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Phrynichos
vote for acquittal or condemnation»;215 e, d’altra parte, come ha argomentato
da ultimo Harvey (2000, p. 101), non può passare sotto silenzio il fatto che
il personaggio chiamato a votare nei versi sia uno solo, così come unico è il
suo voto: alla luce di ciò, appare dunque altamente improbabile che fossero le
Muse, un soggetto plurale, ad esprimere il loro giudizio su qualcuno.216
215 Così, del resto, già Rogers (1902, 19192, p. xxxviii: «is it not clear that this is thè
case of a prisoner on his trial, and not of two rivai poets contending for victo-
ry?») e Kraus (1972, p. 829.4-7: «Aus frg. 32 [= fr. 33] darf allerdings nicht auf
einen Dichteragon geschlossen werden, es handelt sich dort um Schuld- oder
Freispruch»). Sulla stessa linea anche Sommerstein (1996a, p. 1 n. 3): «fr. 33 points
rather to a quasi-criminal trial which would decide thè fate of thè defendant».
216 Partendo dall’assunto che le Mousai avessero un plot letterario, Harvey - che, tut-
tavia, nella circostanza, non pare allontanarsi molto dalla ricostruzione meinekiana
da lui stesso confutata - si è detto convinto che la commedia «involved a trial», in
cui «thè accusated was a poet» (p. 103), che lo studioso, riprendendo una vecchia
suggestione di Rogers (1875, p. 146, 19152, p. 148 [ad V. 987]; 1902,19192, p. xxxviii),
ha ritenuto di poter identificare con Euripide: incapace di trovare pace nemmeno
dopo la morte, il tragediografo sarebbe stato ritratto da Frinico neU’atto di difen-
dersi da una serie di pesanti accuse dinanzi al “tribunale” delle Muse, «for wrong-
ing or maltreating thè Muses, or for offences against Tragedy, or for lowering its
standards [...] or for presenting thè gods in an unfavourable light [...] or (since thè
Muses are iemale) for (allegedly) denigrating women, as in Thesmophoriazousai».
Sulla scorta deW argumentum ricostruito da Harvey, anche Revermann (2006, p. 101
n. 95) si figura per le Mousai un «piquant scenario» in cui «Euripides [...] was
on trial». Più cauto, invece, il giudizio di Sommerstein (1996a, p. 1 n. 3): «it is
likely [...] that thè defendant was a poet, but there is no positive evidence that he
was a tragic poet, let alone that he was Euripides». Un differente intreccio veniva
ipotizzato da Welcker (1839, pp. 260-261), che pensava a una commedia incentrata
sulla contesa “domestica” tra Sofocle e suo figlio lofonte, con quest’ultimo nei panni
di accusatore del padre (nell’ottica ricostruttiva di Welcker, Frinico potrebbe aver
portato sulla scena ovvero essersi ispirato al noto episodio - narrato nella Vita
Sophoclis [= Soph. T 1.47-54] - dell’accusa di pazzia che lofonte rivolse a Sofocle
davanti ai membri della fratria) ovvero di accusato: lofonte sarebbe stato chiamato
a difendersi dall’accusa di appropriazione indebita delle tragedie del padre; per
quest’ultimo scenario, lo studioso si richiamava ai trimetri 73-75, 78-79 delle Rane
di Aristofane e al relativo materiale scoliografico su lofonte, in cui si attesta, e.g.,
che costui δόκησιν παρεΐχεν, δτι τοΐς τού πατρός έχρήτο ποιήμασιν ώς οίκείοις:
cfr. schol. [E; Aid.] Ar. Ra. 73-74b (= Soph. T 63), e ancora che έπί τώ ταϊς τού
πατρός τραγωδίαις έπιγράφεσθαι κωμωδεϊται: cfr. schol. [VEM0Barb; Aid.] Ar.
Ra. 78b (= Soph. T 65). A parere di Welcker, il fr. 33 farebbe dunque parte della
scena in cui un non ben identificabile (per noi moderni) giudice era chiamato ad
esprimersi in merito alla suddetta controversia (ovviamente a favore di Sofocle).
