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Κωμασταί (fr. 15)

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Metro Tetrametri trocaici catalettici.
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—-^-Λ
Bibliografìa Musuro 1514a, p. 191.43; Casaubon 1600, p. 501.8-9; Fiorillo
1803, p. 5; Schweighàuser in Athen. VI, p. 122; Erfurdt 1812, p. 467; Dobree Adv.
II, p. 332; Dindorf 1827, II, p. 1061; Panofka 1829, p. 55; Letronne 1833a, p. 607
η. 1; Letronne 1833b, p. 36 n. 0; Bergk 1838, p. 366; Meineke FCG ILI, p. 586
[Κωμ. fr. i]; Meineke Ed.min., p. 230 [Κωμ. fr. i]; Bothe PCGF, p. 212 [Κωμ. fr.
2]; van Herwerden 1855, p. 28; Cobet 1856, p. 182 [= 1858, p. 162]; Kock CAFI,
p. 374; Blaydes Adv. II, pp. 52, 296; van Herwerden 1903, p. 33; Edmonds FAC
I, pp. 456-457 [fr. 15]; Kassel/Austin FCG VII, p. 402; Bourriot I, pp. 402-403,
II, pp. 368-370 nn. 261-263; Storey FOCHI, pp. 56-57 [fr. 15]
Contesto della citazione II frammento è preservato da Ateneo nell’ampia se-
zione del libro XI dei Sofisti a banchetto riservata alla discussione sui bicchieri,
sulle coppe e sui vasi potori, all’interno di un elenco di passi - Sosicr. fr. 2;
Phryn.Com. fr. 15; Nicostr.Com. fr. 9; Men. fr. 246 -, citati per esemplificare
l’uso letterario del sostantivo κάνθαρος nell’accezione di πλοίου όνομα (in
precedenza, l’erudito aveva offerto una rassegna di occorrenze del vocabolo
come ποτηριού όνομα: cfr. Amips. fr. 2.1; Alex. fr. 120; Eub. fr. 80; Xenarch. fr.
10; Epig. fr. 4). Tuttavia, l’impiego del sintagma οϊνου κανθάρους nel fram-
mento di Frinico non lascia dubbi sul fatto che si stia parlando di “boccali di
vino” e che, pertanto, il commediografo abbia fatto uso del nome κάνθαρος
con il valore di ποτηριού όνομα: i versi appaiono dunque fuori posto in un
contesto di citazioni in cui il termine vale come sinonimo di “nave” (cfr. la
precisazione con cui, nei codici C ed E, i principali testimoni dell’epitome di
Ateneo, è introdotto il frammento di Sosicrate, che precede i versi di Frinico:
Σοσικράτης δε έπί πλοίου· κτλ.). Se tale incongruenza debba considersi frutto
di una “svista” di Ateneo ovvero sia dovuta piuttosto a errori della tradizione
manoscritta non ci è dato purtroppo sapere.
Testo Dibattute sono state, nel corso degli studi, l’individuazione e la fissazio-
ne dello schema metrico del frammento: i veteres editores di Ateneo (a partire da
Musuro) leggevano la citazione in forma prosastica e il primo tentativo di res-
tituire ad essa una precisa veste metrica fu esperito da Fiorillo (1803, p. 5) e da
G.F. Grotefend (ap. Schweighàuser in Athen. VI, p. 122), i quali, apportando - a
quanto sembra, indipendentemente l’uno dall’altro - alcuni interventi minimi
al testo, suggerirono si trattasse di «iambici tetrametri cum iambica anacrusi,
quae constai e brevi syllaba» (Fiorillo): <έπ)ειτα κεραμεύων έν οϊκω σωφρόνως
Χαιρέστρατος / εκατόν <έκάσ)>της ήμέρας εκλαιεν οϊνου κανθάρους. Tale si-
stemazione, approvata da Schweighàuser {Athen. IV, p. 254), che la inserì nel
 
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