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Phrynichos
exoùlés (sott. dike): nome di un’azione giudiziaria intentata da coloro che dichiarano
di essere espropriati dei propri beni contro chi esegue l’espropriazione. [...] Intentano
inoltre una causa di exoùlés, anche per le sanzioni, coloro che non riscuotono i debiti al
sopraggiungere della data di scadenza convenuta per il pagamento, dal momento che i
condannati diventano morosi. Coloro che venivano riconosciuti colpevoli non soltanto
restituivano a chi aveva vinto la causa ciò che gli avevano sottratto, ma pagavano allo
Stato una multa in denaro pari alla valutazione dei beni sottratti. Esperiva (tale) azione
giudiziaria anche il creditore che cercava di prendere possesso dei beni del debitore e
incontrava la resistenza di qualcuno. E, ancora, se a uno venisse impedito di mettere
a coltura un terreno altrui, la legge gli concede il diritto di intraprendere una causa
di exoùlés contro colui che glielo impedisce. [...] Che il termine (i.e. exoùlés') vada
applicato a ciascuno di coloro che vengono spogliati dei propri beni - e non, come
pensa Cecilie (fr. 155, p. 161.19-24 Ofenloch [= fr. 38.17-19 Augello]), unicamente a
coloro che vengono dichiarati debitori da una sentenza di tribunale - lo chiarisce anche
Frinico nelle Poastriai
Bibliografia Meineke FCG ILI, p. 596 [Ποά. fr. iv]; Meineke Ed.min., p. 234
[Ποά. fr. iv]; Bothe PCGF, p. 216 [Ποά. fr. 4]; Kock CAFI, p. 381; Edmonds FAC
I, pp. 464-465 [fr. 42]; Kassel/Austin PCG VII, p. 413-414; Lorenzoni 2009,
pp. 254-258; Storey FOCHI, p. 69 [fr. 44]
Contesto della citazione II frammento è citato nell’epitome del Lessico dei
dieci oratori di Valerio Arpocrazione (II d. C.), come prova del fatto che, con-
trariamente alla teoria del retore di I secolo a. C. Cecilio di Calatte (fr. 155,
p. 161.19-24 Ofenloch [= fr. 38.17-19 Augello]), secondo cui la δίκη έξούλης
sarebbe stata ristretta al giudizio per debiti, tale azione fosse invece applicabile
“per ciascuno di coloro che vengono spogliati dei propri beni” (επί παντός τού
έκ τών ίδιων έκβαλλομένου).
Interpretazione La brevità della citazione e l’assenza di un contesto di ri-
ferimento non aiutano a comprendere le ragioni che spinsero Frinico a fare
menzione, nel suo dramma, del tecnicismo giuridico έξούλη.
Suggestionato dalle parole con cui il retore Elio Aristide (Or. 2. 394 [p.
269.7-8 Behr]) introduce il μύθος per cui l’umanità fu salvata - col tramite di
Prometeo e di Zeus - da Ermes, il quale distribuì la τέχνη ρητορική agli uomini
migliori (εί δέ δει και μύθον λέγειν, δέδοικα μεν έγώ μη καί ταϊς γραυσίν
ήμάς έξούλης όφλείν έπισκώπτων φή τις άνήρ κωμικός [= Com.Adesp. fr.
93]), Η. Jacobi (αρ. Meineke FCG V, p. xcv, nei Supplemento addendorum Voi.
IF"2) ritenne di poter scorgere in esse una ripresa comica, limitata al solo
272 Fu lo stesso Jacobi (su segnalazione di A. Nauck) a inserire il passo aristideo come
frammento comico adespoto nei Supplemento addendorum al IV volume dei FCG
Phrynichos
exoùlés (sott. dike): nome di un’azione giudiziaria intentata da coloro che dichiarano
di essere espropriati dei propri beni contro chi esegue l’espropriazione. [...] Intentano
inoltre una causa di exoùlés, anche per le sanzioni, coloro che non riscuotono i debiti al
sopraggiungere della data di scadenza convenuta per il pagamento, dal momento che i
condannati diventano morosi. Coloro che venivano riconosciuti colpevoli non soltanto
restituivano a chi aveva vinto la causa ciò che gli avevano sottratto, ma pagavano allo
Stato una multa in denaro pari alla valutazione dei beni sottratti. Esperiva (tale) azione
giudiziaria anche il creditore che cercava di prendere possesso dei beni del debitore e
incontrava la resistenza di qualcuno. E, ancora, se a uno venisse impedito di mettere
a coltura un terreno altrui, la legge gli concede il diritto di intraprendere una causa
di exoùlés contro colui che glielo impedisce. [...] Che il termine (i.e. exoùlés') vada
applicato a ciascuno di coloro che vengono spogliati dei propri beni - e non, come
pensa Cecilie (fr. 155, p. 161.19-24 Ofenloch [= fr. 38.17-19 Augello]), unicamente a
coloro che vengono dichiarati debitori da una sentenza di tribunale - lo chiarisce anche
Frinico nelle Poastriai
Bibliografia Meineke FCG ILI, p. 596 [Ποά. fr. iv]; Meineke Ed.min., p. 234
[Ποά. fr. iv]; Bothe PCGF, p. 216 [Ποά. fr. 4]; Kock CAFI, p. 381; Edmonds FAC
I, pp. 464-465 [fr. 42]; Kassel/Austin PCG VII, p. 413-414; Lorenzoni 2009,
pp. 254-258; Storey FOCHI, p. 69 [fr. 44]
Contesto della citazione II frammento è citato nell’epitome del Lessico dei
dieci oratori di Valerio Arpocrazione (II d. C.), come prova del fatto che, con-
trariamente alla teoria del retore di I secolo a. C. Cecilio di Calatte (fr. 155,
p. 161.19-24 Ofenloch [= fr. 38.17-19 Augello]), secondo cui la δίκη έξούλης
sarebbe stata ristretta al giudizio per debiti, tale azione fosse invece applicabile
“per ciascuno di coloro che vengono spogliati dei propri beni” (επί παντός τού
έκ τών ίδιων έκβαλλομένου).
Interpretazione La brevità della citazione e l’assenza di un contesto di ri-
ferimento non aiutano a comprendere le ragioni che spinsero Frinico a fare
menzione, nel suo dramma, del tecnicismo giuridico έξούλη.
Suggestionato dalle parole con cui il retore Elio Aristide (Or. 2. 394 [p.
269.7-8 Behr]) introduce il μύθος per cui l’umanità fu salvata - col tramite di
Prometeo e di Zeus - da Ermes, il quale distribuì la τέχνη ρητορική agli uomini
migliori (εί δέ δει και μύθον λέγειν, δέδοικα μεν έγώ μη καί ταϊς γραυσίν
ήμάς έξούλης όφλείν έπισκώπτων φή τις άνήρ κωμικός [= Com.Adesp. fr.
93]), Η. Jacobi (αρ. Meineke FCG V, p. xcv, nei Supplemento addendorum Voi.
IF"2) ritenne di poter scorgere in esse una ripresa comica, limitata al solo
272 Fu lo stesso Jacobi (su segnalazione di A. Nauck) a inserire il passo aristideo come
frammento comico adespoto nei Supplemento addendorum al IV volume dei FCG