Κρόνος
85
di Ateneo (IX. p. 371f: vd., infra, ad fr. 9), che certifica l’esistenza di un έξήγημα
di Didimo di Alessandria al Kronos. Alla luce di ciò, sembra dunque lecito
concludere che i titoli Konnos e Kronos indicassero «duae certae et diversae
fabulae» (G. Kaibel, ap. PCG VII, p. 399).
Contenuto Dai pochi frammenti superstiti non è possibile farsi un’idea pre-
cisa sul plot della commedia. Il fr. 9 sembra rinviare a una scena in cui, forse, si
offriva la parodia di non ben identificabili pratiche cultuali: d’altra parte, signi-
ficativa è, nel frammento, la menzione del cresmologo Diopite e dei τύμπανα,
strumenti musicali tradizionalmente associati ai culti bacchici. E proprio
Dioniso potrebbe aver svolto un ruolo nient’affatto marginale nell’economia
della vicenda scenica, qualora si ritenga plausibile l’identificazione del dio con
il Dionys di cui si fa menzione nel fr. 10. Una possibilità esegetica, quest’ultima,
che, unitamente al titolo, ha suggerito a buona parte della critica l’ipotesi che
il Kronos fosse «a burlesque of myth»;83 e tale proposta di lettura acquisirebbe
sicuramente maggior peso, se trovassero conferma le argomentazioni di taluni
esegeti (cfr. Norsa/Vitelli 1930, pp. 3-4; Coppola 1936, pp. 120-121; e vd.
ora anche Storey FOC III, pp. 53-55, 395), che hanno suggerito di assegnare
al prologo della commedia il frammento comico adespoto 1062 (= PSI1175
[= CGFP 215]: vd., infra, ad Appendice), in cui Rea, personaggio parlante, si
lamenta del comportamento del marito, il “vecchio Crono” (γέρων Κρόνος84),
il quale, terrorizzato dall’idea di essere detronizzato dalla sua stessa progenie,
si era sbarazzato di tutti i suoi figli, prima inghiottendoli e poi, dopo averli
espettorati, vendendoli come schiavi al mercato di Megara (sulla base del
83 Così, da ultimo, Storey FOC III, p. 52; ma vd. già Siiti 1886, p. 449; Bergk 1887, p. 97
con n. 147; Coppola 1936, p. 122; Schmid 1946, p. 139 n. 5. Prima della grande fio-
ritura del genere nel quarto secolo, la commedia d’argomento ‘mitologico’ sembra
godere di una certa popolarità anche presso i poeti attici di quinto secolo, che,
forse, derivarono il motivo dal teatro siciliano (cfr. Moessner 1907 [in particolare,
vd. pp. 57-82]; Henderson 2000, p. 136; Bowie 2000, pp. 319-322 [cfr. inoltre Bowie
2010, pp. 143-145, 147, 150-153]; Storey 2010, p. 214).
84 È opportuno ricordare che, nel linguaggio della commedia, il nome Κρόνος de-
signa spesso la figura del “vecchio bacucco”, vale a dire di colui che, simbolo di
άρχαιότης, era ritenuto incapace di comprendere e accettare qualsiasi forma di
novità: cfr., e.g., Ar. Nu. 929, V. 1480, Av. 469 (con i relativi scoli); Nicoph. fr. *23 =
Philonid. fr. dub. 17; Anaxipp. fr. *1.8; Com.Adesp. fr. 610; vd. inoltre Plato Euthd.
287b (e cfr. Smp. 195b); Hyp. fr. 252 Jensen; Cali. fr. 393 Pf.; Lib. Deci. 32. 35 (= VII,
p. 61.11 Forster). Analogamente al sostantivo, anche l’aggettivo κρονικός vale come
sinonimo di αρχαίος: cfr., e.g., Ar. PI. 581 (con i relativi scholl. [vett.] 581c-d, [ree.]
581a); Alex. fr. 63.2; Plato Ly. 205c: sull’argomento vd. Taillardat 1965, pp. 261-262
[ad §§ 463-464]; Menu 1997, pp. 137-138.
