Αφροδίτης γοναί (Natali di Afrodite)
33
ήμϊν οί νόμοι τούτοισι τοϊσι λεπτοϊς/ άραχνίοις, αν τοϊσι τοίχοις ή φάλαγξ
ύφαίνει: cf. Conti Bizzarro 2009,121-135; e Pirrotta 2009, 92-95). E, soprattutto,
non va dimenticato che, in Odissea 8.280, «ragnatele sottili» (άράχνια λεπτά)
tesse intorno al suo talamo Efesto per far cadere in trappola gli amanti Ares
e Afrodite: un dettaglio mitologico non trascurabile, che si potrebbe, a parer
mio, forse porre in relazione con le vicende della dea dell’amore, eponima della
commedia nicofontea, e con il termine δελέαστρα («trappole») ricorrente nel
fr. 4 K.-A.
fr. 4 (4 K.)
Polluce (10.156) attesta l’occorrenza nicofontea del neutro plurale δελέαστρα,
rimarcandone la sinonimia con πάγαι («trappole»): Νικοφών δε τάς τοιαύτας
πάγας έν Αφροδίτης γοναΐς δελέαστρα ε’ίρηκεν. Del termine è nota anche la
forma femminile δελεάστρα, usata da Gratino (fr. 231 K.-A.) in riferimento
ad Andromeda, che, come già rilevò Meineke FCG ILI, 140 (e cf. ora Beta
2004, 232 e n. 151), si configurerebbe come una “trappola d’amore” per il suo
salvatore Perseo. Né va peraltro trascurata la circostanza che “orditrice di reti/
trappole” per eccellenza era Afrodite (cf. il celeberrimo δολόπλοκε in Saffo
fr. 1.2 Voigt)30: già in Iliade 14.214-217 è descritta la sua cintura (κεστός ίμάς)
sede di tutte le sue malie (θελκτήρια); in Odissea 8.362-366 i suoi strumenti di
seduzione sono unguento divino e splendide vesti; e nel quinto Inno omerico
la dea è colei che con όαροι e μήτιες tiene soggiogati dèi e mortali (cf. vv.
249-250). Non mi sembra dunque improbabile che anche nel passo di Nicofonte
la voce δελέαστρα sia in qualche modo usata in relazione alla dea dell’amore
che dà il titolo alla commedia.
30
Sulla rappresentazione canonica di Afrodite maestra di seduzione si vedano, tra gli
altri contributi, Privitera 1967, 16-35; 1974, 52-53; Tsomis 2001, 38-39; Andò 2005,
174-190; Burzacchini, 2005, 16-17.
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ήμϊν οί νόμοι τούτοισι τοϊσι λεπτοϊς/ άραχνίοις, αν τοϊσι τοίχοις ή φάλαγξ
ύφαίνει: cf. Conti Bizzarro 2009,121-135; e Pirrotta 2009, 92-95). E, soprattutto,
non va dimenticato che, in Odissea 8.280, «ragnatele sottili» (άράχνια λεπτά)
tesse intorno al suo talamo Efesto per far cadere in trappola gli amanti Ares
e Afrodite: un dettaglio mitologico non trascurabile, che si potrebbe, a parer
mio, forse porre in relazione con le vicende della dea dell’amore, eponima della
commedia nicofontea, e con il termine δελέαστρα («trappole») ricorrente nel
fr. 4 K.-A.
fr. 4 (4 K.)
Polluce (10.156) attesta l’occorrenza nicofontea del neutro plurale δελέαστρα,
rimarcandone la sinonimia con πάγαι («trappole»): Νικοφών δε τάς τοιαύτας
πάγας έν Αφροδίτης γοναΐς δελέαστρα ε’ίρηκεν. Del termine è nota anche la
forma femminile δελεάστρα, usata da Gratino (fr. 231 K.-A.) in riferimento
ad Andromeda, che, come già rilevò Meineke FCG ILI, 140 (e cf. ora Beta
2004, 232 e n. 151), si configurerebbe come una “trappola d’amore” per il suo
salvatore Perseo. Né va peraltro trascurata la circostanza che “orditrice di reti/
trappole” per eccellenza era Afrodite (cf. il celeberrimo δολόπλοκε in Saffo
fr. 1.2 Voigt)30: già in Iliade 14.214-217 è descritta la sua cintura (κεστός ίμάς)
sede di tutte le sue malie (θελκτήρια); in Odissea 8.362-366 i suoi strumenti di
seduzione sono unguento divino e splendide vesti; e nel quinto Inno omerico
la dea è colei che con όαροι e μήτιες tiene soggiogati dèi e mortali (cf. vv.
249-250). Non mi sembra dunque improbabile che anche nel passo di Nicofonte
la voce δελέαστρα sia in qualche modo usata in relazione alla dea dell’amore
che dà il titolo alla commedia.
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Sulla rappresentazione canonica di Afrodite maestra di seduzione si vedano, tra gli
altri contributi, Privitera 1967, 16-35; 1974, 52-53; Tsomis 2001, 38-39; Andò 2005,
174-190; Burzacchini, 2005, 16-17.