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Phrynichos

Meineke è stata accolta con grande favore dalla critica: cfr., e.g., Bothe PCGF,
p. 215; Ribbeck 1864, p. 281 n. 18; Muhl 1881, p. 93; Blaydes Adv. I, p. 213
[lo studioso tenta di ricostruire la possibile genesi dell’errore, ipotizzando la
caduta apiografica di καί «ante simile κά-»], Adv. II, p. 53; Edmonds FAC I,
p. 462; Harvey 2000, p. 105; Riess 2012, p. 306 n. 219).232
L’altro problema testuale del frammento riguarda il secondo epiteto della
serie. In questo punto del verso i manoscritti pollucei mostrano grande incer-
tezza nell’attestare la lezione corretta: i codici SBC hanno περίπολε; F attesta
la lettura περίπολαι, probabile Lesenfehler per περίπολε;233 A reca la forma
(priva di significato nel presente contesto) περιβολάς (accusativo plurale di πε-
ριβολή). Sul fondamento della vulgata di Manuzio (1502, p. 297.16), gli editori
cinquecenteschi e seicenteschi di Polluce (da Francini [1520, p. 254.20] a Seber
[1608, p. 373.44]) restituivano alla citazione la lexis περίπολε, considerando
il vocabolo come forma del vocativo femminile dell’aggettivo a due uscite
περίπολος (“che vaga”, “errante”; cfr. LSJ, s.v., p. 1384: «going thè rounds»).234
Isolatamente, T. Hemsterhuys (ap. Lederlin/Hemsterhuys 1706, p. 840 n. 88)
stampava a testo περίπολις, emendando la paradosis di A235 e ricostruendo un
aggettivo, che - mai attestato in tutta la letteratura greca conservata - è stato
accolto senza riserve dai successivi editori di Polluce (cfr. Dindorf 1824, II,
p. Ili; Bekker 1846, p. 322) e di Frinico (cfr. Meineke FCGΠ.1, p. 593, Ed.min.,
p. 233; Rock CAF1, p. 379; Edmonds FACI, p. 462; da ultimo, sceglie di stampare
a testo la voce περίπολις anche Storey [FOC III, p. 64]), nonché dalla quasi
totalità dei lessici moderni, in cui il composto (da περί + πόλις, donde le tradu-
zioni “vagante di città in città” e simili) è registrato come vox graeca attestata
nel solo Frinico.236 Sul fondamento del testo critico di Hemsterhuys, Bergk

232 In FCG II, p. 593, Meineke dà conto di una sua precedente proposta di integrazione
del verso («olim proposui, ίώ κάπραινα etc.»), successivamente abbandonata in
favore di ώ (καί).
233 Lo scambio fonetico di <αι> per <ε> è evenienza comune nei manoscritti: cfr. Cobet
1854, p. 121 ([= Cobet 1873, p. 121]; Cobet 1858, p. 330); Mayser/Schmoll 1970,
pp. 85-86; Gignac 1976, p. 193.
234 Si tratta di un composto derivato dal verbo πέλομαι (“venire a esistere”, “trovarsi”,
“essere”): cfr. Frisk GEWII, s.v. πέλομαι, p. 500; Chantraine DELG, s.v. πέλομαι,
p. 877; Beekes EDG, s.v. πέλομαι, p. 1169). Per quello che è noto, due sono le
occorrenze letterarie certe dell’aggettivo al femminile: Soph. Ant. 1150-1151: πε-
ριπόλοις / Θυίασιν; Arr. An. H. 20. 2: περίπολος καλουμένη (si sta parlando di una
τριήρης).
Per maggiori dettagli sulla questione rinvio a Starna 2014.
236 Sulla storia della ricezione del lemma nei principali dizionari bilingue Greco-Latino
e Greco antico-lingue moderne vd. Starna 2014.
 
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