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Incertarum fabularum fragmenta (fr. 69)

323

Epit. I. p. 30d, Γοίνος Πράμνιος ricaverebbe invece la sua denominazione da un
tipo di vite, chiamata “Pramnia” (άπό πραμνίας αμπέλου);* * 350 e da Ateneo (Epit.
I. p. 30e) apprendiamo che, in antico, circolavano molte altre etimologie su tale
vino: “alcuni (chiamano così) in modo particolare il vino nero; altri invece in
generale quello adatto ad essere conservato, come a dire paramónios (‘che è in
grado di durare’); altri infine quello che ‘attenua il furore’ (praynòn tò ménos),
perché quelli che lo hanno bevuto (sono) calmi” (οϊ δέ ιδίως τον μέλανα, ένιοι
δέ έν τω καθόλου τον προς παραμονήν επιτήδειον οίονεί παραμόνιον όντα·
οϊ δέ τον πραύνοντα τό μένος, έπεί οί πιόντες προσηνείς).351 Si trattava di un
vino, che lo stesso Ateneo (Epit. I, p. 30c) descrive come “non dolce, né corposo,
ma secco, duro e di vigore consistente” (οϋτε γλυκύς ούτε παχύς, άλλ’ αύστη-
ρός καί σκληρός καί δύναμιν έχων; una diversa descrizione è invece offerta
in Athen. Epit. I. p. IOa-b, in cui il vino Pramnio è indicato come “robusto”
[παχύς] e “molto sostanzioso” [πολύτροφος]). Nel corpus Hippocraticum al
vino Pramnio sono anche riconosciute proprietà curative, contro le ulcerazioni
nelle parti genitali femminili (cfr. Mul. I. 90 [= Vili, p. 216.2-5 Littré]) e contro
il flusso (cfr. Mul. II. 192 [=VIII, p. 370.15-17 Littré]). In generale, su tale vino
cfr. Meyer 1974; Garcia Soler 1999, pp. 397-399 (vd. inoltre Garcia Soler 2001,
p. 296).

fr. 69 (66 K.)
{ } έπτάκλινος οίκος ήν καλός,
είτ’ έννεάκλινος έτερος οίκος { }
2 οίκος BCE: del. van Herwerden 1882, ρ. 73 (cfr. iam Bothe PCGF, p. 219)
{ > c’era una bella sala (da pranzo) con sette lettini,
e poi un’altra sala con nove lettini < }

comico di IV secolo Efìppo (fr. 28.1) indicava la patria del vino Pramnio nell’isola
di Lesbo, mentre per Plinio (ΝΑ XIV. 54) esso proverrebbe Zmyrnae regione.
350 Cfr. inoltre Hsch. π 3196: Πράμνιος οίνος· ό άπό τής Πραμνίας άμπέλου. Secondo
l’opinione di Schmidt (1862, p. Ixxx), la testimonianza di Didimo sarebbe pervenuta
ad Ateneo per il tramite di Panfilo di Alessandria.
351 Alle etimologie ricordate da Ateneo (cfr. anche Phot, π 1135, con Theodoridis ad
loc.) va inoltre aggiunta la testimonianza offerta dalì’Etymologicum Magnum (p.
686.33-34), che fa derivare il nome dal sostantivo πρέμνον (“ceppo”, “radice”).
 
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