Phrynichos
vote for acquittal or condemnation»;215 e, d’altra parte, come ha argomentato
da ultimo Harvey (2000, p. 101), non può passare sotto silenzio il fatto che
il personaggio chiamato a votare nei versi sia uno solo, così come unico è il
suo voto: alla luce di ciò, appare dunque altamente improbabile che fossero le
Muse, un soggetto plurale, ad esprimere il loro giudizio su qualcuno.216
215 Così, del resto, già Rogers (1902, 19192, p. xxxviii: «is it not clear that this is thè
case of a prisoner on his trial, and not of two rivai poets contending for victo-
ry?») e Kraus (1972, p. 829.4-7: «Aus frg. 32 [= fr. 33] darf allerdings nicht auf
einen Dichteragon geschlossen werden, es handelt sich dort um Schuld- oder
Freispruch»). Sulla stessa linea anche Sommerstein (1996a, p. 1 n. 3): «fr. 33 points
rather to a quasi-criminal trial which would decide thè fate of thè defendant».
216 Partendo dall’assunto che le Mousai avessero un plot letterario, Harvey - che, tut-
tavia, nella circostanza, non pare allontanarsi molto dalla ricostruzione meinekiana
da lui stesso confutata - si è detto convinto che la commedia «involved a trial», in
cui «thè accusated was a poet» (p. 103), che lo studioso, riprendendo una vecchia
suggestione di Rogers (1875, p. 146, 19152, p. 148 [ad V. 987]; 1902,19192, p. xxxviii),
ha ritenuto di poter identificare con Euripide: incapace di trovare pace nemmeno
dopo la morte, il tragediografo sarebbe stato ritratto da Frinico neU’atto di difen-
dersi da una serie di pesanti accuse dinanzi al “tribunale” delle Muse, «for wrong-
ing or maltreating thè Muses, or for offences against Tragedy, or for lowering its
standards [...] or for presenting thè gods in an unfavourable light [...] or (since thè
Muses are iemale) for (allegedly) denigrating women, as in Thesmophoriazousai».
Sulla scorta deW argumentum ricostruito da Harvey, anche Revermann (2006, p. 101
n. 95) si figura per le Mousai un «piquant scenario» in cui «Euripides [...] was
on trial». Più cauto, invece, il giudizio di Sommerstein (1996a, p. 1 n. 3): «it is
likely [...] that thè defendant was a poet, but there is no positive evidence that he
was a tragic poet, let alone that he was Euripides». Un differente intreccio veniva
ipotizzato da Welcker (1839, pp. 260-261), che pensava a una commedia incentrata
sulla contesa “domestica” tra Sofocle e suo figlio lofonte, con quest’ultimo nei panni
di accusatore del padre (nell’ottica ricostruttiva di Welcker, Frinico potrebbe aver
portato sulla scena ovvero essersi ispirato al noto episodio - narrato nella Vita
Sophoclis [= Soph. T 1.47-54] - dell’accusa di pazzia che lofonte rivolse a Sofocle
davanti ai membri della fratria) ovvero di accusato: lofonte sarebbe stato chiamato
a difendersi dall’accusa di appropriazione indebita delle tragedie del padre; per
quest’ultimo scenario, lo studioso si richiamava ai trimetri 73-75, 78-79 delle Rane
di Aristofane e al relativo materiale scoliografico su lofonte, in cui si attesta, e.g.,
che costui δόκησιν παρεΐχεν, δτι τοΐς τού πατρός έχρήτο ποιήμασιν ώς οίκείοις:
cfr. schol. [E; Aid.] Ar. Ra. 73-74b (= Soph. T 63), e ancora che έπί τώ ταϊς τού
πατρός τραγωδίαις έπιγράφεσθαι κωμωδεϊται: cfr. schol. [VEM0Barb; Aid.] Ar.
Ra. 78b (= Soph. T 65). A parere di Welcker, il fr. 33 farebbe dunque parte della
scena in cui un non ben identificabile (per noi moderni) giudice era chiamato ad
esprimersi in merito alla suddetta controversia (ovviamente a favore di Sofocle).