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96

Phrynichos

classicus il frammento di Frinico," ricostruiva i seguenti trimetri giambici: ...
σε{σ)έλλισαι / {κατ’ Αίσχίνην} κεκομμέν’ (ήδη} πολλάκις; analoghe integra-
zioni proponeva Edmonds (E4CI, p. 454 con n. 7):... σε{σ}έλλισαι / κεκομμένα
{πολλά} πολλάκις {κατ’ Αίσχίνην} (nell’ottica dello studioso, la locuzione
κατ’ Αίσχίνην sarebbe venuta meno per aplografìa, a causa άεΙΓΑίσχίνης
che ricorre nella glossa esichiana subito dopo il presunto v. 2). All’ipotesi
meinekiana è ritornato da ultimo Bossi (1979, p. 77), il quale, espungendo dal
citatum le parole κεκόμπακας πολλάκις come possibile testo glossematico,
ha proposto di leggere così il frammento: άγαμαι, Διονύ, σου στόματος, ώς
σε{σ}έλλισαι / {κατ’ Αίσχίνην}, senza peraltro escludere la possibilità che una
qualche forma verbale di κομπάζω («non però κεκόμπακας, [...] tautologico
rispetto a σεσέλλισαι») fosse presente nell’ipotetico v. 2 (nella n. 12 del suo
contributo, Bossi dà conto di una congettura di R. Tosi, il quale suggeriva
la possibilità che «κατ’ Αίσχίνην figurasse sì al v. 2 di Frinico, ma in altra
posizione (ad es. in explicit)»).
Interpretazione Con questa battuta la persona loquens, la cui identità resta
per noi avvolta nel mistero, esprime il suo stupore (v. 1: άγαμαι) di fronte alla
loquela (στόματος) del suo interlocutore, che, apostrofato con l’appellativo di
Διονύς (una comica storpiatura del nome di Dioniso o, forse, uno Spitzname
mediante cui chi parla intende alludere alla dubbia sessualità del suo inter-
locutore: su questa doppia possibilità esegetica vd. infra), diviene oggetto di
critica e di derisione, per via della strabordante millanteria verbale di cui ha
appena dato sfoggio (σε{σ}έλλισαι).
1 άγαμαι (+ gen.) Ben documentato nella prosa attica di V-IV secolo
(cfr., e.g., Plato Euthd. 276d, R. 329d; X. Mem. II. 6. 33), il costrutto è quasi del
tutto assente nel genere ‘serio’ della poesia tragica (gli unici esempi noti sono
rappresentati dal v. 603 dell’Alcesti di Euripide e dai vv. 244-245 del Reso
pseudo-euripideo) e vanta poche attestazioni in commedia (oltre a Frinico, cfr.
Ar. Ach. 488 [con Olson 2002, p. 198], Av. 1744a; Eup. fr. 349).
Διονύ Forma del vocativo di Διονύς. Si tratta di un ipocoristico derivato
dall’apocope del teonimo Διόνυσος (sull’etimologia del vocabolo veniamo
informati daHdn., GrGr III.l, p. 236.18-19, III.2, p. 936.28-29; EMp. 133.56; e
vd. Maas 1888, p. 615; Frisk GEWI, s.v. Διόνυσος, p. 396; Chantraine DELG,
s.v. Διόνυσος, p. 285; Beekes EDG, s.v. Διόνυσος, p. 337). L’esiguità della ci-
tazione e la mancanza di un preciso contesto di riferimento non permettono

99 A giudizio di Blaydes (1893, p. 239 [ad V. 325]), l’apoftegma σεσέλλισαι κατ’
Αίσχίνην citato da Apostolio sarebbe invece un frammento comico adespoto
(«Comici alicujus fragmentum»).
 
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