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Έπιάλτης sive Εφιάλτης (fr. 4)

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6 άμυχάς καταμύξαντες Si tratta di un esempio di figura etimologica.
Frinico (PS, p. 34.16) spiega il plurale άμυχαί come sinonimo di κνήσματα,
“graffi”; cfr. inoltre Hsch. a 3883 (= Σ a 412; Phot, et 1283; Suid. a 1688), in cui
άμυχή è definita la “ferita superficiale” (έπιπόλαιον έλκος). Il vocabolo è un
deverbativo da άμύσσω (“graffiare”, “lacerare”; cfr. LSJ, s. v. [I], p. 88: «scratch»,
«tear»), da cui deriva il composto καταμύσσω, che ha lo stesso significato del
verbo base (cfr. LSJ, s. v., p. 901; il prefisso κατά- ha forse valore rafforzativo).
Agli occhi di chi sta parlando, i commenti al pepe, le battute ironiche dei
giovani assumono un’accezione quasi concretistica, venendo equiparati a
veri e propri artigli talmente appuntiti da causare “grandi” (cioè “profonde”)
ferite (ρεγάλας άμυχάς) in coloro che, di volta in volta, divengono oggetto
di scherno. Sulla predilezione del commediografo per i giochi onomastici e
fonetici vd., supra, ad Lingua e stile.
συγκύψαντες Participio aoristo attivo di συγκύπτω. Il verbo vale “pie-
garsi insieme” (cfr. Ar. V. 570); ma, nel presente contesto va inteso nel senso
traslato di “fare qualcosa di comune accordo”, “essere complici” (cfr. LSJ, s. v.,
p. 1668: «do [...] in concert»): un’accezione che risulta testimoniata sia nella
letteratura ‘seria’ (cfr. Hdt. III. 82 [si tratta del noto passo in cui Dario critica
la δημοκρατία]; VII. 145 [il verbo si riferisce ai tentativi dei Greci di stabilire
un accordo segreto contro Serse]) sia in quella comica (cfr. Ar. Eq. 854 [si
parla delle congiure ordite dai “giovani cuoiai” ai danni di Paflagone]; V. 570
[il riferimento è alla serie di espedienti comuni escogitati dagli Ateniesi per
ottenere l’assoluzione in tribunale, facendo leva sulla compassione dei giudi-
ci]). Attraverso il vocabolo la persona loquens sembra dunque puntare il dito
contro quell’atteggiamento bifrontista dei giovani, quando, seduti in gruppo
sui βάθρα e badando di non essere visti, irridono (γελώσι: v. 7) quelle stesse
persone che, poco prima, avevano sfacciatamente adulato con parole al miele
(v. 5).

fr. 4 (4 K.)
Schol. [VEE; Aid.] Ar. Av. 1297-1299 (post fr. 43: vd. infra)
(Μειδιάς) διαβάλλεται δε (καί add. V) ε’ίς τε (τε om. Γ) πονηριάν, ώς Πλάτων έν Νίκαις,
καί κλοπήν (κλόπης V: κλοπής ΕΓ: corr. Schneider 1838, ρ. 77) δημοσίων, ώς Μεταγένης
(μετά [sine accenta V] γένους VE: μετά γένης Γ ) έν 'Ομήρω, καί συκοφαντίαν (-ία
VE: -ία Γ: corr. Dindorf III, ρ. 426 [Add. ad Voi. Ili, p. 253, 4]). κόβαλόςτε έλέγετο
είναι (είν. έλ. ΕΓ) καίπτωχαλαζών, ώς Φρύνιχος ένΈπιάλτη (έφ- Γ: π superscr. Γ2)
(Midia) viene messo in ridicolo sia per (il suo) comportamento da briccone, come (dice)
Platone nelle Nikai (fr. 116), sia (con l’accusa di) appropriazione indebita di denaro
 
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