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Phrynichos

Metro Dimetro anapestico + paremiaco finale.
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Bibliografia Hermann 1801, p. 250; Hermann Opusc. I, p. 49; Meineke FCG
II.1, p. 597 [Σάτ. fr. ii]; Meineke Ed.min., p. 235 [Σάτ. fr. ii]; Bothe PCGF, p. 217
[Σάτ. fr. 2]; Kock CAF1, p. 382; Blaydes Adv. II, p. 53; Blaydes 1905, p. 334;
Edmonds FAC I, pp. 464-465 [fr. 45]; Kassel/Austin PCG VII, p. 415; Storey
FOCIII, pp. 68-69 [fr. 47]
Contesto della citazione NeU’offrire un’esegesi alla battuta, καί μην έστι μοι
νή τόν Δία / κάλλιστα Κορκυραια τοιαυτί πτερά (“eccole qui, per Zeus, queste
bellissime ali di Corcira”), con cui, ai vv. 1462-1463 degli Uccelli, Pisetero
si sbarazza della fastidiosa presenza del Sicofante, il quale, intenzionato a
prendere residenza in Nubicuculia, in qualità di futuro abitante di quella città,
aveva richiesto all’anziano ateniese un paio di ali veloci e leggere (v. 1453:
πτερού με ταχέσι καί κούφοις πτεροις), per facilitare la sua attività di delatore
e di “cercaprocessi” a tempo pieno (vv. 1424-1425), l’antico scoliaste al v. 1463
informa che, attraverso l’espressione Κορκυραια πτερά, Aristofane, per bocca
del suo personaggio, non allude ad ali vere e proprie, ma a un particolare tipo
di sferza, la Κορκυραια μάστιξ, che verrà usata di lì a breve da Pisetero, per
scacciare il molesto questuante (cfr. vv. 1464-1468). Per una discussione sulla
scena del dialogo tra Pisetero e il Sicofante (Av. 1410-1469) vd. ora Pellegrino
2010, pp. 162-181.
Testo L’attuale disposizione dei versi si rifà ai dettami metricologici di
Hermann (1801, p. 250 [= Opusc. I, p. 49]), il quale, muovendo dalla lettura
prosastica del frammento data neWAldina (κερκυραϊαι δε ούδέν έπιβάλλουσι
μάστιγες; sulla forma κερκυραϊαι vd. infra), suggerì si trattasse di versi in
ritmo anapestico. Tale veste metrica fu quindi adottotata dalla quasi totalità
degli editori successivi, a partire da Meineke (FCG ILI, p. 597).296
Al v. 1, Kassel/Austin (PCG VII, p. 415) assegnano erroneamente la let-
tura κορκυραϊαι al codice Estense, che, in realtà, reca κερκυραϊαι, come il
Neapolitanus II D 49, un apografo di Γ, che, nel punto in questione, supplisce
al suo mutilo modello (sul manoscritto cfr. Holwerda 1981). Sul fondamento del

296 Una differente sistemazione era prospettata da Bothe (PCGF, p. 217), che ricostru-
iva i seguenti dimetri anapestici: < > Κερκυραίας δ’ ούδενί γ’ / έπιβάλλουσιν
μάστιγας («prior dim. άκέφαλος; posterior paroem. spond.»), che traduceva con
«— Corcyraeis autem nemo / caeditur flagris». G. Kaibel (ap. PCGVH, p. 415) pre-
feriva leggere: < > Κορκυραϊαι δ’ ούδ’ / έπιβάλλουσιν μάστιγες.
 
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