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di Ateneo (IX. p. 371f: vd., infra, ad fr. 9), che certifica l’esistenza di un έξήγημα
di Didimo di Alessandria al Kronos. Alla luce di ciò, sembra dunque lecito
concludere che i titoli Konnos e Kronos indicassero «duae certae et diversae
fabulae» (G. Kaibel, ap. PCG VII, p. 399).
Contenuto Dai pochi frammenti superstiti non è possibile farsi un’idea pre-
cisa sul plot della commedia. Il fr. 9 sembra rinviare a una scena in cui, forse, si
offriva la parodia di non ben identificabili pratiche cultuali: d’altra parte, signi-
ficativa è, nel frammento, la menzione del cresmologo Diopite e dei τύμπανα,
strumenti musicali tradizionalmente associati ai culti bacchici. E proprio
Dioniso potrebbe aver svolto un ruolo nient’affatto marginale nell’economia
della vicenda scenica, qualora si ritenga plausibile l’identificazione del dio con
il Dionys di cui si fa menzione nel fr. 10. Una possibilità esegetica, quest’ultima,
che, unitamente al titolo, ha suggerito a buona parte della critica l’ipotesi che
il Kronos fosse «a burlesque of myth»;83 e tale proposta di lettura acquisirebbe
sicuramente maggior peso, se trovassero conferma le argomentazioni di taluni
esegeti (cfr. Norsa/Vitelli 1930, pp. 3-4; Coppola 1936, pp. 120-121; e vd.
ora anche Storey FOC III, pp. 53-55, 395), che hanno suggerito di assegnare
al prologo della commedia il frammento comico adespoto 1062 (= PSI1175
[= CGFP 215]: vd., infra, ad Appendice), in cui Rea, personaggio parlante, si
lamenta del comportamento del marito, il “vecchio Crono” (γέρων Κρόνος84),
il quale, terrorizzato dall’idea di essere detronizzato dalla sua stessa progenie,
si era sbarazzato di tutti i suoi figli, prima inghiottendoli e poi, dopo averli
espettorati, vendendoli come schiavi al mercato di Megara (sulla base del
83 Così, da ultimo, Storey FOC III, p. 52; ma vd. già Siiti 1886, p. 449; Bergk 1887, p. 97
con n. 147; Coppola 1936, p. 122; Schmid 1946, p. 139 n. 5. Prima della grande fio-
ritura del genere nel quarto secolo, la commedia d’argomento ‘mitologico’ sembra
godere di una certa popolarità anche presso i poeti attici di quinto secolo, che,
forse, derivarono il motivo dal teatro siciliano (cfr. Moessner 1907 [in particolare,
vd. pp. 57-82]; Henderson 2000, p. 136; Bowie 2000, pp. 319-322 [cfr. inoltre Bowie
2010, pp. 143-145, 147, 150-153]; Storey 2010, p. 214).
84 È opportuno ricordare che, nel linguaggio della commedia, il nome Κρόνος de-
signa spesso la figura del “vecchio bacucco”, vale a dire di colui che, simbolo di
άρχαιότης, era ritenuto incapace di comprendere e accettare qualsiasi forma di
novità: cfr., e.g., Ar. Nu. 929, V. 1480, Av. 469 (con i relativi scoli); Nicoph. fr. *23 =
Philonid. fr. dub. 17; Anaxipp. fr. *1.8; Com.Adesp. fr. 610; vd. inoltre Plato Euthd.
287b (e cfr. Smp. 195b); Hyp. fr. 252 Jensen; Cali. fr. 393 Pf.; Lib. Deci. 32. 35 (= VII,
p. 61.11 Forster). Analogamente al sostantivo, anche l’aggettivo κρονικός vale come
sinonimo di αρχαίος: cfr., e.g., Ar. PI. 581 (con i relativi scholl. [vett.] 581c-d, [ree.]
581a); Alex. fr. 63.2; Plato Ly. 205c: sull’argomento vd. Taillardat 1965, pp. 261-262
[ad §§ 463-464]; Menu 1997, pp. 137-138.