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Phrynichos

piccole corna; possono inoltre avere la barba e, in taluni casi, sono calvi. Ben
presto, presumibilmente già nel sesto secolo, si confusero con i σιληνοί, entità
demoniche dei boschi appartenenti alla tradizione ionico-attica, dall’aspetto
umano, ma con orecchie, coda e zampe equine: in generale, sui satiri vd. E.
Kuhnert, s.v. Satyros und Silenos, in: LGRMIV, pp. 444.64-531.39; Hartmann
1927; sul loro aspetto cfr. Simon 1997, pp. 1108-1115.
Contenuto II titolo della commedia lascia pochi dubbi sul fatto che, nell’eco-
nomia della vicenda drammatica, un ruolo di particolare rilievo fosse svolto
dai satiri, che, verosimilmente, davano vita al coro. La presenza di simili cori
teriomorfici non rappresentava affatto una novità per la commedia attica di
quinto secolo (cfr. Sifakis 1971, pp. 76-85, 94-102): si è già detto che autori di
Σάτυροι furono, oltre a Frinico, anche i poeti Ecfantide, Calila e Gratino, e,
sebbene di questi drammi si conosca ben poco,277 gli studiosi ritengono quasi
unanimemente che in ognuno di essi agisse un coro di satiri.278 D’altra parte,
non va dimenticato che tali creature dell’immaginario popolare figuravano

277 Fatta eccezione per i Satyroi di Ecfantide, di cui si sono conservati due brevi fram-
menti (cfr. PCG V, p. 127), degli altri drammi conosciamo esclusivamente i titoli. Non
sempre la presenza del coro di satiri è annunciata dal titulus fabulae: ne è un esem-
pio il Dionysalexandros di Gratino (la commedia fu composta intorno al 430 a. C.:
in merito vd. Geissler 1925, pp. 24-25, 19692, p. xi), il cui argomento, preservato
da P.Oxy. IV. 663 (= CGFP 70 [= Gratin. Διονυσ. test, i, in PCG IV, pp. 140-141]),
pur nella sua lacunosità, consente di ricostruire, a discapito del titolo, la presenza
scenica di un coro di satiri: cfr. Bakola 2010, pp. 82-88. Un analogo coro era con
ogni probabilità attivo anche negli Ίκάριοι Σάτυροι di Timocle (al quale le fonti
attribuiscono inoltre una pièce dal titolo Δημοσάτυροι: cfr. PCG VII, pp. 757-758),
opera sulla cui natura gli studiosi hanno mostrato parecchia incertezza, parlando
ora di dramma satiresco (cfr., e.g., Wilamowitz 1889-1890, pp. 23-25 [= Wilamowitz
KSW, pp. 688-691], il quale rivide le sue posizioni in Wilamowitz 1906, pp. 628-629
n. 2 [= Wilamowitz KS V.l, pp. 394-395 n. 2]; Sutton 1980, pp. 83-85; Gallo 1991,
pp. 163-165; Xanthakis-Karamanos 1997, p. 135; Cipolla 2003, pp. 313-331) ora di
commedia (cfr., fra gli altri, Wagner 1905, p. 64; Constantinides 1969; Martino 1998;
Kaimio 2001, p. 69 n. 136; Storey 2005, p. 202; Battezzato 2006, p. 43; Zimmermann
2011, p. 627 n. 80; sforzandosi di trovare un punto d’incontro fra le due scuole
di pensiero, Coppola [1927] azzardò l’ipotesi che negli Ίκάριοι Σάτυροι Timocle
avesse fuso insieme dramma satiresco e commedia politica). Sulla presenza dei
satiri in commedia si rinvia ai recenti contributi di Di Marco (2003, pp. 183-185) e
di Storey (2005).
278 Di contro alla communis opinio, Taplin (1993, p. 104) ha invece sostenuto che «not
all these choruses need have been literally satyrs»; e già Meineke (FCGI, pp. 36-37)
aveva contemplato la possibilità che dietro i Σάτυροι che davano il titolo ai drammi
 
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