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Μονότροπος (fr. *20)

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Bibliografia Bergk 1838, p. 372; Meineke FCG I, p. 156; Meineke FCG ILI,
p. 592 [Mov. fr. xiii]; Cobet 1840, p. 43; Meineke Ed.min., p. 233 [Mov. fr.
xiii]; Bothe PCGF, p. 214 [Mov. fr. 13]; Kock CAPI, p. 376; Edmonds FAC I,
pp. 458-459 [fr. 19*]; Kassel/Austin PCG VII pp. 404-405; Ceccarelli 2000,
p. 461; Rusten 2011, p. 329; Storey FOCIII, pp. 58-59 [fr. 20]
Contesto della citazione Nell’offrire una rassegna di sinonimi di άγαμος,
Polluce (III. 48) cita i versi di Frinico come esempio dell’uso del raro aggettivo
άγύναικος.
Testo Al v. 1, Kassel/Austin stampano τηλικουτοσί, seguendo il testo critico
di Bethe (I, p. 170), il primo a dare rilievo, in questo punto, alla paradosis dei
codici F e S (messi a frutto per la constitutio del testo di Polluce soltanto a par-
tire dall’edizione di Lederlin/Hemsterhuys del 1706). In precedenza, i veteres
editores dell’ Onomasticon restituivano a Frinico le parole τηλικοϋτος γέρων
άπαις άγύναικος (la citazione era letta prosasticamente), seguendo la vulgata
di Manuzio (1502, p. 110.46-47), il quale ricavava tale lettura dal suo esemplare
contaminato, che, nel punto in questione, attingeva verosimilmente al testo
di un manoscritto imparentato con A (sul codice messo a frutto da Manuzio
per Γ editio princeps dell’ Onomasticon vd., supra, ad fr. 14). Merita tuttavia di
essere segnalato che, indipendentemente dalla paradosis di F e S, un origi-
nario τηλικουτοσί γέρων veniva opportunamente ricostruito, metri causa, da
Bergk (1838, p. 372), e promosso per la prima volta a testo da Meineke in FCG
ILI, p. 592. Giova rilevare che, prima di orientarsi a favore della proposta di
Bergk, anche Meineke, in FCG I, p. 156, aveva tentato di risolvere le difficoltà
metriche del testo edito da Manuzio, integrando il participio ών subito dopo
l’aggettivo τηλικοϋτος, al fine di restituire nel primo verso del frammento (che
così veniva disposto: τηλικοϋτος ών / γέρων άπαις άγύναικος) una locuzione
ben testimoniata nella poesia comica (cfr., e.g., Pherecr. fr. 156.1; Ar. Eq. 881,
Nu. 819, Th. 174 [ών τηλικοϋτος], Ec. 1039 [τηλικοϋτος ών]; Antiph. fr. 261.1
[τηλικοϋτος ών]; Men. Asp. 258 [ών τηλικοϋτος]) e nient’affatto inusuale
nella prosa attica di V-IV secolo (cfr., e.g., Plato Chrm. 154e, Euthd. 294e, Grg.
466a, 489b, Mx. 234b, Prt. 318b, R. 378d [τηλικοϋτος ών]). La stessa aggiun-
ta era avanzata da Cobet (1840, p. 43), che suggeriva però di espungere dal
citatum la lexis γέρων come glossema (all’aggettivo τηλικοϋτος) penetrato
nel frammento, nel corso della tradizione manoscritta.151 L’intervento di

151 A giudizio di Cobet, un’analoga corruttela avrebbe interessato anche il sintag-
ma τηλικοϋτος γέρων che è possibile leggere in Ps.-Phalar. Ep. 92 (del resto, già
Valckenaer [1777, p. xii, ad Ep. 9.69] ricostruiva un originario τηλικοϋτος ών
nell’epistola pseudofalaridea). Kassel/ Austin (PCG VII, p. 404) suggeriscono come
 
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