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Κόννος (fr. 7)

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altri, anche Michaelides 1978, s.vv. energmos and enerxis, p. 100 («what? thè
energmos?») e Trojahn 2002, p. 126 η. 1 («Was soli denn Energmos?»); offrono
invece una traduzione Edmonds (FAC I, p. 455: «‘Why thè tune’?»), Rusten
(2011, p. 329: «What? The activator?») e Storey (FOC III, p. 53: «What now?
The lyre peg?»).

fr. 7 (7 K.)
Hsch. a 1243
άεί· άντί τού εως. Φρύνιχος Κόννω (Κοννώη Η: corr. I. Vossius et ahi, ap. Alberti I,
p. 104 n. 14). καί Ευριπίδης Μήδεια· “άπαις γάρ δεύρ’ άεί τείνεις βίον”.
aei: nel senso di héds (= “fino a”). Frinico nel Konnos. Anche Euripide nella Medea
(670): “infatti sei vissuto finora senza figli”
Bibliografìa Alberti I, p. 104 con n. 14; Meineke FCGI, p. 154; Meineke FCG
11.1, p. 582 [Kóvv. fr. ii]; Meineke Ed. min., p. 229 [Kóvv. fr. ii]; Bothe PCGF,
p. 210 [Kóvv. fr. 2]; Kock CAF1, p. 372; Edmonds FACI, pp. 455-456 [fr. 7];
Kassel/Austin PCG VII, p. 398; Willi 2010, p. 506; Storey FOC III, p. 53 [fr. 7]
Contesto della citazione Nel lessico di Esichio si segnala l’occorrenza, nel
Konnos di Frinico e al v. 670 della Medea di Euripide, dell’avverbio άεί come
equivalente semantico di εως.
Testo Materia di discussione presso gli studiosi è stata la forma in cui è
preservato il titolo della commedia di Frinico. Il Marciano reca infatti la lectio
nihili Κοννώη, che fu accolta a testo da tutti i veteres editores di Esichio fino
ad Alberti (I, p. 104 con n. 14), il quale restituì correttamente la lettura Κόννω,
come già suggerivano altri viri dodi·. H. Estienne (1528-1598), G. Soping
(1573-1615), D. Heinsius (1580-1655) e I. Vossius (1618-1689). Di parere dif-
ferente - informa Alberti (I, p. 104 n. 14) - era invece T. Browne (1605-1682),
che proponeva di emendare la lectio codicis in Κρόνω.
Interpretazione Conferendo alla glossa esichiana la seguente lettura: άεί·
άντί τοϋ εως. Φρύνιχος Κόννω καί Εύριπίδης Μηδεία· κτλ., Meineke (FCG
11.1, ρ. 582; Ed.min., ρ. 229) - con il consenso di Bothe (PCGF, p. 210) e di Kock
(CAF I, p. 372) - giungeva alla conclusione che, al pari di Euripide, anche
Frinico («etiam Phrynichus») avesse fatto uso, nel Konnos, del nesso avverbiale
δεύρ’ άεί, piuttosto che del semplice άεί. Più in là si spingeva Valckenaer (1755,
p. 413 [ad Med. 1215]), il quale, suggestionato dal contenuto della la glossa con-
servata nel Lessico di Arpocrazione (p. 12.6-8 [= a 35 Keaney]): άεί· άντί τού
 
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