Μονότροπος (fr. 19)
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dei numerosi tentativi esperiti dai moderni per ovviare alle suddette difficoltà
metriche ed esegetiche - variando Vordo verborum del v. 3,140 trasponendo
l’epiteto all’interno della lacuna compresa tra i vv. 1-2141 ovvero apportando
lievi modificazioni alla paradosis142 -, la migliore soluzione resta a tutt’oggi
la correzione di άζυγον in άδουλον avanzata da T. Bergk (ap. Fritzsche 1835,
p. 321) e indipendentemente da Hermann (1838, p. 54, adAndr. 580 [= 593]143):
l’intervento, oltre ad essere più che soddisfacente sul piano metrico, pare
supportato dal contesto della su ricordata glossa della Συναγωγή e di Fozio,
in cui il frammento del Monotropos è citato come illustrandum per l’uso, inter
alia, della locuzione άδουλος βίος, e, quindi, è passibile di promozione a te-
sto.144 In alternativa, in ragione dell’impiego, non infrequente in letteratura
(soprattutto nel teatro euripideo: vd. infra), della iunctura άγαμος, άτεκνος, si
potrebbe pensare di sostituire l’improbabile άζυγον con άτεκνον, postulando
comunque l’esistenza nel frammento di un epiteto άδουλον da integrare al-
trove (nella lacuna che interessa il distico iniziale ovvero, più probabilmente,
140 Cfr., e.g., Meineke 1814, p. 55: άπρόσοδον, άγαμον, όξύθυμον, άζυγον; Meineke
1827, ρ. 9 (così anche in Meineke FCG I, p. 156), Bergk 1838, p. 372: άπρόσοδον,
όξύθυμον, άγαμον, άζυγον.
141 Cfr., e.g., Fritzsche 1870-1871, p. 5, che suggeriva di collocare l’aggettivo al v. 2,
per sanare la lacuna iniziale: άζυγος, {έρημοςά ζώ δέ Τίμωνος βίον: vd. supra.
142 Cfr., e.g., E. Schwartz, ap. Reitzenstein 1907, p. 32: άγαμον, ά(σύ>ζυγον, όξύθυμον,
άπρόσοδον; la proposta di integrazione è accolta da Edmonds (FACI, p. 458). A un
originario μονόζυγον (si tratterebbe però di un hapax) pensano Kassel / Austin (PCG
VII, p. 404). Interventi più consistenti sul testo tràdito prospettava invece Bothe
(1844, p. 17), al quale si deve la lettura άγαμον, άπρόσοδον, όξύθυμον, ήσυχον
(quest’ultimo epiteto veniva ricostruito sulla base del confronto con Lib. Deci. 26.
46 [= Vd, p. 540.9 Forster]: vd., supra, ad Contesto della citazione); ritornando in
seconda battuta sulle sue posizioni, Bothe (in PCGF, p. 211) optò per la seguente
ricostruzione del verso: άγαμον, άσυλον, όξύθυμον, άπρόσοδον.
143 Giova ricordare che, in un primo momento, lo studioso (An.Bachm. I, p. 31 n. 22)
propendeva per la seguente sistemazione: άγαμόν <τιν’\ άζυγ’, όξύθυμον, άπρό-
σοδον.
144 Già Meineke (FCG ILI, p. 587; Ed.min., p. 230) accoglieva a testo la congettura;
un’analoga scelta editoriale si riscontra in Bode 1840, p. 214; Cobet 1840, p. 43 (vd.
