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Κόννος (Konnos)
(“Conno”)
Titolo Oltre a Frinico, una commedia con il medesimo titolo compose anche
Amipsia (sulla possibilità, sostenuta da alcuni studiosi, che la pièce di Frinico
vada identificata con l’omonimo dramma di Amipsia, portato in scena alle
Dionisie del 423 a. C. vd., infra, adii Konnos di Amipsia e di Frinico; sull’ipotesi
che il Κόννος e il Κρόνος di Frinico siano la stessa commedia vd., infra, ad
Κρόνος).
Il dramma ricavava il titolo dal nome di un citaredo, Conno figlio di
Metrobio (LGPN11, s. v. [1], p. 269; PAA 581470; vd. inoltre Stephanis 1988, s. v.
[1478], p. 26971), personaggio che godette di grande popolarità nella commedia
ateniese degli anni Venti del quinto secolo, come dimostrano le irriverenti
battute nei suoi confronti contenute nei Cavalieri (424 a. C.) e nelle Vespe
(422 a. C.) di Aristofane. Nella parabasi dei Cavalieri (vv. 531-536), prenden-
dosi gioco dell’ormai maturo Gratino, Aristofane paragona l’anziano rivale
a una lira scordata e cadente a pezzi (vv. 532-533; sull’immagine metaforica
contenuta nei versi aristofanei vd. Perusino 1982b [= 1987]; cfr. inoltre Imperio
2004, pp. 207-208); quindi, per rincarare la dose, lo deride come un γέρων
che, a discapito dei successi teatrali conseguiti in passato, “se ne va in giro
come un Konnàs (ώσπερ Κοννάς), portando una corona secca in testa, morto
di sete” (vv. 533-534). È stato opportunamente notato dagli studiosi che il
confronto tra la parabola artistica di Gratino e la carriera musicale di Conno,
reso ancora più oltraggioso dall’uso dello Spitzname dispregiativo Κοννάς72,

71 Come suggeriva per primo Winkelmann (1833, p. xl n. a), il padre di Conno (LGPN
II, s. v. [1], p. 312; PAA 650795) andrà verosimilmente identificato con il Μητρόβιος
ó γραμματεύς (LGPNH, s. v. [3], p. 312; PAA 650790), persona loquens del fr. 1 degli
Archilochoi di Gratino (portati in scena poco dopo il 449 a. C.: cfr. Geissler 1925,
p. 18). Nel passo cratineo, questo personaggio si lamenta della propria condizione
d’indigenza, lui che sperava invece di poter “trascorrere una vecchiaia grassa e
felice” (λιπαρόν γήρας [...] / συνδιατρίψειν: vv. 4-5), confidando nella generosità
del suo patronus, lo statista Cimone, il quale, però, lo aveva preceduto nella morte,
lasciandolo miseramente solo e, soprattutto, senza sostentamenti. Per quanto con-
cerne Tevergetismo di Cimone cfr. Veyne 1976, pp. 189-190 [= 1984, pp. 157-158];
Whitehead 1986, pp. 305-313; Piccirilli 1988, pp. 81-82, 110 n. 9. Sul frammento cra-
tineo vd., nello specifico, Goossens 1940, p. 159; Luppe 1973, pp. 124-127; Tammaro
1978-1979, pp. 203-205; Carrière 1979, pp. 230-231.
72 Che Κοννάς (LGPN11, s.v. [1], p. 269; PAA 581457; cfr. inoltre Stephanis 1988, s.v.
[1477], p. 268), menzionato come αύλητής nelle fonti scoliastiche e lessicografiche
 
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