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Phrynichos

fr. 71 (67 K.)
ήσαν δέ καί γυναίκες { } άφήλικες
δέ καί Α: νέαι FS | γυναίκες άφήλικες Α: γυναίκες om. FS
e/ma c’erano anche < } delle ragazzetto
Poli. II. 17 [FS, A]
καί Φρύνιχος μέν ò κωμικός τάς νέας άφήλικας λέγει, “ήσαν — άφήλικες”, Φερεκράτης
δέ τήν γεραιτέραν άφηλικεστέραν, ώς καί Κρατΐνος άφήλικα γέροντα
e da una parte il poeta comico Frinico chiama aphelikes le adolescenti, ... , dall’altra
Ferecrate (fr. 231) (indica con) aphèlikestéra la (donna) più matura, come anche Gratino
(fr. 385) (che usa) aphélix (per definire) una (donna) vecchia
Metro Ritmo in metri giambici.
Bibliografìa Meineke FCGILI, p. 604 [Inc.fab. fr. vili]; Meineke Ed.min., p. 238
[Inc.fab. fr. vili] ; Bothe PCGF, p. 219 [Inc.fab. fr. 8]; Kock CAPI, p. 387; Blaydes
Adv. II, p. 54; Edmonds FAC I, pp. 470-471 [fr. 67]; Kassel/Austin PCG VII,
p. 424; Storey FOCHI, pp. 76-77 [fr. 71]
Contesto della citazione II frammento è preservato da Polluce nella se-
zione del II libro dell’ Onomasticon (§ 17-18) riservata alla discussione sul
genere femminile (επί [...] των θηλειών) e sui vari termini che servono a
indicare il gentil sesso dall’età puerile fino all’età adulta e alla vecchiaia.
Inserendosi dunque nel solco di una ben documentata tradizione grammaticale
(d’ascendenza atticista: vd. infra) relativa alla definizione del valore semantico
dell’aggettivo a una sola uscita άφήλιξ, il grammatico cita un passo del poeta
comico Frinico come esempio dell’impiego del vocabolo quale sinonimo di νέα
(“ragazzina”, “giovane (donna)”), e attesta come presso altri commediografi
attici (sono citati, nell’ordine, Γάττικώτατος Ferecrate [fr. 231] e Gratino [385])
il termine ricorra invece a indicare la donna “non più giovane”, “matura”.
Testo Letto dai veteres editores di Polluce come ήσαν δέ καί γυναικών
άμφήλικες, sul fondamento della vulgata di Manuzio (1502, p. 58.17-18), il
frammento fu così recepito da Meineke (FCG ILI, p. 604; con l’opportuna
correzione di άφήλικες per la vox nihiliάμφήλικες, per cui vd. G. Jungermann,
ap. Lederlin/Hemsterhuys 1706, p. 160 n. 39), che, inizialmente, sospettò si
trattasse di «tetrametrorum [...] reliquias» (ήσαν δέ καί γυναικών / άφήλι-
 
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