inoltre Cobet 1877); Stiévenart 1851, p. 29; Binder 1856, p. 2; Enger 1858, p. 557;
Sommerbrodt 1860, p. 43; Fritzsche 1870-1871, p. 5; Muhl 1881, p. 91; Piccolomini
1882, p. 266 n. 1; van Leeuwen 1902, pp. x, 285 [ad Av. 1549]; Kòrte 1941, p. 920.16-
17; Capps 1942, p. 326; Marzullo 1959, p. 282; Gòrler 1963, p. 273; Handley 1965,
p. 130 [ad Dysc. 6]; Jacques 1976, ρ. XXXII n. 3; Hawkins 2001, p. 149; Olson 2007,
p. 73 [adB21],
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dei numerosi tentativi esperiti dai moderni per ovviare alle suddette difficoltà
metriche ed esegetiche - variando Vordo verborum del v. 3,140 trasponendo
l’epiteto all’interno della lacuna compresa tra i vv. 1-2141 ovvero apportando
lievi modificazioni alla paradosis142 -, la migliore soluzione resta a tutt’oggi
la correzione di άζυγον in άδουλον avanzata da T. Bergk (ap. Fritzsche 1835,
p. 321) e indipendentemente da Hermann (1838, p. 54, adAndr. 580 [= 593]143):
l’intervento, oltre ad essere più che soddisfacente sul piano metrico, pare
supportato dal contesto della su ricordata glossa della Συναγωγή e di Fozio,
in cui il frammento del Monotropos è citato come illustrandum per l’uso, inter
alia, della locuzione άδουλος βίος, e, quindi, è passibile di promozione a te-
sto.144 In alternativa, in ragione dell’impiego, non infrequente in letteratura
(soprattutto nel teatro euripideo: vd. infra), della iunctura άγαμος, άτεκνος, si
potrebbe pensare di sostituire l’improbabile άζυγον con άτεκνον, postulando
comunque l’esistenza nel frammento di un epiteto άδουλον da integrare al-
trove (nella lacuna che interessa il distico iniziale ovvero, più probabilmente,
140 Cfr., e.g., Meineke 1814, p. 55: άπρόσοδον, άγαμον, όξύθυμον, άζυγον; Meineke
1827, ρ. 9 (così anche in Meineke FCG I, p. 156), Bergk 1838, p. 372: άπρόσοδον,
όξύθυμον, άγαμον, άζυγον.
141 Cfr., e.g., Fritzsche 1870-1871, p. 5, che suggeriva di collocare l’aggettivo al v. 2,
per sanare la lacuna iniziale: άζυγος, {έρημοςά ζώ δέ Τίμωνος βίον: vd. supra.
142 Cfr., e.g., E. Schwartz, ap. Reitzenstein 1907, p. 32: άγαμον, ά(σύ>ζυγον, όξύθυμον,
άπρόσοδον; la proposta di integrazione è accolta da Edmonds (FACI, p. 458). A un
originario μονόζυγον (si tratterebbe però di un hapax) pensano Kassel / Austin (PCG
VII, p. 404). Interventi più consistenti sul testo tràdito prospettava invece Bothe
(1844, p. 17), al quale si deve la lettura άγαμον, άπρόσοδον, όξύθυμον, ήσυχον
(quest’ultimo epiteto veniva ricostruito sulla base del confronto con Lib. Deci. 26.
46 [= Vd, p. 540.9 Forster]: vd., supra, ad Contesto della citazione); ritornando in
seconda battuta sulle sue posizioni, Bothe (in PCGF, p. 211) optò per la seguente
ricostruzione del verso: άγαμον, άσυλον, όξύθυμον, άπρόσοδον.
143 Giova ricordare che, in un primo momento, lo studioso (An.Bachm. I, p. 31 n. 22)
propendeva per la seguente sistemazione: άγαμόν <τιν’\ άζυγ’, όξύθυμον, άπρό-
σοδον.
144 Già Meineke (FCG ILI, p. 587; Ed.min., p. 230) accoglieva a testo la congettura;
un’analoga scelta editoriale si riscontra in Bode 1840, p. 214; Cobet 1840, p. 43 (vd.
inoltre Cobet 1877); Stiévenart 1851, p. 29; Binder 1856, p. 2; Enger 1858, p. 557;
Sommerbrodt 1860, p. 43; Fritzsche 1870-1871, p. 5; Muhl 1881, p. 91; Piccolomini
1882, p. 266 n. 1; van Leeuwen 1902, pp. x, 285 [ad Av. 1549]; Kòrte 1941, p. 920.16-
17; Capps 1942, p. 326; Marzullo 1959, p. 282; Gòrler 1963, p. 273; Handley 1965,
p. 130 [ad Dysc. 6]; Jacques 1976, ρ. XXXII n. 3; Hawkins 2001, p. 149; Olson 2007,
p. 73 [adB21],