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Testimonia (T. 15)

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Molitor 1984; Kassel/Austin PCG VII, p. 395; Ceccarelli 1994, p. 93; Harvey
2000, pp. 91-95, con fig. 3; Millis 2001; Storey FOCIII, pp. 49, 427-428 [ad Vi]
Interpretazione II vaso, conservato nel Nationalmuseet di Copenaghen (nr.
inv. 13817), è databile al 425 a. C.; in base ai dati prosopografici in nostro pos-
sesso (vd., supra, ad Nome e identità), i migliori candidati per l’identificazione
con il Φρύνιχος raffigurato su di esso (LGPNII, s.v. [4], p. 466; PAA 965115)
sembrano essere Frinico ó όρχησάμενος, ricordato da Andocide (I. 47) fra
coloro i quali furono implicati nello scandalo della mutilazione delle erme nel
415 a. C., e Fomonimo poeta comico. La prima identificazione è stata sostenuta
da Molitor (1984), con la motivazione che il nome Φρύνιχος, «though not
rare, was uncommon enough to suggest that thè dancer represented on thè
vase is to be identified with thè dancer mentioned by Andocides» (p. 254).
Va tuttavia notato che il Frinico del cratere di Copenaghen difficilmente può
raffigurare un «dancer», come viene definito da Molitor; e, d’altra parte, non
può passare sotto silenzio il fatto che l’epiteto ό όρχησάμενος si addica di più
a chi esegue una danza da solo che in un coro. Infine, come è stato messo in
luce da Sommerstein (1987, p. 190), l’uso del participio aoristo όρχησάμενος
per designare il Frinico menzionato da Andocide deve essere spiegato come
un epiteto adoperato in riferimento a un solo avvenimento memorabile (“colui
che ha danzato”), piuttosto che come qualificazione di qualcuno che faceva
il danzatore per professione. Alla luce di tali argomenti, ad Harvey (2000,
pp. 92-93) è sembrato più plausibile ritenere che dietro il personaggio ritratto
si celi il poeta comico (il che, peraltro, era stato sostenuto già da Johansen
[1959; vd. inoltre CVA: Danemark, Copenhagen 8, tavv. 347-349, p. 267], che
studiò per primo il cratere, e da Ghiron-Bistagne [1976, p. 149]); e, secondo
l’opinione dello stesso Harvey, tale proposta di identificazione non sarebbe af-
fatto inconciliabile con il dato che la scena vascolare raffiguri una vittoria agli
agoni ditirambici. Sappiamo infatti da Esichio (π 4455) che Gratino introdusse
un διθύραμβος nei perduti Boukoloi (fr. 20); ed è stato ampiamente dimostrato
quanta parte avesse il ditirambo nella commedia di IV secolo (cfr. Nesselrath
1990, pp. 241-266). Sulla possibilità che, nonostante l’evidente scarto cronolo-
gico, nel Frinico del cratere si celi «un’allusione al tragediografo» si è espressa
Ceccarelli (1994, p. 93).
 
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