuna in età moderna e ricorre in
alcune antologie di frammenti dei poeti comici (Morel 1560, 376-377; Grotius
1626, 524; Paley 1889, 6-7).
1-2 μεν... δ’ Le due particelle sono qui utilizzate per esprimere un’anti-
tesi tra le due frasi coordinate, cfr. Denniston 1954, 369-374.
1 την... διάλεκτον “eloquio”, “parlata”. Qui il termine è associato me-
taforicamente al verso di un agnellino: sul termine διάλεκτος e, in generale,
sui termini per designare il modo di comunicare degli animali cfr. Arist. HA
536a-b; Harrison 1998, 15-16; la più nota metafora di confronto tra lingua
umana e lingua animale è quella della lingua degli uccelli (e in particolare delle
rondini), incomprensibile come quella dei barbari, cfr. ad es. Ar. Av. 1681. La
parola διάλεκτος in riferimento alla lingua di esseri umani può trasmettere a
chi ascolta un’impressione di effeminatezza (διάλεκτον... | ύποθηλυτέραν in
Ar. fr. 706.1-2 K-A) o anche un senso di fastidio o oppressione (cfr. Antiph. fr.
169.2 K-A) e qui è impiegata per indicare che l’interlocutore parla in maniera
innocente, quindi come un agnellino.
το πρόσωπον II sostantivo regge spesso il genitivo per delle associazioni
metaforiche: cfr. Gratin, fr. *314 K-A = Eup. fr. 120 K-A; Telecl. fr. 46 K-A
δοθιήνος έχων το πρόσωπον “con la faccia di foruncolo” (con Bagordo 2013,
ad l.).
άμνίου Secondo le fonti del frammento (Et.Gen. a 1209; EMp. 146.23-29
Gaisford), questo genitivo è da ricondurre alla forma maschile άμνιος “agnel-
lino” da άμνός “agnello”. Il termine non sembra avere altre attestazioni tranne
che in άμνί[α δ]ύο [νεο]- | γνά, una lettura che Sokolowski (1969, 118) riporta
per IG V/l 364.6-7 (un regolamento cultuale spartano di datazione incerta).
Se la lettura di Sokolowski è corretta, allora bisogna postulare una derivazione
di άμνίου dal neutro άμνίον anche in questo caso e correggere di conseguenza
l’indicazione delle fonti (così già Lobeck 1853,430). La riconduzione alla forma
άμνίον « άμνός) può essere argomentata anche su confronto con la morfo-
logia del sinonimo άρνίον “agnellino” « άρνός), che è attestato in commedia
(Ephipp. fr. 3.7 K-A (= Eub. fr. dub. 148.4 K-A); Philippid. fr. 30.2 K-A).
L’innocenza e la mansuetudine degli agnelli contano su diverse attestazioni,
cfr. Ar. P. 935 άμνοί τούς τρόπους (con Olson 1998, ad Ar. P. 934-936); Ar. Eq.
264 άμνοκών “ingenuo”; vd. anche Philippid. 30.2 K-A άρνίου μαλακώτερος
“più dolce di un agnellino”; Ter. Ad. 534 tam placidum quam ovem.
2 τά... ένδον L’articolo con avverbio di luogo (Kuhner-Gerth 1.546-547
n. 1) ha un simile utilizzo traslato in Ar. Lys. 512 άλγούσαι τάνδοθεν “afflitte
da dentro”, cioè “nel cuore”.
ούδέν διαφέρεις Entrambi i termini costituiscono una pericope spesso
utilizzata per dei paragoni: cfr. Chionid. fr. 2 K-A καί μήν μά τον Δί’ ούδέν έτι
 
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