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Σάτυροι (fr. 51)

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liari dell’area di Efeso, accenna alla loro conchiglia liscia (fr. 7.5 Olson - Sens)
e alla loro valenza alimentare nella dieta dei Greci, per i quali - stando alle pa-
role del commediografo di IV secolo Araros (fr. 8.1-2) - rappresentavano delle
vere e proprie “squisitezze”. Ateneo conosceva due varietà distinte di vongole:
le μελοανίδες (III. p. 86a), che prendevano il nome dal colore scuro della loro
conchiglia,307 e le πελωρίδες (III. p. 92f) ovvero πελωριάδες (Archestr. fr. 7.4
Olson - Sens), che si distinguevano per la loro grandezza e che, secondo il su
citato Archestrato, crescevano a banchi nelle acque dello Stretto di Messina:308
Su tali molluschi vd. Garcia Soler 1994, pp. 198, 215 (cfr. inoltre Garcia Soler
2001, pp. 136-137).

307 Cfr. Garcia Soler (1994, p. 215), che identifica tale specie con la “vongola nera o
verace” (Venerupis decussata L.). Thompson (1947, s.v., p. 159) suggeriva invece
Γidentificazione con la “cozza nera” (Mytilus edulis L), che, però, appartiene a
un’altra famiglia di bivalvi, quella dei Mitilidi.
308 Nei pressi di Capo Pelòro (l’attuale Punta del Faro, promontorio collinare prospi-
ciente le acque dello Stretto). Di qui, forse, la loro denominazione: cfr. Poli. VI. 63:
κόγχαι Πελωρίναι; vd. inoltre Garcia Soler 1994, pp. 215-217; Olson/Sens 2000,
p. 42. Un’altra etimologia viene invece offerta in Athen. III. p. 92f: cd δέ πελωρίδες
ώνομάσθησαν παρά τό πελώριον.
 
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